fu realizzato con la tecnica del vetro cammeo a doppio strato, imita nella forma le anfore per contenere il vino, ed è ornato da figure che l'artista ottenne incidendo uno strato vetroso bianco sovrapposto al fondo blu. Sulle pareti si dipana una sequenza di scene che inneggiano all'età dell'oro, quella che si viveva a Roma al tempo di Augusto. Il vaso raffigura il momento della vendemmia e la trasformazione dell'uva in mosto, tema legato a Dioniso, dio del vino e dell'ebbrezza, della metamorfosi e della resurrezione.
Questo Blu, profondo e luminoso come nessun altro, fu ottenuto dagli egizi mescolando la limatura di rame alla sabbia e al fior di nitro, e facendo fondere il composto a 1.000 gradi centigradi. Il suo equivalente naturale è la cuprorivaite, minerale rarissimo, individuato per la prima volta nelle lave del Vesuvio. Più alta era la quantità di cuprorivaite contenuta nel pigmento e più intenso era il blu. Il colore era talmente splendido che nessun popolo seppe resistergli. Dall'Egitto si diffuse verso Oriente, raggiunse Creta e L'antica Grecia, poi si estese a tutto l'impero romano, dall'Africa settentrionale e dall'Asia minore fino alla Britannia. Caduto l'impero, il blu egizio scomparve.
Sotto le viti, che si diramano cariche di grappoli e pampini, c'è un gran viavai di amorini senza ali, nudi e paffuti come i bambini di 2 o 3 anni.
- Alcuni di loro raccolgono l'uva sporgendosi in bilico da un pilastrino per raggiungerla meglio
- Uno scarica nel tino il martelletto pieno di chicchi
- un altro li pesta danzando al ritmo cadenzato dai suonatori di siringa e doppio flauto
- un altro ancora, sdraiato sul triclinio, dirige con il braccio alzato il punto che suona la cetra