plagis serpentium utique inlinunt [19] Labrusca quoque oenanthen fert satis dictam quae, a Graecis ampelos agria appellata, spissis et candicantibus foliis, geniculata, rimoso cortice, fert uvas rubentes cocci modo, quae cutem in facie mulierum purgant et varos, coxendicum et lumborum vitiis tusae cum foliis et suco prosunt radix decocta in aqua pota in vini Coi cyathis II umorem alvi ciet et ideo hydropicis datur hanc potius crediderim esse quam vulgus uvam taminiam vocat [20] utuntur ea pro amuleto et ad expuitionem sanguinis quoque adhibent, non ultra gargarizationes et ne quid devoretur, addito sale, thymo, aceto mulso ideo et purgationibus ancipitem putant Est huic similis, sed in salictis nascens; ideo distinguitur nomine, cum eosdem usus habeat, et salicastrum vocatur |
Si spalmano anche per le ferite dei serpenti [19] Anche la lambrusca citata sufficientemente produce l'oenanthe Questa, chiamata dai Greci ampelos agria, con foglie spesse e biancheggianti, nodosa, con una corteccia screpolata, produce uve rossicce al modo della bacca, che puliscono la pelle sul viso delle donne e le macchie, pestate con le foglie e il succo giovano ai mali delle anche e dei reni La radice decotta in acqua bevuta in due tazze di vino di Coo elimina il liquido dell'intestino e quindi è data agli idropici Crederei che questa sia piuttosto quella che il volgo chiama uva tamina [20] La usano come amuleto e l'adibiscono anche per l'espulsione del sangue, non oltre i gargarismi e affinché non sia ingoiata, dopo aver aggiunto sale, timo, aceto mielato Pertanto ritengono rischioso per i purganti C'è una simile a questa, ma che nasce nei saliceti; perciò è distinta con un nome, benché abbia gli stessi usi, ed è detta salicastro |
scabiem et pruriginem hominum quadripedumque aceto mulso trita haec efficacius tollit [21] Vitis alba est quae Graeci ampelon leucen, alii staphylen, alii melothron, alii psilotrum, alii archezostim, alii cedrostin, alii madon appellant huius sarmenta longis et exilibus internodiis geniculata scandunt folia pampinosa ad magnitudinem hederae dividuntur ut vitium radix alba, grandis, raphano similis initio ex ea caules asparagi similitudine exeunt hi decocti in cibo alvum et urinam cient [22] folia et caules exulcerant corpus, utique ulcerum phagedaenis et gangraenis tibiarumque taedio cum sale inlinuntur semen in uva raris acinis dependet, suco rubente, postea crocino novere id qui coria perficiunt; illo enim utuntur psoris et lepris inlinitur, lactis abundantiam facit coctum cum tritico potumque |
Questa rimuove scabbia e prurito di uomini e quadrupedi più efficacemente tritata con aceto mielato [21] La vite bianca è quella che i greci chiamano ampelos leuce, altri stafile, altri melothron, altri psilotrum, altri archezostis, altri cedrostis, altri mados I tralci di questa si sviluppano nodosi con internodi lunghi e sottili Le foglie con pampini secondo la grandezza dell'edera si dividono come (quelle) delle viti La radice bianca, grande, simile al rafano nella parte iniziale Da essa escono gambi a somiglianza dell'asparago Questi cotti nel cibo attivano l'intestino e l'urina [22] Foglie e gambi danneggiano il corpo, perciò sono spalmati con sale per le ferite e le cancrene delle ulcere e per la putrefazione delle gambe Il grappolo pende sull'uva con acini radi, con un succo rossiccio, poi giallo Coloro che fabbricano i cuoi lo conoscono; infatti lo usano Viene spalmato per le scabbie e le lebbre, cotto con frumento e bevuto produce abbondanza di latte |
[23] radix, numerosis utilitatibus nobilis, contra serpentium ictus trita drachmis II bibitur vitia cutis in facie varosque et lentigines et suggillata emendat et cicatrices, eademque praestat in oleo decocta datur et comitialibus potus, item mente conmotis aut vertigine laborantibus, drachmae pondere cotidie anno toto et ipsa autem largior aliquando sensus turbat [24] illa vis praeclara ossa infracta extrahit in aqua inposita ut bryonia; quare quidam hanc albam bryoniam vocant, aliam vero nigram efficacior in eodem usu cum melle et ture suppurationes incipientes discutit, veteres maturat et purgat ciet menses et urinam [25] ecligma ex ea fit suspiriosis et contra lateris dolores, ruptis, convulsis splenem ternis obolis pota XXX diebus consumit inlinitur eadem cum fico et pterygiis digitorum |
[23] La radice, famosa per i numerosi usi, tritata in misura di due dracme è bevuta contro i morsi dei serpenti Toglie i difetti della pelle sulla faccia e anche macchie e lentiggini e lividi e cicatrici, giova ugualmente cotta nell'olio La bevanda viene data anche agli epilettici, pure a quelli scossi nella mente o che sono affetti da vertigine, nella misura di una dracma al giorno per un anno intero E la stessa poi troppo abbondante turba talvolta i sensi [24]Quella proprietà famosa messa nell'acqua estrae le ossa rotte come la brionia; perciò alcuni chiamano questa brionia bianca, l'altra invece nera Più efficace nello stesso uso con miele ed incenso Allontana le suppurazioni che cominciano, matura e purifica le vecchie Stimola le mestruazioni e l'urina [25] Da questa si ottiene un eclemma per asmatici e contro i dolori del fianco, per le fratture, le slogature Bevuta per trenta giorni in tre oboli diminuisce il volume della milza La stessa è spalmata con il fico anche per le escrescenze delle dita |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 37, Paragrafi 161-205
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 37, Paragrafi 161-205
ex vino secundas feminarum adposita trahit et pituitam drachma pota in aqua mulsa [26] sucus radicis colligi debet ante seminis maturitatem qui inlitus per se et cum ervo laetiore quodam colore et cutis teneritate mangonicat corpora, serpentes fugat tunditur ipsa radix cum fico pingui erugatque corpus, si statim bina stadia ambulentur, alias uret et nisi frigida abluatur iucundius hoc idem praestat nigra vitis, quoniam alba pruritum adfert [27] Est ergo et nigra, quam proprie bryoniam vocant, alii Chironiam, alii gynaecanthen aut aproniam, similem priori, praeterquam colore; huius enim nigrum esse diximus asparagos eius Diocles praetulit veris asparagis in cibo urinae ciendae lienique minuendo [28] in frutectis et harundinetis maxume nascitur radix foris nigra, intus buxeo colore |
Poggiata col vino distacca le placente delle donne e bevuta nell'acqua mielata nella dose di una dracma il catarro [26] Il succo della radice deve essere raccolto prima della maturazione del seme Questo spalmato da solo e con l'ervo migliora i corpi con un certo colorito più piacevole e con la morbidezza della pelle, mette in fuga i serpenti La stessa radice è pestata col fico grasso e distende il corpo, se sono percorsi subito due stadi, altrimenti brucerà e se non è lavata con acqua fredda La vite nera offre questa stessa cosa più piacevolmente, poiché la bianca provoca prurito [27] C'è dunque anche la nera, che chiamano propriamente brionia, altri chironia, altri gynaecanthe o apronia, simile alla precedente, tranne nel colore; infatti abbiamo detto che di questa è nero Diocle preferì nel cibo i suoi asparagi ai veri asparagi per l'urina da stimolare e per la milza da ridurre [28] Nasce soprattutto nei frutteti e nei canneti La radice fuori nera, dentro col colore del bosso |
ossa infracta vel efficacius extrahit quam supra dicta, cetera eadem peculiare quod iumentorum cervicibus unice medetur aiunt, si quis villam ea cinxerit, fugere accipitres tutasque fieri villares alites eadem in iumento homineque flemina aut sanguinem, qui se ad talos deiecerit, circumligata sanat et hactenus de vitium generibus [29] Musta differentias habent naturales has, quod sunt candida aut nigra aut inter utrumque, alia ex quibus vinum fiat, alia ex quibus passum cura differentias innumerabiles facit; in plenum ergo haec dixisse conveniat: mustum omne stomacho inutile, venis iucundum a balneis raptim et sine interspiratione potum necat cantharidum naturae adversatur, item serpentibus, maxime haemorrhoidi et salamandrae |
Estrae poi le ossa rotte più efficacemente di quella citata sopra, uguali le altre qualità Particolare il fatto che cura straordinariamente i colli dei giumenti Dicono che, se qualcuno ha recintato la fattoria con questa, i rapaci fuggono e i volatili da cortile sono sicuri La stessa messa intorno guarisce nella bestia da soma e nell'uomo le varici o il sangue, che si sia rappreso ai talloni Ma fin qui circa i tipi delle viti [29] I mosti hanno queste differenze naturali, poiché sono bianchi o neri o fra entrambi, alcuni da cui si ricava il vino, altri da cui il passito La lavorazione produce innumerevoli differenze; dunque convenga aver detto a sufficienza queste cose: ogni mosto dannoso per lo stomaco, favorevole per le vene Bevuto velocemente e senza interruzione dopo il bagno uccide Si oppone alla natura delle cantaridi, ugualmente ai serpenti, soprattutto dell'emorroico e della salamandra |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 21-30
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 21-30
[30] capitis dolores facit et gutturi inutile, prodest renibus, iocineri et interaneis, vesicae; conlevat enim ea; privatim contra buprestim valet, contra meconium, lactis coagulationem, toxica, dorycnium, ex oleo potum redditumque vomitionibus ad omnia infirmius album, iucundius passi mustum et quod minorem capitis dolorem adferat [31] Vini genera differentiasque perquam multas exposuimus et fere cuiusque proprietates neque est ulla pars difficilior tractatu aut numerosior, quippe cum sit arduum dictu, pluribus prosit an noceat praeterea quam ancipiti eventu potum statim auxilium fit aut venenum etenim de natura ad remedia tantum pertinente nunc loquimur [32] unum de dando volumen Asclepiades condidit, ab eo cognominatis qui postea uno de volumine illo disseruere innumera |
[30] Provoca dolori di testa e dannoso per la gola, giova a reni, fegato e intestini, alla vescica; infatti li purifica; bevuto nell'olio ed espulso coi vomiti serve particolarmente contro il bupreste, contro il meconio, la coagulazione del latte, i veleni, il doricnio Per tutte queste cose più efficace il bianco, il mosto del passito più gradevole e questo provoca minore male di testa [31] Abbiamo esposto i tipi di vino e straordinariamente le molte differenze e per lo più le proprietà di ciascuno Non c'è nessuna parte più difficile da trattare o più molteplice, essendo certo difficile a dirsi, che giovi o noccia ai più Inoltre che effetto opposto appena bevuto diventa un aiuto o un veleno Perciò ora parliamo solo circa la natura riguardante i rimedi [32] Asclepiade realizzò un volume sull'offrirlo, da questo (scrissero) innumerevoli volumi per i soprannomi quelli che poi discussero di quel volume |
nos ista Romana gravitate artiumque liberalium adpetentia non ut medici, sed ut indices salutis humanae diligenter distinguemus De generibus singulis disserere inmensum et inexplicabile est, discordibus medicorum sententiis [33] Surrentinum veteres maxime probavere, sequens aetas Albanum aut Falernum, et deinde alii iniquissimo genere decreti, quod cuique gratissimum, ceteris omnibus renuntiando quod ut constarent sententiae, quota portio tamen mortalium his generibus posset uti iam vero nec proceres usquam sinceris eo venere mores, ut nomina modo cellarum veneant, statim in lacibus vindemiae adulterentur [34] ergo, Hercules, mirum dictu, innocentius iam est quodcumque et ignobilius haec tamen fere constantissimae videntur sententiae, quorum mentionem fecimus |
Noi per tale serietà romana e per l'esigenza delle arti liberali non come medici, ma come insegnamenti della salute umana analizzeremo diligentemente E' immenso e inestricabile discutere dei singoli generi, con pareri discordi dei medici [33] Gli antichi apprezzarono soprattutto il (vino) sorrentino, nel periodo seguente l'Albano o il Falerno, e poi altri con un ingiustissimo tipo di parere, quello più gradito a ciascuno, col rinunciare a tutti gli altri Che se pure i pareri concordassero, tuttavia quanta parte degli uomini potrebbe fare uso di tali tipi Ormai certo neppure i nobili (potrebbero utilizzare) mai quelli genuini I costumi giunsero al punto, che si vendono solo i nomi delle cantine, che sono adulterati subito nei tini della vendemmia [34] Certo, per Ercole, strano a dirsi, ormai qualunque più genuino è anche più sconosciuto Tuttavia questi di cui abbiamo fatto menzione appaiono di una reputazione quasi costante |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 10, Paragrafi 15-36
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 10, Paragrafi 15-36
si quis hoc quoque discrimen exiget, Falernum nec in novitate nec in nimia vetustate corpori salubre est; media eius aetas a XV annis incipit [35] frigido potu stomacho utile, non item in calida diutinae tussi sorbetur merum utiliter a ieiunis, item in quartanis nullo aeque venae excitantur alvum sistit, corpus alit creditum est obscuritatem visus facere nec prodesse nervis aut vesicae Albana nervis utiliora; stomacho minus quae sunt dulcia; austera vel Falerno utiliora concoctionem minus adiuvant, stomachum modice inplent; at Surrentina nullo modo, nec caput temptant, stomachi et intestinorum rheumatismos cohibent Caecuba iam non gignuntur [36] et, quae supersunt, Setina concoqui cibos cogunt; virium plus Surrentino, austeritatis Albano, vehementiae minus Falerno habent |
Se qualcuno richiede anche questa distinzione, il Falerno né quando è recente né nel troppo invecchiamento è salubre per il corpo; la sua età giusta inizia dopo 15 anni [35] Utile per lo stomaco bevuto freddo, non ugualmente in acqua calda Per la tosse cronica viene bevuto efficacemente puro a digiuno, così nelle febbri quartane Da nessun altro sono ugualmente sollecitate le vene Ferma l'intestino, nutre il corpo Si è pensato che produca l'indebolimento della vista e non giovi ai nervi o alla vescica Per i nervi più utili i vini albani; meno per lo stomaco quelli che sono dolci; gli aspri anche più utili del Falerno Aiutano meno la digestione, riempiono moderatamente lo stomaco; invece quelli sorrentini in alcun modo, non toccano la testa, bloccano i flussi dello stomaco e degli intestini I Cecubi ormai non sono prodotti [36] E, quelli che rimangono, quelli di Sezze spingono i cibi ad essere digeriti; hanno più forze di quello sorrentino, più asprezza di quello albano, meno vigore del Falerno |
ab his Statana non longo intervallo afuerint alvo citae Signinum maxime conducere indubitatum est reliqua in commune dicentur [37] Vino aluntur vires, sanguinis colosque hominum hoc distat orbis medius et mitior plaga circumiectis quantum illis feritas facit roboris, tantum nobis hic sucus lactis potus ossa alit, frugum nervos, aqua carnes; ideo minus ruboris est in corporibus illis et minus roboris contraque labores patientiae [38] vino modico nervi iuvantur, copiosiore laeduntur; sic et oculi stomachus recreatur et adpetentia ciborum invitatur; tristitia, cura hebetatur, urina et algor expellitur, somnus conciliatur praeterea vomitiones sistit, collectiones extra lanis umidis inpositis mitigat Asclepiades utilitatem vini aequari vix deorum potentia posse pronuntiavit |
Gli Statani non sarebbero a molta distanza da questi E' certo che quello di Segni giova soprattutto all'intestino veloce In generale saranno citati i rimanenti [37] Dal vino sono alimentate le forze, il colorito del sangue e degli uomini La parte mediana e più mite della terra si differenzia in questo dalle zone circostanti Quanto vigore dà a quelle la natura selvaggia, tanto a noi questo succo La bevanda del latte nutre le ossa, (quella) delle biade i nervi, l'acqua le carni; perciò c'è meno colorito in quei corpi e meno forza e resistenza contro le fatiche [38] Dal vino limitato sono sollecitati i nervi, sono appesantiti da quello più abbondante; così anche gli occhi Lo stomaco è rinvigorito ed è stimolato l'appetito dei cibi; viene attenuata la malinconia, l'ansia, è respinta l'urina e il freddo, è conciliato il sonno Inoltre blocca i vomiti, mitiga gli ascessi con lane umide applicate esternamente Asclepiade affermò che l'utilità del vino poteva a stento essere uguagliata dalla potenza degli dei |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 04, Paragrafi 75-80
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 04, Paragrafi 75-80
vetus copiosiore aqua miscetur; quo magis urinam expellit, minus siti resistit dulce minus inebriat, sed stomacho innatat; austerum facilius concoquitur [39] levissimum est quod celerrime inveteratur minus infestat nervos quod vetustate dulcescit stomacho minus utile est pingue, nigrum, sed corpora magis alit tenue et austerum minus alit, magis stomachum nutrit, celerius per urinam transit; tanto magis capita temptat [40] hoc et in omni alio suco semel dictum sit vinum diutino fumo inveteratum insaluberrimum mangones ita in apothecis excogitavere, iam et patresfamilias, aetatem addi atqui per se cariem traxere quo certe vocabulo satis consilii dedere prisci, quoniam et in materiis cariem fumus erodit; at nos e diverso fumi amaritudine vetustatem indui persuasum habemus |
Quello vecchio è mescolato con acqua più abbondante; quanto più elimina l'urina, meno resiste alla sete Quello dolce inebria meno, ma resta nello stomaco; quello secco è digerito più facilmente [39] Il più leggero è quello che è invecchiato più velocemente Danneggia meno i nervi quello che s'addolcisce con l'invecchiamento E' meno adatto per lo stomaco quello denso, nero, ma nutre di più i corpi Il secco e leggero alimenta meno, nutre di più lo stomaco, passa più velocemente attraverso l'urina; tanto più tocca le teste [40] Questo sia detto una volta per sempre anche su ogni altro succo Molto dannoso il vino invecchiato a lungo col fumo I mercanti escogitarono così nei magazzini, ormai anche i capifamiglia, che fosse aggiunto l'invecchiamento E acquistarono di per sé la carie A questo termine certamente gli antichi diedero una sufficiente definizione, poiché anche nei legni il fumo distrugge la carie; ma noi al contrario abbiamo la pretesa che l'invecchiamento sia indotto dal sapore amaro del fumo |