Hannibal ingentibus copiis peditum equitumque castra oppugnauit et ex parte cepit: tanto periculo nihil moti sunt ab obsidione profectus trans Uolturnum perussit Calenum agrum: nihil tanta sociorum clade auocati sunt Ad ipsam urbem Romam infesta signa ferri iussit: eam quoque tempestatem imminentem spreuerunt transgressus Anienem tria milia passuum ab urbe castra posuit, postremo ad moenia ipsa et ad portas accessit; Romam se adempturum eis, nisi omitterent Capuam, ostendit: non omiserunt |
il fatto che, pur avendo Annibale assalito ed in parte preso con ingenti forze di fanteria e di cavalleria il loro accampamento, essi per quanto corressero un pericolo così grande, non si allontanarono per nulla dall'assedio di Capua Annibale, partito di lì e attraversato il Volturno, diede alle fiamme il territorio di Cales; i Romani non si mossero per nulla, richiamati da un pur così grande disastro dei loro alleati Annibale ordinò di marciare ostilmente contro la stessa città di Roma: i Romani non tennero in alcun conto anche questa tempesta che li sovrastava Quando Annibale passò l'Aniene e pose il suo campo a tre miglia da Roma ed alla fine si accostò fino alle mura ed alle porte e fece capire ai Romani che ci assediavano che si sarebbe impadronito di Roma se non avessero lasciato Capua, neppure allora essi si ritirarono dall'assedio |
feras bestias caeco impetu ac rabie concitatas, si ad cubilia et catulos earum ire pergas, ad opem suis ferendam auertas: Romanos Roma circumsessa coniuges, liberi, quorum ploratus hinc prope exaudiebantur, arae foci deum delubra sepulcra maiorum temerata ac uiolata a Capua non auerterunt; tanta auiditas supplicii expetendi, tanta sanguinis nostri hauriendi est sitis nec iniuria forsitan; nos quoque idem fecissemus, si data fortuna esset itaque quoniam aliter dis immortalibus est uisum, cum mortem ne recusare quidem debeam, cruciatus contumeliasque quas parat hostis dum liber, dum mei potens sum, effugere morte praeterquam honesta, etiam leni possum |
Le belve eccitate da un cieco e rabbioso istinto, quando qualcuno tentasse di avvicinarsi alle loro tane ed ai loro piccoli, sivolgerebbero indietro a recare loro aiuto; i Romani, invece, pur essendo Roma assediata, pur quasi udendo di qui i pianti delle mogli e dei figli, pur sapendo che gli altari, i focolari, i templi degli dei, i sepolcri degli avi potevano essere profanati e violati, non si mossero da Capua; tanto grande è la loro brama di sottoporci a supplizio, tanto sono assetati del nostro sangue Forse non a torto, poiché anche noi avremmo fatto lo stesso, se avessimo avuto la fortuna con noi Pertanto, poiché gli dei hanno deciso altrimenti, dal momento che non mi è possibile sfuggire alla morte, fino a che sono libero e padrone di me posso, invece, sottrarmi con una fine oltre che onorevole anche dolce, alle sevizie ed alle offese che il nemico mi prepara |
non uidebo Ap Claudium et Q Fuluium uictoria insolenti subnixos, neque uinctus per urbem Romanam triumphi spectaculum trahar, ut deinde in carcerem aut ad palum deligatus, lacerato uirgis tergo, ceruicem securi Romanae subiciam; nec dirui incendique patriam uidebo, nec rapi ad stuprum matres Campanas uirginesque et ingenuos pueros Albam unde ipsi oriundi erant a fundamentis proruerunt, ne stirpis, ne memoria originum suarum exstaret: nedum eos Capuae parsuros credam, cui infestiores quam Carthagini sunt itaque quibus uestrum ante fato cedere quam haec tot tam acerba uideant in animo est, iis apud me hodie epulae instructae parataeque sunt |
Non vedrò Appio Claudio e Q Fulvio tracotanti ed arroganti per la loro vittoria, né sarò trascinato in catene attraverso la città di Roma come ornamento del trionfo, per poi morire in un carcere o, legato ad un palo, con la schiena lacerata dalle nerbate, porgere il collo alla scure romana; non vedrò l'incendio e la distruzione della mia patria, né sarò spettatore delle offese e del disonore inflitti alle madri, alle giovinette, ai nobili fanciulli di Capua I Romani distrussero dalle fondamenta Alba, la città da cui erano venuti, perché non sopravvivesse il ricordo della stirpe, né quello delle loro origini: tanto meno potrei credere che essi siano disposti a risparmiare Capua, alla quale sono più ostili che alla stessa Cartagine Pertanto, per coloro di voi che avessero l'intenzione di morire prima di vedere tanti orrori, sarà oggi presso di me allestito e preparato un banchetto |
Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 07, 01- 06
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 07, 01- 06
satiatis uino ciboque poculum idem quod mihi datum fuerit circumferetur; ea potio corpus a cruciatu, animum a contumeliis, oculos aures a uidendis audiendisque omnibus acerbis indignisque quae manent uictos uindicabit parati erunt qui magno rogo in propatulo aedium accenso corpora exanima iniciant haec una uia et honesta et libera ad mortem et ipsi uirtutem mirabuntur hostes et Hannibal fortes socios sciet ab se desertos ac proditos esse (14) Hanc orationem Uirri plures cum adsensu audierunt quam forti animo id quod probabant exsequi potuerunt maior pars senatus, multis saepe bellis expertam populi Romani clementiam haud diffidentes sibi quoque placabilem fore, legatos ad dedendam Romanis Capuam decreuerunt miseruntque |
Dopo che ci saremo saziati di vino e di cibo, sarà portata intorno quella stessa tazza, che sarà stata per primo offerta a me; quella bevanda libererà il nostro corpo dai tormenti, la nostra anima dalle offese, i nostri occhi e le nostre orecchie, perché né vedano né odano quanto di amaro e di indegno è riservato ai vinti Vi saranno pronti dei servi che nel cortile della casa getteranno alle fiamme di un grande rogo i nostri cadaveri Questa è la sola via che conduca alla morte nell'onore e nella libertà Gli stessi nemici ammireranno il nostro valore ed Annibale saprà quali valorosi alleati egli abbia abbandonato e tradito 14 Questo discorso di Virrio fu accolto dal consenso di un numero di senatori maggiore di quello di coloro che ebbero poi lo strenuo coraggio di porre in esecuzione ciò che approvavano La maggioranza del senato nelle molte guerre aveva spesso sperimentato la clemenza del popolo romano; perciò, non disperando che pure in quell'occasione si sarebbe piegata anche in loro favore, decretò di inviare messi ai Romani per comunicare la resa di Capua |
Uibium Uirrium septem et uiginti ferme senatores domum secuti sunt, epulatique cum eo et quantum facere potuerant alienatis mentibus uino ab imminentis sensu mali, uenenum omnes sumpserunt; inde misso conuiuio dextris inter se datis ultimoque complexu conlacrimantes suum patriaeque casum, alii ut eodem rogo cremarentur manserunt, alii domos digressi sunt impletae cibis uinoque uenae minus efficacem in maturanda morte uim ueneni fecerunt; itaque noctem totam plerique eorum et diei insequentis partem cum animam egissent, omnes tamen prius quam aperirentur hostibus portae exspirarunt postero die porta Iouis, quae aduersus castra Romana erat, iussu proconsulum aperta est ea intromissa legio una et duae alae cum C Fuluio legato |
Circa ventisette senatori seguirono Vibio Virrio nella sua casa, banchettarono con lui e quando, sotto l'effetto del vino, riuscirono a distogliere per quanto fu possibile la loro mente dalla consapevolezza della morte imminente, tutti bevvero il veleno; quindi, finito il banchetto, si strinsero vicendevolmente le destre e, insieme piangendo la loro sorte e quella della patria, alcuni rimasero per essere arsi in un unico rogo, altri ritornarono alle loro case Il fatto che le loro vene fossero gravi di cibo e di vino rese meno efficace la forza del veleno nell'affrettare la morte: pertanto, benché i più trascinassero la vita per tutta quella notte e parte del giorno seguente, tutti, peraltro, morirono prima che le porte della città fossero spalancate al nemico Il giorno dopo, per ordine dei proconsoli fu aperta la porta di Giove che si trovava di fronte all'accampamento romano Passarono di là col luogotenente C Fulvio una sola legione e due squadroni di cavalieri |
Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 01 - 05
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 01 - 05
is cum omnium primum arma telaque quae Capuae erant ad se conferenda curasset, custodiis ad omnes portas dispositis ne quis exire aut emitti posset, praesidium Punicum comprehendit, senatum Campanum ire in castra ad imperatores Romanos iussit quo cum uenissent, extemplo iis omnibus catenae iniectae, iussique ad quaestores deferre quod auri atque argenti haberent auri pondo duo milia septuaginta fuit, argenti triginta milia pondo et mille ducenta senatores quinque et uiginti Cales in custodiam, duodetriginta Teanum missi, quorum de sententia maxime descitum ab Romanis constabat (15) De supplicio Campani senatus haudquaquam inter Fuluium Claudiumque conueniebat facilis impetrandae ueniae Claudius, Fului durior sententia erat |
Fulvio, avendo prima di ogni altra cosa provveduto a che fossero portate a lui le armi e le frecce che erano in Capua, dispose le sentinelle a tutte le porte, perché nessuno potesse né uscire né essere mandato fuori; indi fece prigioniero il Presidio cartaginese e comandò al senato campano di recarsi nell'accampamento al cospetto dei generali romani Come giunsero là, i senatori furono tutti incatenati e ricevettero l'ordine di far portare ai questori tutto l'oro e largento che possedevano Il peso dell'oro fu di duemilasettecento libbre, quello dell'argento trentunmiladuecento Venticinque senatori furono mandati prigionieri a Cales, ventotto a Teano; era noto che si trattava di coloro che più di tutti avevano provocato la ribellione di Capua ai Romani 15 Intorno al supplizio da infliggere ai senatori campani non vi era nessun accordo tra Fulvio e Claudio Claudio era incline al perdono, Fulvio, invece era per una punizione esemplare |
itaque Appius Romam ad senatum arbitrium eius rei totum reiciebat: percontandi etiam aequum esse potestatem fieri patribus, num communicassent consilia cum aliquis sociorum Latini nominis (municipiorum) et num ope eorum in bello forent adiuti id uero minime committendum esse Fuluius dicere ut sollicitarentur criminibus dubiis sociorum fidelium animi, et subicerentur indicibus quis neque quid dicerent neque quid facerent quicquam unquam pensi fuisset; itaque se eam quaestionem oppressurum exstincturumque |
Pertanto Appio voleva rinviare al senato romano ogni decisione su tale problema: gli pareva anche opportuno che fosse data ai senatori romani la possibilità di interrogare i prigionieri, chiedendo a loro se, per caso, avessero avuto rapporti con qualcuno degli alleati di stirpe latina e se fossero stati da essi aiutati nella guerra Fulvio, invece, affermava che ciò non si doveva fare, perché non venissero tormentati da false accuse gli animi di alleati fedeli che verrebbero così dati in balia a delatori, i quali non avevano dato alcun peso né a quello che dicevano né a quello che facevano; perciò egli, da parte sua, avrebbe soffocato e spento quell'inchiesta |
Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 23 - 24
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 23 - 24
ab hoc sermone cum digressi essent, et Appius quamuis ferociter loquentem collegam non dubitaret tamen litteras super tanta re ab Roma exspectaturum, Fuluius, ne id ipsum impedimentum incepto foret, dimittens praetorium tribunis militum ac praefectis socium imperauit uti duobus milibus equitum delectis denuntiarent ut ad tertiam bucinam praesto essent cum hoc equitatu nocte Teanum profectus, prima luce portam intrauit atque in forum perrexit; concursuque ad primum equitum ingressum facto magistratum Sidicinum citari iussit imperauitque ut produceret Campanos quos in custodia haberet producti omnes uirgisque caesi ac securi percussi |
Dopo quel colloquio, Appio non mise in dubbio che il collega, per quanto avesse parlato in tono violento, avrebbe aspettato istruzioni da Roma sopra una questione così importante; Fulvio, invece, proprio perché lettere giunte da Roma non fossero di impedimento alla sua iniziativa, congedando il consiglio di guerra, ordinò ai tribuni dei soldati e ai prefetti degli alleati di disporre che duemila cavalieri scelti si tenessero pronti all'inizio del terzo turno di guardia All'alba partì per Teano con questo reparto di cavalleria, entrò per la porta e si diresse al foro; qui, dove al primo ingresso dei cavalieri gran folla si era adunata, fatto chiamare il supremo magistrato sidicino, gli comandò di portargli davanti quei Campani, che erano sotto la sua custodia Quando furono dinanzi a lui li fece massacrare tutti a colpi di verga e decapitare con la scure |
inde citato equo Cales percurrit; ubi cum in tribunali consedisset productique Campani deligarentur ad palum, eques citus ab Roma uenit litterasque a C Calpurnio praetore Fuluio et senatus consultum tradit murmur ab tribunali totam contionem peruasit differri rem integram ad patres de Campanis; et Fuluius, id ita esse ratus acceptas litteras neque resolutas cum in gremio reposuisset, praeconi imperauit ut lictorem lege agere iuberet ita de iis quoque qui Calibus erant sumptum supplicium tum litterae lectae senatusque consultum, serum ad impediendam rem actam quae summa ope approperata erat ne impediri posset |
Dipoi a spron battuto corse a Cales, dove, mentre egli già era seduto sulla tribuna e già i Campani lì condotti erano stati legati al palo, giunse in gran fretta un cavaliere da Roma che recava a Fulvio da parte del pretore Calpurnio una lettera che conteneva una delibera del senato Dal palco dove stava il proconsole corse per tutta l'assemblea la voce che la questione riguardante i Campani era stata interamente rimessa al senato; anche Fulvio pensava che le cose stessero così, perciò, presa la lettera, senza aprirla la ripose in una piega della toga, intimando all'araldo di ordinare al littore di procedere secondo la legge Così anche i Campani che erano a Cales furono suppliziati Allora soltanto Fulvio lesse il messaggio che conteneva il decreto del senato, giunto troppo tardi per impedire un fatto ormai compiuto, che, tuttavia, era stato con grande impegno affrettato per poter evitare qualsiasi ostacolo al suo compimento |
Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 07 - 08
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 07 - 08
consurgentem iam Fuluium Taurea Uibellius Campanus per mediam uadens turbam nomine inclamauit, et cum mirabundus quidnam sese uellet resedisset Flaccus, me quoque inquit iube occidi ut gloriari possis multo fortiorem quam ipse es uirum abs te occisum esse cum Flaccus negaret profecto satis compotem mentis esse, modo prohiberi etiam se si id uellet senatus consulto diceret, tum Uibellius quando quidem inquit capta patria propinquis amicisque amissis, cum ipse manu mea coniugem liberosque interfecerim ne quid indigni paterentur, mihi ne mortis quidem copia eadem est quae his ciuibus meis, petatur a uirtute inuisae huius uitae uindicta atque ita gladio quem ueste texerat per aduersum pectus transfixus, ante pedes imperatoris moribundus procubuit |
Fulvio si stava già alzando per allontanarsi, quando il Campano Taurea Vibellio, fattosi largo in mezzo alla folla, lo chiamò per nome e mentre Flacco si rimetteva a sedere chiedendosi meravigliato per che cosa mai il Campano lo chiamasse, Taurea Vibellio lo apostrofò dicendo: Ordina di uccidere anche me perché tu ti possa vantare di aver ucciso un uomo molto più forte di te Poiché Flacco subito gli rispose che evidentemente non era nel possesso della ragione e che, comunque, anche se egli avesse voluto ucciderlo, ne sarebbe stato impedito dal decreto del senato, allora Vibellio: Dal momento disse che la mia patria è stata presa, che i miei parenti ed amici sono morti e che io con le mie mani ho ucciso mia moglie e i miei figli perché non soffrissero disonore e non ho neppure la possibilità dimorire con questi miei concittadini, chiediamo al coraggio la liberazione da questa odiosa vita Detto ciò, con la spada che teneva nascosta nella veste, rivolto a Fulvio si trafisse il petto e cadde morente ai piedi del generale |