Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 01

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 03 - Parte 01
Adtingam quasi cunabula quaedam et elementa uirtutis, animique procedente tempore ad summum gloriae cumulum peruenturi certo cum indolis experimento datos gustus referam

Aemilius Lepidus puer etiam tum progressus in aciem hostem interemit, ciuem seruauit

cuius tam memorabilis operis index est in Capitolio statua bullata et incincta praetexta senatus consulto posita: iniquum enim putauit eum honori nondum tempestiuum uideri, qui iam uirtuti maturus fuisset
Toccherò degli incunaboli, per così dire, e della materia prima della virtù; e dellanimo destinato col passar del tempo a giungere al culmine della gloria riferirò dei segni dati in anticipo con linfallibile prova costituita dalla sua indole

Emilio Lepido ancor giovinetto, sceso in campo a combattere, uccise un nemico e salvò un commilitone

A testimonianza di unimpresa così memorabile cè sul Campidoglio una statua, in cui egli appare con la bulla al collo e rivestito della pretesta, innalzatagli per decreto del senato, il quale pensò fosse ingiusto non considerare maturo per questo onore chi si era già rivelato tale per la virtù
praecucurrit igitur Lepidus aetatis stabilimentum fortiter faciendi celeritate duplicemque laudem e proelio retulit, cuius eum uix spectatorem anni esse patiebantur: arma enim infesta et destricti gladii et discursus telorum et aduentantis equitatus fragor et concurrentium exercituum impetus iuuenibus quoque aliquantum terroris incutit, inter quae gentis Aemiliae pueritia coronam mereri, spolia rapere ualuit

Hic spiritus ne M quidem Catonis pueritiae defuit: nam cum in domo M Drusi auunculi sui educaretur, et ad eum tribunum pl Latini de ciuitate inpetranda conuenissent, a Q Poppedio Latii principe, Drusi autem hospite, rogatus ut socios apud auunculum adiuuaret, constanti uultu non facturum se respondit
Lepido, dunque, precorse il maturarsi delletà, accelerando i tempi dellinizio delle sue imprese valorose, e riportò un duplice motivo di vanto dalla battaglia, di cui gli anni gli avrebbero concesso, al più, di essere spettatore: difatti le armi nemiche e le spade sguainate e il sibilar dei proiettili e il fragore della cavalleria che incalza e limpeto degli eserciti cozzanti sogliono incutere anche ai giovani un certo spavento: e invece, in mezzo a tutto questo, un giovinetto della famiglia Emilia ebbe il coraggio di meritarsi una ricompensa militare e di strappare le spoglie al nemico

Codesto spirito non mancò nemmeno a Marco Catone giovinetto: difatti, mentre era allevato nella casa dello zio materno Marco Druso, vennero a trovare costui, chera tribuno della plebe, i Latini, i quali speravano di ottenere il diritto di cittadinanza; il giovine, pregato da Quinto Poppedio, il più autorevole portavoce dei Latini, dinterporre i suoi buoni uffici presso lo zio a pro della causa dei Latini, rispose coraggiosamente che non lavrebbe fatto
iterum deinde ac saepius interpellatus in proposito perstitit

tunc Poppedius in excelsam aedium partem leuatum abiecturum inde se, nisi precibus obtemperaret, minatus est: nec hac re ab incepto moueri potuit

expressa est itaque illa uox homini: gratulemur nobis, Latini et socii, hunc esse tam paruum, quo senatore ne sperare quidem nobis ciuitatem licuisset

tenero ergo animo Cato totius curiae grauitatem percepit perseuerantiaque sua Latinos iura nostrae ciuitatis adprehendere cupientes reppulit
Pregato, quindi, una seconda e una terza volta, persistette nel suo proposito

Allora Poppedio, sollevatolo in braccio e salito sulla parte più alta della casa, lo minacciò di buttarlo giù, se non avesse obbedito ai suoi voleri: ma nemmeno così poté smuoverlo dalla sua determinazione

Fu allora che Poppedio pronunziò le celebri parole: Rallegriamoci, o Latini e alleati, che costui sia ancora in tenera età, ché, se fosse senatore, non avremmo potuto neanche sperare nella concessione del diritto di cittadinanza

Ancor tenerello, dunque, Catone assommò in sé la maestà della Curia tutta, e con la sua perseveranza respinse i Latini che agognavano a conquistare il diritto della nostra cittadinanza

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 06 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 06 - Parte 01

Idem, cum salutandi gratia praetextatus ad Sullam uenisset et capita proscriptorum in atrium adlata uidisset, atrocitate rei commotus paedagogum suum nomine Sarpedonem interrogauit quapropter nemo inueniretur, qui tam crudelem tyrannum occideret: cumque is non uoluntatem hominibus, sed facultatem deesse, quod salus eius magno praesidio militum custodiretur, respondisset, ut ferrum sibi daret obsecrauit, adfirmando perfacile se eum interfecturum, quod in lecto illius considere soleret

paedagogus et animum Catonis agnouit et propositum exhorruit eumque postea ad Sullam excussum semper adduxit

nihil hoc admirabilius: puer in officina crudelitatis deprehensum uictorem non extimuit tum maxime consules, municipia, legiones, equestris ordinis maiorem partem trucidantem
Egli stesso, recatosi chera appena dodicenne a salutare Silla e vedute le teste dei proscritti ammucchiate nellatrio, impressionato da quel crudele spettacolo, chiese al suo pedagogo, di nome Sarpedone, perché non si trovasse nessuno disposto ad uccidere un tiranno così disumano: e quando colui gli ebbe risposto che mancava non la volontà, ma i mezzi, essendone lincolumità garantita da un grosso presidio di guardie del corpo, lo scongiurò di porgergli una spada, affermando che gli sarebbe stato facile ucciderlo, abituato comera a sedere sul suo letto

Il pedagogo, se da un lato riconobbe il coraggio di Catone, dallaltro rimase atterrito dal suo proposito, e dallora in poi laccompagnò da Silla solo dopo averlo perquisito

Nulla di più mirabile di questo fatto: ancora ragazzo, egli non ebbe timore di quelluomo allora trionfante, colto nellofficina stessa della sua crudeltà, che in quel momento più che mai trucidava consoli, municipi interi, legioni e gran parte dei senatori
ipsum Marium illo loci statuisses, celerius aliquid de sua fuga quam de Sullae nece cogitasset

Cuius filium Faustum C Cassius condiscipulum suum in schola proscriptionem paternam laudantem ipsumque, cum per aetatem potuisset, idem facturum minitantem colapho percussit

dignam manum, quae publico parricidio se non contaminaret

ext Et ut a Graecis aliquid, Alcibiades ille, cuius nescio utrum bona an uitia patriae perniciosiora fuerint illis enim ciues suos decepit, his adflixit , cum adhuc puer ad Periclen auunculum suum uenisset eumque secreto tristem sedentem uidisset, interrogauit quid ita tantam in uultu confusionem gereret
Persino Mario, se lo avessi messo al suo posto, avrebbe pensato prima a fuggire in qualche modo che ad uccidere Silla

Una volta che il figlio di Silla, Fausto, lodò le proscrizioni volute da suo padre e minacciò che, appena gli fosse stato possibile, avrebbe fatto la stessa cosa, Caio Cassio, suo compagno di scuola, lo colpì con uno schiaffo

O mano indegna di macchiarsi del pubblico parricidio

E per toccare dei Greci, quellAlcibiade, del quale non so se abbiano maggiormente danneggiato la sua patria le virtù o i vizi con le prime ingannò i suoi concittadini, con i secondi li afflisse, venuto ancor ragazzo presso lo zio materno Pericle e vistolo seduto in disparte piuttosto preoccupato, gli chiese perché mostrasse tanto turbamento in volto

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 02

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 03 - Parte 02

at illo dicente mandatu se ciuitatis propylaea Mineruae, quae sunt ianuae arcis, aedificasse consumptaque in id opus ingenti pecunia non inuenire quo pacto ministerii rationem redderet atque ideo conflictari, ergo inquit quaere potius quemadmodum rationem non reddas

itaque uir amplissimus et prudentissimus suo consilio defectus puerili usus est atque id egit, ut Athenienses finitimo inplicati bello rationibus exigendis non uacarent

sed uiderint Athenae utrum Alcibiadem lamententur an glorientur, quoniam adhuc inter execrationem hominis et admirationem dubio mentis iudicio fluctuatur

Init Nos quia iam initia procursusque uirtutis patefecimus, actum ipsum persequemur, cuius ponderosissima uis et efficacissimi lacerti in fortitudine consistunt
E quando lo zio gli rispose che era turbato perché aveva costruito per pubblico mandato i Propilei di Minerva, che sono le porte dellAcropoli e, consumati ingenti fondi in tale costruzione, non sapeva come render conto del mandato e per questo era turbato; dunque gli disse, vedi piuttosto come tu non abbia a renderne conto

E così un uomo di altissima autorità e di grande esperienza come lui, rimasto a corto di idee, ricorse al suggerimento di un ragazzo e fece in modo che gli Ateniesi, impegnati in guerra contro i propri confinanti, non avessero agio di chiedergli i conti

Ma vedano gli Ateniesi se debbano piangere o gloriarsi per Alcibiade, perché si è ancora incerti, nel valutarlo, tra lesecrazione e lammirazione

Noi, poiché abbiamo già dato la stura agli esempi di virtù in germoglio e poi in fiore, continueremo trattando della virtù pienamente realizzata, di cui il peso maggiore e i muscoli più potenti consistono nella forza danimo
Nec me praeterit, conditor urbis nostrae, Romule, principatum hoc tibi in genere laudis adsignari oportere

sed patere, obsecro, uno te praecurri exemplo, cui et ipse aliquantum honoris debes, quia beneficio illius effectum est ne tam praeclarum opus tuum Roma dilaberetur

Etruscis in urbem ponte sublicio inrumpentibus Horatius Cocles extremam eius partem occupauit totumque hostium agmen, donec post tergum suum pons abrumperetur, infatigabili pugna sustinuit atque, ut patriam periculo inminenti liberatam uidit, armatus se in Tiberim misit

cuius fortitudinem dii immortales admirati incolumitatem sinceram ei praestiterunt: nam neque altitudine deiectus quassatusue nec pondere armorum pressus nec ullo uerticis circuitu actus, ne telis quidem, quae undique congerebantur, laesus tutum natandi euentum habuit
Non mi sfugge, o Romolo fondatore della nostra Roma, che a te occorre assegnare il primo posto in questo genere di lode

Ma permettimi, ti prego, di citare, ancor prima di te, un solo esempio, cui anche tu devi alquanto onore, perché per suo beneficio è avvenuto che Roma, tua opera così insigne, non è venuta meno

Mentre gli Etruschi tentavano dirrompere in Roma attraverso il ponte Sublicio, Orazio Coclite ne occupò lestremità, e combattendo instancabilmente ne resse lurto finché esso non fosse interrotto alle sue spalle; appena poi vide che la patria era libera dal pericolo imminente, si gettò armato nel Tevere

Gli dèi, ammirati di tanto coraggio, gli donarono lassoluta incolumità: ché, non fiaccato dallaltezza del tuffo né gravato dal peso delle armi né travolto da gorgo alcuno e nemmeno ferito dai proiettili che gli piovevano intorno da ogni parte, concluse indenne la sua nuotata

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unus itaque tot ciuium, tot hostium in se oculos conuertit, stupentis illos admiratione, hos inter laetitiam et metum haesitantis, unusque duos acerrima pugna consertos exercitus, alterum repellendo, alterum propugnando distraxit

denique unus urbi nostrae tantum scuto suo quantum Tiberis alueo munimenti attulit

quapropter discedentes Etrusci dicere potuerunt: Romanos uicimus, ab Horatio uicti sumus

Immemorem me propositi mei Cloelia facit, paene eadem enim tempestate, certe aduersus eundem hostem et in eodem Tiberi inclytum ausa facinus: inter ceteras enim uirgines obses Porsennae data hostium nocturno tempore custodiam egressa equum conscendit celerique traiectu fluminis non solum obsidio se, sed etiam metu patriam soluit, uiris puella lumen uirtutis praeferendo
In tal modo egli rivolse su di sé gli occhi di tanti cittadini e di tanti nemici, questi stupefatti ed ammirati, quelli incerti tra la letizia ed il timore, e ancora da solo riuscì a dividere luno dallaltro due eserciti venuti ad acerrima zuffa, luno respingendo, laltro proteggendo

Infine, da solo protesse la nostra città col suo scudo, quanto il Tevere col suo alveo

Perciò gli Etruschi, ritirandosi, poterono dire: a Abbiamo vinto i Romani, siamo stati vinti da Orazio

Mi rende immemore del mio divisamento Clelia, che forse nella stessa circostanza, certamente contro lo stesso nemico e nello stesso Tevere, osò unimpresa gloriosissima: data in ostaggio insieme con altre fanciulle a Porsenna, eluse la sorveglianza nemica e, montata in piena notte a cavallo e guadato velocemente il fiume, liberò non solo sé stessa dalla prigionia, ma anche la patria dal terrore, protendendo così, lei donna, la fiaccola del valore agli uomini
Redeo nunc ad Romulum, qui ab Acrone Caeninensium rege ad dimicandum prouocatus, quamquam et numero et fortitudine militum superiorem se crederet, tutiusque erat toto cum exercitu quam solum in aciem descendere, sua potissimum dextera omen uictoriae corripuit

nec incepto eius fortuna defuit: occiso enim Acrone fusisque hostibus opima de eo spolia Ioui Feretrio retulit

hactenus istud, quia publica religione consecrata uirtus nulla priuata laudatione indiget

Ab Romulo proximus Cornelius Cossus eidem deo spolia consecrauit, cum magister equitum ducem Fidenatium in acie congressus interemisset

magnus initio huiusce generis inchoatae gloriae Romulus: Cosso quoque multum adquisitum est, quod imitari Romulum ualuit
Torno ora a Romolo, sfidato a singolar tenzone dal re dei Ceninensi Acrone, pur sapendo di essergli superiore per numero e coraggio di soldati e sebbene fosse partito più sicuro affrontare il nemico con tutto lesercito che da solo, preferì conquistarsi di sua mano il presagio della vittoria

E la fortuna gli fu compagna: ché, ucciso Acrone e sgominati i nemici, ne offrì a Giove Feretrio le spoglie opime

Ma di questi argomenti ora basti, perché il valore consacrato dalla pietà pubblica non ha bisogno di lodi private

Il primo che dopo Romolo consacrò allo stesso dio le spoglie opime fu Cornelio Cosso, dopo che, comandante supremo della cavalleria, uccise il generale dei Fidenati essendosi scontrato con lui in battaglia

Indubbiamente grande è Romolo per aver dato inizio a tale gloriosa tradizione, ma anche Cosso molti meriti si acquistò, essendo riuscito ad imitarlo

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Ne M quidem Marcelli memoriam ab his exemplis separare debemus, in quo tantus uigor animi fuit, ut apud Padum Gallorum regem ingenti exercitu stipatum cum paucis equitibus inuaderet, quem protinus obtruncatum armis exuit eaque Ioui Feretrio dicauit

Eodem et uirtutis et pugnae genere usi sunt T Manlius Torquatus et Valerius Coruinus et Aemilianus Scipio

hi etiam ultro prouocatos hostium duces interemerunt, sed quia sub alienis auspiciis rem gesserant, spolia Ioui Feretrio non posuerunt consecranda

Idem Scipio Aemilianus, cum in Hispania sub Lucullo duce militaret atque Intercatia, praeualidum oppidum, circumsederetur, primus moenia eius conscendit

neque erat in eo exercitu quisquam aut nobilitate aut animi indole aut futuris actis, cuius magis saluti parci et consuli deberet
() Non possiamo disgiungere da questi esempi nemmeno il ricordo di Marco Marcello, tanto coraggioso che assalì presso il Po con pochi cavalieri il re dei Galli attorniato da un ingente esercito e, uccisolo, ne spogliò il cadavere delle armi, che offrì a Giove Feretrio

() Con lo stesso valore e con identica tecnica di combattimento Tito Manlio Torquato, Valerio Corvino e Scipione Emiliano sfidarono volontariamente i condottieri nemici e li uccisero in singolar tenzone

ma, poiché avevano compiuto la loro impresa alle dipendenze di altri generali, non offrirono le spoglie da consacrare a Giove Feretrio

Lo stesso Scipione Emiliano, mentre militava in Ispagna agli ordini di Lucullo allassedio della munitissima rocca dIntercazia, fu il primo a salire sulle mura

Né cera in quellesercito alcuno, alla cui incolumità il console avrebbe meglio dovuto provvedere, data la sua nobilità, il suo temperamento ed il brillante avvenire che lo attendeva

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