Livio, Ab urbe condita: Libro 04. 09-14

Livio, Ab urbe condita: Libro 04. 09-14

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04. 09-14
Dum haec Romae geruntur, legati ab Ardea veniunt, pro veterrima societate renouataque foedere recenti auxilium prope euersae urbi implorantes

Frui namque pace optimo consilio cum populo Romano seruata per intestina arma non licuit; quorum causa atque initium traditur ex certamine factionum ortum, quae fuerunt eruntque pluribus populis exitio quam bella externa, quam fames morbiue quaeque alia in deum iras velut ultima publicorum malorum vertunt

Virginem plebeii generis maxime forma notam duo petiere iuvenes, alter virgini genere par, tutoribus fretus, qui et ipsi eiusdem corporis erant, nobilis alter, nulla re praeterquam forma captus

Adiuuabant eum optumatium studia, per quae in domum quoque puellae certamen partium penetravit
Mentre a Roma succedevano queste cose, arrivarono da Ardea ambasciatori a implorare aiuto per la loro città sull'orlo della rovina, in nome dell'antichissima alleanza e del trattato rinnovato di recente

Infatti non godevano più della pace, saggiamente mantenuta invece con il popolo romano, a causa di una guerra civile originata, per quel che se ne sa, dalla rivalità tra le fazioni, che, per buona parte dei popoli, furono e saranno ben più esiziali delle guerre esterne, delle carestie, delle pestilenze, e di tutte le altre cose, calamità e pubblici disastri che vengono attribuiti all'ira divina

Una ragazza di origini plebee, famosa per la sua bellezza, aveva due giovani pretendenti: uno era della stessa condizione e contava sull'appoggio dei tutori di lei, anch'essi della stessa classe, l'altro, nobile, era attratto esclusivamente dalla bellezza

La causa di quest'ultimo era appoggiata dal favore degli ottimati, e così la lotta tra fazioni entrò anche nella casa della ragazza
Nobilis superior iudicio matris esse, quae quam splendidissimis nuptiis iungi puellam volebat: tutores in ea quoque re partium memores ad suum tendere

Cum res peragi intra parietes nequisset, ventum in ius est

Postulatu audito matris tutorumque, magistratus secundum parentis arbitrium dant ius nuptiarum

Sed vis potentior fuit

Namque tutores, inter suae partis homines de iniuria decreti palam in foro contionati, manu facta virginem ex domo matris rapiunt; adversus quos infestior coorta optumatium acies sequitur accensum iniuria iuvenem

Fit proelium atrox
La madre preferiva il nobile perché voleva per sua figlia il più sontuoso dei matrimoni; i tutori, invece, pensando anche in quella circostanza in termini di parte, sostenevano il pretendente plebeo

Siccome la cosa non poté essere risolta tra le mura domestiche, si ricorse al tribunale

Dopo aver ascoltato le ragioni della madre e dei tutori, i magistrati stabilirono che spettasse alla madre decidere ciò che riteneva più giusto riguardo alle nozze

Ma la violenza ebbe il sopravvento

I tutori infatti, dopo aver arringato in pieno foro gli uomini della loro parte, mettendo l'accento sull'iniquità del verdetto, formarono un gruppo e rapirono la ragazza dalla casa della madre; contro di loro mosse una schiera di patrizi ancora più inferociti e guidati dal giovane fuori di sé per l'oltraggio subito

Lo scontro fu durissimo
Pulsa plebs, nihil Romanae plebi similis, armata ex urbe profecta, colle quodam capto, in agros optumatium cum ferro ignique excursiones facit; urbem quoque, omni etiam expertium ante certaminis multitudine opificum ad spem praedae evocata, obsidere parat; nec ulla species cladesque belli abest, velut contacta civitate rabie duorum iuvenum funestas nuptias ex occasu patriae petentium

Parum parti utrique domi armorum bellique est visum; optumates Romanos ad auxilium urbis obsessae, plebs ad expugnandam secum Ardeam Volscos excivere

Priores Volsci duce Aequo Cluilio Ardeam venere et moenibus hostium vallum obiecere
La plebe respinta - in niente simile alla plebe romana - esce armata dalla città, occupa un colle e di lì opera incursioni nelle terre dei patrizi, le mette a ferro e fuoco; la plebe si prepara ad assediare la città: l'intera corporazione degli artigiani, compresi quelli che fino ad allora non avevano preso parte agli scontri, era stata richiamata dalla speranza di bottino; e non mancava nessuno degli orrori bellici, come se la città fosse stata contagiata dalla rabbia dei due giovani che cercavano nozze funeste dalla rovina del loro paese

A nessuna delle due parti parve che in patria ci fossero già abbastanza armi e guerra: gli ottimati chiamarono i Romani in aiuto della città assediata, i plebei si rivolsero ai Volsci per conquistare Ardea con il loro sostegno

I Volsci comandati da Equo Cluilio arrivarono per primi ad Ardea e costruirono una trincea davanti alle mura nemiche

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Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 11-15
Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 11-15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 11-15

Quod ubi Romam est nuntiatum, extemplo M Geganius consul cum exercitu profectus tria milia passuum ab hoste locum castris cepit, praecipitique iam die curare corpora milites iubet

Quarta deinde vigilia signa profert; coeptumque opus adeo adproperatum est, ut sole orto Volsci firmiore se munimento ab Romanis circumvallatos quam a se urbem viderent; et alia parte consul muro Ardeae brachium iniunxerat, qua ex oppido sui commeare possent

Volscus imperator, qui ad eam diem non commeatu praeparato sed ex populatione agrorum rapto in diem frumento aluisset militem, postquam saeptus vallo repente inops omnium rerum erat, ad conloquium consule evocato, si solvendae obsidionis causa venerit Romanus, abducturum se inde Volscos ait
Quando a Roma arrivò la notizia, il console Marco Geganio partì immediatamente con l'esercito e, giunto a tre miglia di distanza dal nemico, scelse un luogo adatto per porre l'accampamento; poi, siccome stava rapidamente calando la notte, diede ordine ai soldati di riposarsi

Alle tre di notte, si mise in movimento e, iniziata la costruzione di una trincea, la completò così velocemente che al sorgere del sole i Volsci si resero conto di essere stati circondati dai Romani con una fortificazione più solida di quella da loro costruita intorno alla città; in un settore il console aveva poi aggiunto un terrapieno collegato alle mura di Ardea, in maniera tale che i suoi potessero andare e venire dalla città al campo

Il comandante dei Volsci, che fino ad allora aveva sfamato i suoi col frumento preso giorno per giorno razziando le campagne circostanti e non con scorte accumulate in precedenza, quando, circondato dal vallo, all'improvviso si trovò del tutto privo di risorse, invitò il console a colloquio e gli disse che, se i Romani erano lì per liberare Ardea dall'assedio, lui avrebbe portato via i Volsci
Adversus ea consul victis condiciones accipiendas esse, non ferendas respondit, neque ut venerint ad oppugnandos socios populi Romani suo arbitrio, ita abituros Volscos esse

Dedi imperatorem, arma poni iubet, et fatentes victos se esse imperio parere; aliter tam abeuntibus quam manentibus se hostem infensum victoriam potius ex Volscis quam pacem infidam Romam relaturum
Il console replicò che i vinti devono subire le condizioni e non dettarle; i Volsci erano venuti ad assediare gli alleati del popolo romano di loro spontanea volontà, però ora non potevano andarsene nella stessa maniera

Ordinò che consegnassero il comandante e che deponessero le armi, dichiarandosi vinti e obbedienti ai suoi ordini; in caso contrario lui sarebbe stato un nemico pericoloso sia per chi se ne andava, sia per chi rimaneva, deciso com'era a riportare a Roma una vittoria sui Volsci piuttosto che una pace incerta

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 41; 01 - 05

Volsci exiguam spem in armis alia undique abscisa cum temptassent, praeter cetera adversa loco quoque iniquo ad pugnam congressi, iniquiore ad fugam, cum ab omni parte caederentur, ad preces a certamine versi, dedito imperatore traditisque armis sub iugum missi, cum singulis vestimentis ignominiae cladisque pleni dimittuntur; et cum haud procul urbe Tusculo consedissent, vetere Tusculanorum odio inermes oppressi dederunt poenas, vix nuntiis caedis relictis I Volsci, non avendo altre vie d'uscita, tentarono l'unica cosa che restava da fare, lo scontro armato; siccome, oltre a tutti gli altri svantaggi, si trovavano in un luogo poco adatto al combattimento e ancor meno alla fuga, vennero massacrati da ogni parte; abbandonata la lotta per implorare invece salvezza, dopo aver consegnato il comandante e cedute le armi, furono fatti passare sotto il giogo e quindi, con addosso un solo indumento per ciascuno, rimandati in patria carichi di vergogna per la disfatta; accampatisi non lontano da Tuscolo, inermi com'erano, furono sopraffatti dai Tuscolani, che da lungo tempo li odiavano; così dura fu la punizione che quasi non rimasero superstiti a riferire la notizia del disastro
Romanus Ardeae turbatas seditione res principibus eius motus securi percussis bonisque eorum in publicum Ardeatium redactis composuit; demptamque iniuriam iudicii tanto beneficio populi Romani Ardeates credebant; senatui superesse aliquid ad delendum publicae avaritiae monumentum videbatur

Consul triumphans in urbem redit, Cluilio duce Volscorum ante currum ducto praelatisque spoliis quibus dearmatum exercitum hostium sub iugum miserat

Aequavit, quod haud facile est, Quinctius consul togatus armati gloriam collegae, quia concordiae pacisque domesticam curam iura infimis summisque moderando ita tenuit ut eum et patres seuerum consulem et plebs satis comem crediderint

Et adversus tribunos auctoritate plura quam certamine tenuit
Ad Ardea il console romano ristabilì l'ordine sconvolto dalla sedizione, facendo decapitare i capi e confiscando i loro beni a beneficio dell'erario degli Ardeati; questi pensavano che il grande servigio prestato loro dal popolo romano avesse riparato l'affronto del verdetto relativo alla terra contesa; ciò nonostante al senato di Roma sembrava che ci fosse ancora qualcosa da fare per cancellare il ricordo di quella avidità dello Stato romano

Il console tornò a Roma in trionfo, facendo camminare davanti al suo carro il comandante dei Volsci Cluilio e mettendo in mostra le spoglie strappate all'esercito nemico che, disarmato, era stato da lui costretto a passare sotto il giogo

Il console Quinzio, rimasto in patria, riuscì ad eguagliare, cosa non facile, i riconoscimenti ottenuti dal collega in campo militare: ebbe cura della pace e della concordia interne, regolando i diritti dei cittadini dal ceto più umile al più alto in modo tale che i patrizi lo considerarono un console energico e i plebei abbastanza moderato

E anche nei rapporti coi tribuni ricorse alla sua autorità piuttosto che allo scontro aperto

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 11-20

Quinque consulatus eodem tenore gesti vitaque omnis consulariter acta verendum paene ipsum magis quam honorem faciebant

Eo tribunorum militarium nulla mentio his consulibus fuit

Consules creant M Fabium Vibulanum, Postumum Aebutium Cornicinem

Fabius et Aebutius consules, quo maiori gloriae rerum domi forisque gestarum succedere se cernebant, maxime autem memorabilem annum apud finitimos socios hostesque esse quod Ardeatibus in re praecipiti tanta foret cura subuentum, eo impensius ut delerent prorsus ex animis hominum infamiam iudicii

Senatus consultum fecerunt ut, quoniam civitas Ardeatium intestino tumultu redacta ad paucos esset, coloni eo praesidii causa adversus Volscos scriberentur
Cinque consolati esercitati sempre nello stesso modo e tutta una vita degna di un console facevano sì che l'uomo imponesse maggiore rispetto della carica

Perciò, durante quel consolato, non si fece alcun accenno a tribuni militari

Furono eletti consoli Marco Fabio Vibulano e Postumio Ebuzio Corniceno

Questi due magistrati si rendevano conto di succedere a uomini che si erano coperti di gloria con imprese compiute in patria e fuori, e soprattutto giudicavano che l'anno trascorso sarebbe rimasto memorabile, per i vicini alleati e per i nemici, poiché con tanta sollecitudine si era intervenuti in soccorso degli Ardeati in un momento per loro difficile; a maggior ragione i due consoli avevano intenzione di impegnarsi per cancellare completamente dall'animo degli uomini l'infamia della sentenza che aveva tolto agli Ardeati il loro territorio

Proprio per questo fecero approvare dal senato un decreto in base al quale, poiché la popolazione di Ardea era stata decimata dalla rivolta intestina, sarebbero stati inviati dei coloni per difenderla dai Volsci
Hoc palam relatum in tabulas, ut plebem tribunosque falleret iudicii rescindendi consilium initum; consenserant autem ut, multo maiore parte Rutulorum colonorum quam Romanorum scripta, nec ager ullus divideretur nisi is, qui interceptus iudicio infami erat

Nec ulli prius Romano ibi quam omnibus Rutulis divisus esset, gleba ulla agri adsignaretur

Sic ager ad Ardeates rediit

Triumviri ad coloniam Ardeam deducendam creati Agrippa Menenius T Cloelius Siculus, M Aebutius Helua
Questo decreto fu registrato pubblicamente affinché al popolo e ai tribuni sfuggisse il piano architettato per annullare la sentenza; ma i senatori avevano tra loro convenuto di iscrivere tra i coloni un numero più cospicuo di Rutuli che di Romani e di non spartire alcuna terra se non quella già in passato sottratta in séguito alla vergognosa decisione

Infine avevano stabilito che a nessun romano doveva andare anche una sola zolla, prima che tutti i Rutuli avessero avuto quanto spettava loro

Così la terra tornò agli Ardeati

In qualità di triumviri preposti alla fondazione della colonia di Ardea vennero designati Agrippa Menenio, Tito Cluilio Siculo e Marco Ebuzio Elva

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Qui praeter minime populare ministerium, agro adsignando sociis quem populus Romanus suum iudicasset cum plebem offendissent, ne primoribus quidem patrum satis accepti, quod nihil gratiae cuiusquam dederant, vexationes ad populum iam die dicta ab tribunis, remanendo in colonia, quam testem integritatis iustitiaeque habebant, vitavere

Pax domi forisque fuit et hoc et insequente anno, C Furio Paculo et M Papirio Crasso consulibus

Ludi ab decemviris per secessionem plebis a patribus ex senatus consulto uoti eo anno facti sunt
Questi, oltre a dover svolgere un cómpito per nulla popolare, non solo offesero la plebe assegnando agli alleati la terra che il popolo romano aveva già sancito essere di sua proprietà, ma non riuscirono nemmeno a incontrare il favore dei patrizi più eminenti perché non avevano compiuto favoritismi; e dunque, avendoli i tribuni citati in giudizio di fronte al popolo, evitarono queste vessazioni, rimanendo nella colonia che rappresentava la migliore testimonianza della loro integrità e della loro giustizia

Ci fu pace in città e all'esterno in quell'anno e in quello successivo, durante il consolato di Gaio Furio Paculo e di Marco Papirio Crasso

In quell'anno furono celebrati i giochi promessi dai decemviri a séguito di un decreto del senato, ai tempi della secessione dei plebei dai patrizi

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