(18) Quae tecum, Catilina, sic agit et quodam modo tacita loquitur: Nullum iam aliquot annis facinus exstitit nisi per te, nullum flagitium sine te; tibi uni multorum civium neces, tibi vexatio direptioque sociorum inpunita fuit ac libera; tu non solum ad neglegendas leges et quaestiones, verum etiam ad evertendas perfringendasque valuisti Superiora illa, quamquam ferenda non fuerunt, tamen, ut potui, tuli; nunc vero me totam esse in metu propter unum te, quicquid increpuerit, Catilinam timeri, nullum videri contra me consilium iniri posse, quod a tuo scelere abhorreat, non est ferendum Quam ob rem discede atque hunc mihi timorem eripe; si est verus, ne opprimar, sin falsus, ut tandem aliquando timere desinam (19) Haec si tecum, ita ut dixi, patria loquatur, nonne impetrare debeat, etiamsi vim adhibere non possit |
(18) Catilina, la patria ti si presenta innanzi e, senza bisogno di parole, ti dice: Da anni, ormai, non c'è delitto che non sia stato commesso se non da te, non c'è scandalo senza di te; per te soltanto il massacro di molti cittadini, per te ruberie e soprusi a danno degli alleati sono state azioni libere e impunite; tu non solo sei stato capace di trasgredire alla legge e alla giustizia, ma addirittura di sovvertirle, di annientarle Sono cose del passato; benché non fossero tollerabili, tuttavia le ho sopportate, come ho potuto; ora, però, che io sia completamente terrorizzata solo a causa tua, che si tema Catilina al minimo rumore, che si abbia l'impressione che qualsiasi complotto contro di me non sia alieno dalla tua mente criminale, ebbene non intendo sopportarlo Perciò vattene e liberami da questa paura, perché non ne sia schiacciata, se è vera, o smetta di temere, se è infondata (19) Se la patria, come ho detto, ti parlasse così, non dovresti obbedirle anche se non potesse ricorrere alla forza |
Quid, quod tu te ipse in custodiam dedisti, quod vitandae suspicionis causa ad M Lepidum te habitare velle dixisti A quo non receptus etiam ad me venire ausus es atque, ut domi meae te adservarem, rogasti Cum a me quoque id responsum tulisses, me nullo modo posse isdem parietibus tuto esse tecum, qui magno in periculo essem, quod isdem moenibus contineremur, ad Q Metellum praetorem venisti A quo repudiatus ad sodalem tuum, virum optumum, M Metellum, demigrasti; quem tu videlicet et ad custodiendum diligentissimum et ad suspicandum sagacissimum et ad vindicandum fortissimum fore putasti Sed quam longe videtur a carcere atque a vinculis abesse debere, qui se ipse iam dignum custodia iudicarit (20) Quae cum ita sint, Catilina, dubitas, si emori aequo animo non potes, abire in aliquas terras et vitam istam multis suppliciis iustis debitisque ereptam fugae solitudinique mandare |
Cosa dici; ti sei consegnato agli arresti domiciliari, hai chiesto di andare ad abitare da Lepido per evitare i sospetti Respinto da Lepido, hai osato venire addirittura da me e mi hai pregato di tenerti agli arresti in casa mia Ma anche da me hai ricevuto la stessa risposta: non mi sarei sentito per nulla al sicuro a dividere con te le stesse pareti domestiche, quando già corriamo gravi pericoli dentro le mura della stessa città; ti sei rivolto allora al pretore Quinto Metello Rifiutato pure da lui, ti sei rivolto al tuo amico Marco Metello, un uomo davvero eccellente, che tu giudicavi, evidentemente, il più scrupoloso nel sorvegliarti, il più acuto nel sospettarti, il più severo nel punirti Ma chi ritiene di dover meritare gli arresti, non sembra ben lontano dal dover essere condannato al carcere 20 Poiché le cose stanno così, Catilina, se non sai rassegnarti a morire, cosa aspetti a espatriare, a consegnare all'esilio e alla solitudine una vita sottratta a molte, giuste, meritate pene |
Refer, inquis, ad senatum; id enim postulas et, si hic ordo (sibi) placere decreverit te ire in exilium, optemperaturum te esse dicis Non referam, id quod abhorret a meis moribus, et tamen faciam, ut intellegas, quid hi de te sentiant Egredere ex urbe, Catilina libera rem publicam metu, in exilium, si hanc vocem exspectas, proficiscere Quid est, Catilina ecquid attendis, ecquid animadvertis horum silentium Patiuntur, tacent Quid exspectas auctoritatem loquentium, quorum voluntatem tacitorum perspicis (21) At si hoc idem huic adulescenti optimo, P Sestio, si fortissimo viro, M Marcello, dixissem, iam mihi consuli hoc ipso in templo iure optimo senatus vim et manus intulisset |
Fai un rapporto al Senato, dici; è questo che chiedi e ti dichiari pronto a obbedire se il Senato decidesse di esiliarti Non lo presenterò: sarebbe incompatibile col mio carattere; tuttavia ti farò capire cosa pensano di te i presenti Vattene dalla città, Catilina Libera lo Stato dal terrore; se non aspetti che questa parola, parti in esilio E allora, Catilina Non vedi, non ti accorgi del loro silenzio Sopportano, tacciono Perché attendi la conferma della parola, quando ti è chiaro il significato del loro silenzio 21 Se avessi rivolto le stesse parole a un giovane perbene come Publio Sestio, qui presente, o a un uomo così valoroso come Marco Marcello, il Senato, a ragione, mi avrebbe subito attaccato, assalito con la forza, benché sia console, anche in un luogo sacro come questo |
De te autem, Catilina, cum quiescunt, probant, cum patiuntur, decernunt, cum tacent, clamant, neque hi solum, quorum tibi auctoritas est videlicet cara, vita vilissima, sed etiam illi equites Romani, honestissimi atque optimi viri, ceterique fortissimi cives, qui circumstant senatum, quorum tu et frequentiam videre et studia perspicere et voces paulo ante exaudire potuisti Quorum ego vix abs te iam diu manus ac tela contineo, eosdem facile adducam, ut te haec, quae vastare iam pridem studes, relinquentem usque ad portas prosequantur (22) Quamquam quid loquor te ut ulla res frangat, tu ut umquam te corrigas, tu ut ullam fugam meditere, tu ut ullum exilium cogites Utinam tibi istam mentem di inmortales duint |
Ma nel tuo caso, Catilina, la loro calma è un'approvazione, la loro sopportazione un giudizio, il loro silenzio un grido; il che vale per i senatori, la cui autorità ti è certamente cara, ma della cui vita non hai il minimo rispetto, ma vale anche per i cavalieri, uomini del massimo onore e valore, e per tutti gli altri coraggiosi cittadini che circondano il Senato; hai potuto vedere quanti sono, capirne le intenzioni e, poco fa, udirne le voci A stento trattengo da te le loro mani e le loro armi, ma facilmente li convincerei ad accompagnarti sino alle porte della città se ti decidessi a lasciare questi luoghi che da tempo vuoi distruggere (22) Ma a che servono le mie parole A piegarti, in qualche modo, a farti ricredere; a indurti a preparare la fuga, a pensare all'esilio Potessero gli dèi immortali ispirarti tali propositi |
tametsi video, si mea voce perterritus ire in exilium animum induxeris quanta tempestas invidiae nobis, si minus in praesens tempus recenti memoria scelerum tuorum, at in posteritatem impendeat Sed est tanti, dum modo ista sit privata calamitas et a rei publicae periculis seiungatur Sed tu ut vitiis tuis commoveare, ut legum poenas pertimescas, ut temporibus rei publicae cedas, non est postulandum Neque enim is es, Catilina, ut te aut pudor umquam a turpitudine aut metus a periculo aut ratio a furore revocarit (23) Quam ob rem, ut saepe iam dixi, proficiscere ac, si mihi inimico, ut praedicas, tuo conflare vis invidiam, recta perge in exilium; vix feram sermones hominum, si id feceris, vix molem istius invidiae, si in exilium iussu consulis ieris, sustinebo |
Ma non mi illudo: se tu decidessi di andare in esilio spaventato dal mio discorso, una tremenda tempesta di impopolarità si abbatterebbe su di me, se non subito, essendo vivo il ricordo dei tuoi crimini, certamente in futuro Ma è il prezzo da pagare, purché tale calamità ricada su me solo e non comporti pericoli per lo Stato Non è il caso di chiederti di provar rimorso per i tuoi vizi, di temere le pene previste dalla legge, di avere dei ripensamenti di fronte alle difficoltà in cui versa lo Stato Non sei infatti il tipo, Catilina, da astenerti dall'infamia per pudore, dal pericolo per paura, dalla follia per ragionevolezza 23 Perciò parti, te l'ho ripetuto più volte, e se vuoi scatenarmi contro la disapprovazione pubblica, perché sono un tuo nemico, come affermi, vattene dritto in esilio; non mi sarà facile sopportare le critiche della gente, se lo farai; non mi sarà facile sostenere il peso dell'impopolarità, se andrai in esilio per ordine del console |
Sin autem servire meae laudi et gloriae mavis, egredere cum inportuna sceleratorum manu, confer te ad Manlium, concita perditos cives, secerne te a bonis, infer patriae bellum, exsulta impio latrocinio, ut a me non eiectus ad alienos, sed invitatus ad tuos isse videaris (24) Quamquam quid ego te invitem, a quo iam sciam esse praemissos, qui tibi ad Forum Aurelium praestolarentur armati, cui iam sciam pactam et constitutam cum Manlio diem, a quo etiam aquilam illam argenteam, quam tibi ac tuis omnibus confido perniciosam ac funestam futuram, cui domi tuae sacrarium scelerum tuorum constitutum fuit, sciam esse praemissam Tu ut illa carere diutius possis, quam venerari ad caedem proficiscens solebas, a cuius altaribus saepe istam impiam dexteram ad necem civium transtulisti |
Ma se preferisci contribuire alla mia lode e gloria, vattene con quell'infame branco di scellerati, raggiungi Manlio, chiama alla rivolta i cittadini disperati, sepàrati dagli onesti, dichiara guerra alla patria, esulta nel tuo empio banditismo; non sembrerà, allora, che io ti abbia cacciato tra stranieri, ma che ti abbia invitato a raggiungere i tuoi (24) Invitarti; e perché dovrei farlo, quando so che hai già mandato alcuni ad aspettarti armati a Foro Aurelio; e che hai stabilito con Manlio la data del vostro incontro; e che hai inviato anche quell'aquila d'argento che mi auguro porti la rovina, la morte a te e a tutti i tuoi, quell'aquila cui hai eretto un sacello scellerato in casa tua Puoi privartene per un po' tu che avevi l'abitudine di adorarla prima di andare ad ammazzare qualcuno, tu che muovevi la destra sacrilega dal suo altare per abbatterla su un cittadino |
(25) Ibis tandem aliquando, quo te iam pridem ista tua cupiditas effrenata ac furiosa rapiebat; neque enim tibi haec res adfert dolorem, sed quandam incredibilem voluptatem Ad hanc te amentiam natura peperit, voluntas exercuit, fortuna servavit Numquam tu non modo otium, sed ne bellum quidem nisi nefarium concupisti Nactus es ex perditis atque ab omni non modo fortuna, verum etiam spe derelictis conflatam inproborum manum (26) Hic tu qua laetitia perfruere, quibus gaudiis exultabis, quanta in voluptate bacchabere, cum in tanto numero tuorum neque audies virum bonum quemquam neque videbis Ad huius vitae studium meditati illi sunt, qui feruntur, labores tui, iacere humi non solum ad obsidendum stuprum, verum etiam ad facinus obeundum, vigilare non solum insidiantem somno maritorum, verum etiam bonis otiosorum |
(25) Raggiungerai una buona volta il luogo dove da tempo ti spinge questa tua smania sfrenata e assurda; il che non ti arreca dispiacere, ma una sorta di incredibile voluttà A una tale follia ti ha generato la natura, ti ha esercitato la volontà, ti ha preservato la sorte Non hai mai desiderato la pace, ma neppure la guerra, a meno che non fosse illecita Hai trovato per caso un gruppo di delinquenti, gente perduta, dimenticata non solo dal destino, ma anche dalla speranza (26) Che gioia proverai con loro; di quale piacere sarai pervaso; quale delirante ebbrezza ti prenderà quando, tra tanti complici, non sentirai né vedrai un solo uomo onesto In ossequio a questa vita si produssero gli sforzi di cui si parla: giacere sulla nuda terra per preparare una violenza, anzi, per commettere un delitto, passare la notte a insidiare il sonno dei mariti, anzi, i beni dei pacifici cittadini |
Habes, ubi ostentes tuam illam praeclaram patientiam famis, frigoris, inopiae rerum omnium, quibus te brevi tempore confectum esse senties (27) Tantum profeci tum, cum te a consulatu reppuli, ut exsul potius temptare quam consul vexare rem publicam posses, atque ut id, quod esset a te scelerate susceptum, latrocinium potius quam bellum nominaretur Nunc, ut a me, patres conscripti, quandam prope iustam patriae querimoniam detester ac deprecer, percipite, quaeso, diligenter, quae dicam, et ea penitus animis vestris mentibusque mandate Etenim, si mecum patria, quae mihi vita mea multo est carior, si cuncta Italia, si omnis res publica loquatur: M Tulli, quid agis |
Hai l'occasione di mostrare la tua famosa resistenza alla fame, al freddo, alle privazioni che tra poco, te ne accorgerai, ti stroncheranno 27) Ho ottenuto almeno questi due risultati, impedendo la tua elezione a console: puoi, attaccare lo Stato da esule, ma non puoi sovvertirlo da console; il tuo tentativo scellerato è chiamato banditismo, non guerra Ora, padri coscritti, ascoltate con attenzione le mie parole, vi prego, e fissatele nel profondo del vostro animo, perché io possa stornare da me il rimprovero, giusto in un certo senso, che la patria potrebbe rivolgermi Se la patria, che mi è molto più cara della vita, se l'Italia intera, se la repubblica mi dicessero: Marco Tullio, che fai |
Tune eum, quem esse hostem comperisti, quem ducem belli futurum vides, quem expectari imperatorem in castris hostium sentis, auctorem sceleris, principem coniurationis, evocatorem servorum et civium perditorum, exire patiere, ut abs te non emissus ex urbe, sed immissus in urbem esse videatur Nonne hunc in vincla duci, non ad mortem rapi, non summo supplicio mactari imperabis (28) Quid tandem te impedit mosne maiorum At persaepe etiam privati in hac re publica perniciosos cives morte multarunt An leges, quae de civium Romanorum supplicio rogatae sunt At numquam in hac urbe, qui a re publica defecerunt, civium iura tenuerunt An invidiam posteritatis times |
Hai scoperto che costui è un nemico, intuisci che sarà lui a condurre la guerra, sai che è atteso come comandante supremo nel campo nemico, che è l'ideatore del crimine, il capo della congiura, l'istigatore degli schiavi e l'agitatore dei cittadini perduti; lo lascerai partire; darai l'impressione di non averlo espulso da Roma, ma di averlo spinto contro Roma Non darai l'ordine di arrestarlo, di trascinarlo al supplizio, di punirlo con la morte (28) Che cosa te lo impedisce La tradizione degli avi Eppure più volte, in questo Stato, sono stati condannati a morte dei cittadini pericolosi senza mandato pubblico O te lo impediscono le leggi sull'esecuzione capitale dei cittadini romani Eppure, a Roma, i ribelli non hanno mai conservato i diritti civili O temi la disapprovazione dei posteri |
Praeclaram vero populo Romano refers gratiam, qui te, hominem per te cognitum nulla commendatione maiorum tam mature ad summum imperium per omnis honorum gradus extulit, si propter invidiam aut alicuius periculi metum salutem civium tuorum neglegis (29) Sed, si quis est invidiae metus, non est vehementius severitatis ac fortitudinis invidia quam inertiae ac nequitiae pertimescenda An, cum bello vastabitur Italia, vestabuntur urbes, tecta ardebunt tum te non existumas invidiae incendio conflagraturum His ego sanctissimis rei publicae vocibus et eorum hominum, qui hoc idem sentiunt, mentibus pauca respondebo Ego si hoc optimum factu iudicarem, patres conscripti, Catilinam morte multari, unius usuram horae gladiatori isti ad vivendum non dedissem |
Dimostri davvero profonda riconoscenza verso il popolo romano, che, magistratura dopo magistratura, ben presto ha elevato al consolato te, un uomo che si distingueva solo per i suoi meriti, ma era privo della garanzia di una famiglia nobile, se per paura di diventare impopolare o di correre dei rischi trascuri la salvezza dei tuoi concittadini 29 Ma se il timore di subire una tale impopolarità è fondato, devi forse temere di esser criticato più per la tua inflessibilità che per la tua debolezza O ti illudi di sottrarti alle fiamme dell'impopolarità quando l'Italia sarà devastata dalla guerra, le città sconvolte, le case bruciate Alle autorevolissime parole della repubblica e agli uomini che condividono queste idee risponderò brevemente Io, padri coscritti, se avessi pensato che la scelta migliore da farsi fosse di mandare a morte Catilina, non avrei permesso a un delinquente come lui di vivere un'ora di più |