Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 02, Par 71 - 101, pag 4

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 02, Par 71 - 101

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 02, Par 71 - 101
Quo natus est die, cum de Catilinae coniuratione ageretur in curia et Octavius ob uxoris puerperium serius affuisset, nota ac vulgata res est P Nigidium, comperta morae causa, ut horam quoque partus acceperit, affirmasse dominum terrarum orbi natum

Octavio postea, cum per secreta Thraciae exercitum duceret, in Liberi patris luco barbara caerimonia de filio consulenti, idem affirmatum est a sacerdotibus, quod infuso super altaria mero tantum flammae emicuisset, ut supergressa fastigium templi ad caelum usque ferretur, unique omnino Magno Alexandro apud easdem aras sacrificanti simile provenisset ostentum
Il giorno in cui Augusto nacque in Senato si stavano prendendo decisioni a proposito della congiura di Catilina e Ottavio vi giunse in ritardo proprio a causa del parto; quando P Nigidio - il particolare è noto a tutti - fu informato della causa del ritardo e seppe anche l'ora in cui era avvenuto il lieto evento, proclamò che era nato un padrone per l'universo intero

Più tardi Ottavio, mentre alla testa delle sue truppe attraversava le solitudini della Tracia, consultò a proposito di suo figlio gli oracoli barbari in un bosco consacrato a Bacco e i sacerdoti gli confermarono la stessa dichiarazione, perché il vino sparso sugli altari aveva fatto crepitare la fiamma così in alto, che, superato il fastigio del tempio, era salita fino al cielo, prodigio che si era verificato soltanto per Alessandro Magno, quando aveva fatto sacrifici su quegli stessi altari
Atque etiam sequenti statim nocte videre risus est filium mortali specie ampliorem, cum fulmine et sceptro exuviisque Iovis Optimi Maximi ac radiata corona, super laureatum currum, bis senis equis candore eximio trahentibus

Infans adhuc, ut scriptum apud C Drusum exstat, repositus vespere in cunas a nutricula loco plano, postera luce non comparuit, diuque quaesitus tandem in altissima turri repertus est iacens contra solis exortum

Cum primum fari coepisset, in avito suburbano obstrepentis forte ranas silere iussit, atque ex eo negantur ibi ranae coaxare

Ad quartum lapidem Campanae viae in nemore prandenti ex inproviso aquila panem ei e manu rapuit et, cum altissime evolasset, rursus ex inproviso leniter delapsa reddidit
Nella notte seguente, poi, Ottavio ebbe l'impressione di vedere suo figlio, dotato di una grandezza sovrumana, che portava il fulmine, lo scettro e gli attributi di Giove Ottimo Massimo, il capo cinto da una corona raggiante, su un carro coperto di lauro, trascinato da dodici cavalli di abbagliante bianchezza

Quando era ancora fanciullo, ci racconta C Druso, la sua nutrice lo aveva posto una sera nella sua culla, sistemata al piano terreno; all'alba del giorno successivo, però, non lo si trovò più e dopo averlo cercato a lungo, alla fine lo si scoprì sdraiato sulla parte più alta di una torre, con la faccia rivolta al sole che stava sorgendo

Aveva appena cominciato a parlare quando, un giorno, nella casa suburbana della sua famiglia, infastidito dal gracidare delle rane, ordinò loro di star zitte e dicono che le rane da allora non gracidarono più in quel luogo

Mentre pranzava in un bosco a quattro miglia da Roma, lungo la via Campana, un'aquila venne improvvisamente a strappargli il pane dalla mano e, dopo essere volata molto in alto, di nuovo improvvisamente discese dolcemente e glielo riportò
Q Catulus post dedicatum Capitolium duabus continuis noctibus somniavit: prima, Iovem Optimum Maximum e praetextatis compluribus circum aram ludentibus unum secrevisse atque in eius sinum signum rei publicae quam manu gestaret reposuisse; at insequenti, animadvertisse se in gremio Capitolini Iovis eundem puerum, quem cum detrahi iussisset, prohibitum monitu dei, tanquam is ad tutelam rei publicae educaretur; ac die proximo obvium sibi Augustum, cum incognitum alias haberet, non sine admiratione contuitus, simillimum dixit puero, de quo somniasset

Quidam prius somnium Catuli aliter exponunt, quasi Iuppiter compluribus praetextatis tutorem a se poscentibus, unum ex eis demonstrasset, ad quem omnia desideria sua referrent, eiusque osculum delibatum digitis ad os suum rettulisset
Q Catulo, dopo la consacrazione del Carnpidoglio, sognò per due notti di fila: nella prima vide Giove Ottimo Massimo scegliere un fanciullo, tra i molti che giocavano attorno al suo altare indossando la pretesta, e deporgli tra le braccia l'immagine dello Stato che teneva nelle sue mani; nella seconda scorse lo stesso fanciullo in grembo a Giove Capitolino e, avendo ordinato di toglierlo di lì, con un gesto il dio glielo impedì facendogli sapere che lo allevava per proteggere lo Stato Il giorno dopo, incontrando Augusto, che per altro gli era sconosciuto, Catulo, non senza una certa ammirazione gli disse che assomigliava moltissimo al fanciullo che aveva sognato

Altri danno una versione diversa del primo sogno di Catulo: a Giove sarebbe stato richiesto un tutore da molti ragazzi che indossavano la pretesta ed egli ne avrebbe indicato uno al quale dovevano indirizzare tutte le loro domande e poi avrebbe portato alle labbra le dita che quello gli porgeva da baciare

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 01 - 30

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 03, Par 01 - 30

M Cicero C Caesarem in Capitolium prosecutus, somnium pristinae noctis familiaribus forte narrabat: puerum facie liberali, demissum e caelo catena aurea, ad fores Capitoli constitisse eique Iovem flagellum tradidisse; deinde repente Augusto viso, quem ignotum plerisque adhuc avunculus Caesar ad sacrificandum acciverat, affirmavit ipsum esse, cuius imago secundum quietem sibi obversata sit

Sumenti virilem togam tunica lati clavi, resuta ex utraque parte, ad pedes decidit

Fuerunt qui interpretarentur, non aliud significare, quam ut is ordo cuius insigne id esset quandoque ei subiceretur
M Cicerone, accompagnando C Cesare al Campidoglio, raccontava ai suoi amici il sogno della notte precedente: aveva visto un fanciullo dai lineamenti nobili discendere dal cielo appeso ad una catena d'oro, arrestarsi davanti alle porte del Campidoglio dove Giove gli consegnava una frusta Quando poi, d'un tratto, vide Augusto che, ancora sconosciuto alla maggior parte, Cesare, lo zio, aveva fatto venire al sacrificio, disse che era proprio lui il ragazzo che aveva visto apparire nel suo sogno

Quando indossò la toga virile, la tunica del suo laticlavio, scucita da tutte e due le parti, cadde fino ai piedi

Non mancarono quelli che interpretarono il fatto in un solo modo, e cioè che l'ordine, di cui il laticlavio era l'insegna, un giorno gli sarebbe stato sottomesso
Apud Mundam Divus Iulius, castris locum capiens cum silvam caederet, arborem palmae repertam conservari ut omen victoriae iussit; ex ea continuo enata suboles adeo in paucis diebus adolevit, ut non aequiperaret modo matricem, verum et obtegeret frequentareturque columbarum nidis, quamvis id avium genus duram et asperam frondem maxime vitet

Illo et praecipue ostento motum Caesarem ferunt, ne quem alium sibi succedere quam sororis nepotem vellet

In secessu Apolloniae Theogenis mathematici pergulam comite Agrippa ascenderat; cum Agrippae, qui prior consulebat, magna et paene incredibilia praedicerentur, reticere ipse genituram suam nec velle edere perseverabat, metu ac pudore ne minor inveniretur

Qua tamen post multas adhortationes vix et cunctanter edita, exilivit Theogenes adoravitque eum
Davanti a Munda, spianando una foresta scelta da Cesare per impiantarvi l'accampamento, venne scoperta una palma e Cesare ordino di rispettarla come un presagio di vittoria; subito dopo essa fece germogliare virgulti che in pochi giorni crebbero a tal punto che non solo raggiunsero l'altezza della matrice, ma la coprirono e si riempirono di nidi di colombi, benché questo genere di volatili evitino con ogni cura le foglie dure e rugose

Dicono che sia stato proprio questo prodigio ad indurre Cesare a non volere altro successore che questo nipote di sua sorella

Durante il suo ritiro ad Apollonia Augusto era salito, insieme con Agrippa, all'osservatorio dell'astrologo Teogene Agrippa lo consultò per primo, ma quando Augusto vide che Teogene gli faceva splendide previsioni, quasi incredibili, si rifiutò ostinatamente di fornirgli i dati relativi alla sua nascita, per il timore e la vergogna di essere considerato di origini oscure

Quando finalmente, dopo molte preghiere, vi ebbe acconsentito, pur esitando, Teogene si alzò dal suo seggio e lo adorò

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 02, Par 21 - 40

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 02, Par 21 - 40

Tantam mox fiduciam fati Augustus habuit, ut thema suum vulgaverit nummumque argenteum nota sideris Capricorni, quo natus est, percusserit

[95] Post necem Caesaris reverso ab Apollonia et ingrediente eo urbem, repente liquido ac puro sereno circulus ad speciem caelestis arcus orbem solis ambiit, ac subinde Iuliae Caesaris filiae monimentum fulmine ictum est

Primo autem consulatu et augurium capienti duodecim se vultures ut Romulo ostenderunt, et immolanti omnium victimarum iocinera replicata intrinsecus ab ima fibra paruerunt, nemine peritorum aliter coniectante quam laeta per haec et magna portendi

[96] Quin et bellorum omnium eventus ante praesensit
In seguito Augusto ebbe tanta fiducia nei suoi destini che fece pubblicare il suo oroscopo e coniare una moneta d'argento con il segno del Capricorno, sotto il quale era nato

95 Quando, ritornando da Apollonia dopo la morte di Cesare, rientrò in Roma, improvvisamente nel cielo limpido e puro, un cerchio, simile all'arcobaleno, circondò il disco del sole e la tomba di Giulia, figlia di Cesare, fu colpita più volte dal fulmine

Durante il suo primo consolato, mentre stava prendendo gli auspici, gli si mostrarono, come già a Romolo, dodici avvoltoi, e quando offriva sacrifici i fegati delle vittime si presentarono ripiegati su se stessi interiormente, fino all'ultima fibra; tutti gli interpreti concordemente vi videro presagi di grandezza e di prosperità

96 Per di più Augusto conobbe in anticipo l'esito di tutte le sue guerre
Contractis ad Bononiam triumvirorum copiis, aquila tentorio eius supersedens duos corvos hinc et inde infestantis afflixit et ad terram dedit; notante omni exercitu, futuram quandoque inter collegas discordiam talem qualis secuta est, et exitum praesagiente

Philippis Thessalus quidam de futura victoria nuntiavit auctore Divo Caesare, cuius sibi species itinere avio occurrisset

Circa Perusiam, sacrificio non litanti cum augeri hostias imperasset, ac subita eruptione hostes omnem rei divinae apparatum abstulissent, constitit inter haruspices, quae periculosa et adversa sacrificanti denuntiata essent, cuncta in ipsos recasura qui exta haberent; neque aliter evenit

Pridie quam Siciliensem pugnam classe committeret, deambulanti in litore piscis e mari exsilivit et ad pedes iacuit
Quando le truppe dei triumviri erano raggruppate a Bologna un'aquila che si era insediata sul tetto della sua tenda abbatté e fece precipitare a terra due corvi che la aggredivano a destra e a sinistra Tutto l'esercito presagì che un giorno fra i tre colleghi vi sarebbe stata quella discordia che poi si verificò e ne anticipò l'esito

A Filippi un Tessalo gli predisse la vittoria da parte del divino Cesare, il cui fantasma gli si era presentato in una strada solitaria

Davanti a Perugia, poiché i presagi del sacrificio non erano favorevoli, ordinò di aumentare il numero delle vittime quando un improvviso attacco dei nemici spazzò via tutto quello che era stato preparato per il sacrificio; gli aruspici allora furono unanimi nel dire che tutte le sventure e i pericoli annunciati a chi sacrificava prima sarebbero ricaduti su coloro che avevano le interiora delle vittime E fu proprio così

Il giorno prima di impegnarsi nella battaglia navale in Sicilia, mentre passeggiava sulla riva un pesce saltò fuori dall'acqua e andò a cadere ai suoi piedi

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 01, Par 01 - 20

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 01, Par 01 - 20

Apud Actium descendenti in aciem asellus cum asinario occurrit, homini Eutychus, bestiae Nicon erat nomen; utriusque simulacrum aeneum victor posuit in templo, in quod castrorum suorum locum vertit

[97] Mors quoque eius, de qua dehinc dicam, divinitasque post mortem evidentissimis ostentis praecognita est

Cum lustrum in campo Martio magna populi frequentia conderet, aquila eum saepius circumvolavit transgressaque in vicinam aedem super nomen Agrippae ad primam litteram sedit; quo animadverso vota, quae in proximum lustrum suscipi mos est, collegam suum Tiberium nuncupare iussit; nam se, quamquam conscriptis paratisque iam tabulis, negavit suscepturum quae non esset soluturus
Ad Azio, quando stava per scendere in campo gli si fece incontro un uomo con un somaro: l'uomo si chiamava Eutiche, la bestia Nicone Dopo la vittoria fece erigere a tutte e due una statua di bronzo nel tempio che innalzò nel luogo dove aveva posto i suoi accampamenti

97 Con segni evidenti furono preannunciate anche la sua morte, della quale da adesso parlerò, e la sua divinizzazione dopo la morte

Mentre compiva i lustri nel Campo di Marte, davanti ad una gran folla di popolo, un'aquila volò più volte attorno a lui, poi, dirigendosi verso il vicino tempio, si sedette sulla prima lettera del nome di Agrippa A questa vista, incaricò Tiberio, suo collega, di pronunciare i voti che si è soliti fare per il lustro successivo, perché, quantunque fossero già pronti e annotati, egli disse di non poter pronunciare ciò che non poteva mantenere
Sub idem tempus ictu fulminis ex inscriptione statuae eius prima nominis littera effluxit; responsum est, centum solos dies posthac victurum, quem numerum C littera notaret, futurumque ut inter deos referretur, quod aesar, id est reliqua pars e Caesaris nomine, Etrusca lingua deus vocaretur

Tiberium igitur in Illyricum dimissurus et Beneventum usque prosecuturus, cum interpellatores aliis atque aliis causis in iure dicendo detinerent, exclamavit, quod et ipsum mox inter omina relatum est, non, si omnia morarentur, amplius se posthac Romae futurum; atque itinere incohato Asturam perrexit, et inde praeter consuetudinem de nocte ad occasionem aurae evectus, causam valitudinis contraxit ex profluvio alvi

[98] Tunc Campaniae ora proximisque insulis circuitis, Caprearum quoque secessui quadriduum impendit, remississimo ad otium et ad omnem comitatem animo
Intorno allo stesso periodo un fulmine fece cadere dall'iscrizione della sua statua la prima lettera del suo nome; gli fu detto, come responso, che sarebbe vissuto soltanto cento giorni dopo quel fatto, giusto il numero indicato dalla lettera C, e che sarebbe stato innalzato tra gli dei perché 'aesar,', vale a dire la parte rimanente del nome di 'Caesar' in lingua etrusca significa 'Dio'

Si accingeva a mandare Tiberio nell'Illirico e ad accompagnarlo fino a Benevento, ma trattenuto da alcuni importuni che gli sottomettevano processo su processo, gridò - e anche questo fu annoverato tra i presagi - che se tutto congiurava per fermarlo, egli non sarebbe stato più utile a Roma Si mise dunque in viaggio e giunse ad Astura; qui, contrariamente al solito, si imbarcò di notte, per approfittare del vento favorevole e la sua malattia cominciò con una diarrea

98 Poi, costeggiati i lidi della Campania e fatto il giro delle isole vicine, dimorò quattro giorni ritirato a Capri, con l'animo disteso ad ogni tipo di riposo e di compagnia

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Forte Puteolanum sinum praetervehenti vectores nautaeque de navi Alexandrina, quae tantum quod appulerat, candidati coronatique et tura libantes fausta omina et eximias laudes congesserant, per illum se vivere, per illum navigare, libertate atque fortunis per illum frui

Qua re admodum exhilaratus quadragenos aureos comitibus divisit iusque iurandum et cautionem exegit a singulis, non alio datam summam quam in emptionem Alexandrinarum mercium absumpturos

Sed et ceteros continuos dies inter varia munuscula togas insuper ac pallia distribuit, lege proposita ut Romani Graeco, Graeci Romano habitu et sermone uterentur
Mentre costeggiava la baia di Pozzuoli, i passeggeri e i marinai di una nave di Alessandria, che da poco aveva attraccato, si erano avvicinati a lui, vestiti di bianco, coronati di fiori bruciando incenso e gli avevano esternato auguri di felicità e altissime lodi dicendo che per merito suo essi vivevano, per merito suo potevano navigare, per merito suo essi potevano godere della libertà e di ogni bene

Rallegrato da questo omaggio, egli regalò quaranta pezzi d'oro ai suoi compagni e pretese da ciascuno la promessa, sotto giuramento, che essi avrebbero destinato integralmente quella somma all'acquisto di merci di Alessandria

Poi, nei giorni successivi, distribuì ancora tra loro, oltre vari piccoli doni, toghe e mantelli greci, a condizione che i Romani adottassero il costume e la lingua dei Greci e questi facessero il contrario

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