Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 01, Par 01 - 20, pag 3

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 01, Par 01 - 20

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 01, Par 01 - 20
campum Stellatem maioribus consecratum agrumque Campanum ad subsidia rei publicae uectigalem relictum diuisit extra sortem ad uiginti milibus ciuium, quibus terni pluresue liberi essent

publicanos remissionem petentis tertia mercedum parte releuauit ac, ne in locatione nouorum uectigalium inmoderatius licerentur, propalam monuit

cetera item, quae cuique libuissent, dilargitus est contra dicente nullo ac, si conaretur quis, absterrito

Marcum Catonem interpellantem extrahi curia per lictorem ducique in carcerem iussit

Lucio Lucullo liberius resistenti tantum calumniarum metum iniecit, ut ad genua ultro sibi accideret
Il campo di Stella, consacrato dagli antenati, e l'Agro Campano, che era rimasto soggetto ad imposte per i bisogni dello Stato, furono divisi da Cesare, senza estrazione a sorte, tra ventimila cittadini che avevano tre o più figli

Quando gli esattori delle imposte vennero a chiedere un alleggerimento del canone di appalto, condonò loro un terzo, ma raccomandò anche pubblicamente di non essere sfrenati nell'aggiudicare nuove imposte

Per il resto elargiva favori a chiunque glieli chiedesse, senza che nessuno facesse opposizione, e se qualcuno ci si provava, lo minacciava fino a spaventarlo

Marco Catone gli si oppose, ed egli lo fece uscire dalla curia per mezzo di un littore e condurre in prigione

Lucio Lucullo, con eccessivo ardimento, provò a resistergli: Cesare gli gettò addosso una tale paura con insinuazioni calunniose che spontaneamente quello si gettò ai suoi piedi
Cicerone in iudicio quodam deplorante temporum statum Publium Clodium inimicum eius, frustra iam pridem a patribus ad plebem transire nitentem, eodem die horaque nona transduxit

postremo in uniuersos diuersae factionis [indicem ] inductum praemiis, ut se de inferenda Pompeio nece sollicitatum a quibusdam profiteretur productusque pro rostris auctores ex conpacto nominaret; sed uno atque altero frustra nec sine suspicione fraudis nominatis desperans tam praecipitis consilii euentum intercepisse ueneno indicem creditur

Cicerone, durante un processo, deplorò le condizioni dei tempi: Cesare, nello stesso giorno, alle tre del pomeriggio, fece passare Publio Clodio, nemico personale dell'oratore, dalla classe dei patrizi a quella della plebe, favore che Clodio già in precedenza aveva tentato invano di ottenere

Infine contro tutti i nemici di diversa fazione cercò di ricorrere a un delatore che, corrotto dal denaro, si prestasse a dichiarare che era stato sollecitato da alcuni di loro ad uccidere Pompeo e salisse sui rostri per indicare, secondo i suoi suggerimenti, gli istigatori del crimine Il disgraziato però cominciò a confondersi dopo aver pronunciato due nomi, cosa che fece sospettare la frode Cesare allora cominciò a pensare che un'impresa così temeraria non avrebbe avuto successo e fece sopprimere il delatore: pare con il veleno

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