Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 01-10, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 01-10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 01-10
Postero die cum super cetera extrema fames etiam instaret, fidem dante Maharbale, qui cum omnibus equestribus copiis nocte consecutus erat, si arma tradidissent, abire cum singulis uestimentis passurum, sese dediderunt; quae Punica religione seruata fides ab Hannibale est atque in uincula omnes coniecti

[7] Haec est nobilis ad Trasumennum pugna atque inter paucas memorata populi Romani clades

Quindecim milia Romanorum in acie caesa sunt; decem milia sparsa fuga per omnem Etruriam auersis itineribus urbem pepiere

duo milia quingenti hostium in acie, multi postea [utrimque] ex uolneribus periere

Multiplex caedes utrimque facta traditur ab aliis; ego praeterquam quod nihil auctum ex uano uelim, quo nimis inclinant ferme scribentium animi, Fabium, aequalem temporibus huiusce belli, potissimum auctorem habui
Il giorno dopo, oltre a tutto tormentati da una terribile fame si arresero fidandosi della parola di Maarbale che li aveva inseguiti nella notte con tutta la cavalleria e che aveva promesso a loro di lasciarli andare con un solo vestito per ciascuno se avessero consegnato le armi; questa parola fu rispettata da Annibale con la solita lealtà cartaginese: tutti furono fatti prigionieri

7 Questa fu la famosa battaglia del Trasimeno, disfatta degna di memoria tra le poche subite dal popolo romano

Quindicimila Romani furono massacrati sul campo; diecimila, sparsamente fuggendo per tutta l'Etruria giunsero a Roma per diverse vie

Dei nemici duemilacinquecento caddero in battaglia, molti poi morirono per ferite

Altri storici raccontano che dall'una e dall'altra parte avvenne una strage molto più grande: io a parte il fatto che non vorrei attingere nulla a fonti poco accreditate, cosa cui tende un po' troppo l'animo dei narratori considerai come testimonianza più valida quella di Fabio, contemporaneo a quella guerra
Hannibal captiuorum qui Latini nominis essent sine pretio dimissis, Romanis in uincula datis, segregata ex hostium coaceruatorum cumulis corpora suorum cum sepeliri iussisset, Flamini quoque corpus funeris causa magna cum cura inquisitum non inuenit

Romae ad primum nuntium cladis eius cum ingenti terrore ac tumultu concursus in forum populi est factus

Matronae uagae per uias, quae repens clades allata quaeue fortuna exercitus esset, obuios percontantur

et cum frequentis contionis modo turba in comitium et curiam uersa magistratus uocaret, tandem haud multo ante solis occasum M Pomponius praetor, pugna, inquit, magna uicti sumus
Annibale, liberati senza prezzo di riscatto quei prigionieri che erano di stirpe latina e gettati invece in catene i Romani, avendo comandato di seppellire i corpi dei suoi, separandoli da quelli dei nemici ammucchiati, cercò con grande cura anche quello di Flaminio per dargli sepoltura ma non lo trovò

A Roma, alle prime notizie della sconfitta, il popolo, in preda a grandissimo terrore e confusione, si mise ad accorrere in massa nel foro

Le matrone vagando qua e là per le vie, interrogavano coloro che incontravano chiedendo quale improvvisa sconfitta era stata annunziata e quale fosse la sorte dell'esercito

La turba che si era riversata nel luogo dei comizi curiati come se vi fosse una riunione affollata e che poi si era riversata nella curia, chiamava a gran voce i magistrati; finalmente non molto prima del tramonto, il pretore M Pomponio annunciò: Siamo stati vinti in una grande battaglia
Et quamquam nihil certius ex eo auditum est, tamen alius ab alio impleti rumoribus domos referunt: consulem cum magna parte copiarum caesum; superesse paucos aut fuga passim per Etruriam sparsos aut captos ab hoste

Quot casus exercitus uicti fuerant, tot in curas distracti animi eorum erant quorum propinqui sub C Flaminio consule meruerant, ignorantium quae cuiusque suorum fortuna esset; nec quisquam satis certum habet quid aut speret aut timeat

Postero ac deinceps aliquot diebus ad portas maior prope mulierum quam uirorum multitudo stetit, aut suorum aliquem aut nuntios de iis opperiens; circumfundebanturque obuiis sciscitantes neque auelli, utique ab notis, priusquam ordine omnia inquisissent, poterant
Per quanto nulla di più preciso il popolo udisse da lui tuttavia la gente con la testa piena delle dicerie che si diffondevano dall'uno all'altro riferì a casa che il console era stato ucciso con gran parte dell'esercito, che pochi erano scampati, o dispersi qua e là nella fuga attraverso l'Etruria, o fatti prigionieri dai nemici

A seconda delle diverse sorti toccate ai soldati vinti, da altrettanti affanni era variamente straziato l'animo di coloro i cui parenti avevano militato sotto il comando del console Flaminio e che ignoravano quale fosse il destino di ciascuno dei propri familiari; né alcuno sapeva con certezza che cosa dovesse o sperare o temere

Il giorno seguente e nei successivi per alcuni giorni una folla più grande di donne che di uomini si addensò alle porte, in attesa di qualcuno dei parenti o almeno di notizie di loro; si affollavano intorno a quelli che incontravano per interrogarli, né potevano essere strappati via specialmente dai conoscenti, prima di aver chiesto tutto nei minimi particolari

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Livio, Ab urbe condita: Libro 41; 01 - 05

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 41; 01 - 05

Inde uarios uoltus digredientium ab nuntiis cerneres, ut cuique laeta aut tristia nuntiabantur, gratulantesque aut consolantes redeuntibus domos circumfusos

Feminarum praecipue et gaudia insignia erant et luctus

Vnam in ipsa porta sospiti filio repente oblatam in complexu eius exspirasse ferunt; alteram, cui mors filii falso nuntiata erat, maestam sedentem domi, ad primum conspectum redeuntis filii gaudio nimio exanimatam

Senatum praetores per dies aliquot ab orto usque ad occidentem solem in curia retinent, consultantes quonam duce aut quibus copiis resisti uictoribus Poenis posset
Nel volto di coloro che si staccavano dai messaggeri avresti potuto scorgere espressioni diverse, a seconda che le notizie avute fossero state liete o tristi; quelli che si affollavano intorno a coloro che tornavano a casa, si vedevano in atto o di rallegrarsi o di confortare

La gioia e il lutto erano più visibili soprattutto nelle donne

si racconta che una di esse, imbattutasi improvvisamente sulla soglia di casa nel figlio incolume sia spirata nelle braccia di lui; un'altra a cui era stata falsamente annunciata la morte del figlio, mentre se ne stava seduta in casa in atto di mestizia, appena scorse il figlio che ritornava cadde esanime per l'eccessiva gioia

Per parecchi giorni i pretori trattennero il senato nella Curia dall'alba al tramonto, per deliberare con quale comandante e con quale esercito si potesse resistere ai Cartaginesi vittoriosi
[8] Priusquam satis certa consilia essent, repens alia nuntiatur clades, quattuor milia equitum cum C Centenio propraetore missa ad collegam ab Seruilio consule in Vmbria, quo post pugnam ad Trasumennum auditam auerterant iter, ab Hannibale circumuenta

Eius rei fama uarie homines adfecit

Pars occupatis maiore aegritudine animis leuem ex comparatione priorum ducere recentem equitum iacturam; pars non id quod acciderat per se aestimare sed, ut in adfecto corpore quamuis leuis causa magis quam [in] ualido grauior sentiretur, ita tum aegrae et adfectae ciuitati quodcumque aduersi inciderit, non rerum magnitudine sed uiribus extenuatis, quae nihil quod adgrauaret pati possent, aestimandum esse

itaque ad remedium iam diu neque desideratum nec adhibitum, dictatorem dicendum, ciuitas confugit
8 Prima che le decisioni fossero ben sicure, all'improvviso fu annunziata un'altra sconfitta, quattromila cavalieri col propretore C Centenio, mandati dal console Servilio al collega in Umbria, dove avevano diretto la marcia alla notizia della battaglia del Trasimeno, erano stati circondati da Annibale

L'annuncio di questo fatto produsse impressioni diverse nei Romani

parte di essi preoccupati da una ben più grave tristezza consideravano, in confronto alle precedenti sventure, cosa da poco la perdita dei cavalieri; altri, invece, non davano peso a ciò che di per sé era accaduto, ma pensavano che, come in un corpo debole una circostanza anche minima ha effetti più gravi che in un corpo forte, così quanto di avverso può accadere ad una città debole e malata non si deve giudicare secondo la reale importanza dei fatti, ma solo in proporzione delle forze esauste che nulla possono più sopportare che aggravi il peso della loro calamità

Pertanto, i Romani ricorsero ad un rimedio da ormai lungo tempo né usato né desiderato: l'elezione di un dittatore

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Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 21 - 25

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 21 - 25

et quia et consul aberat, a quo uno dici posse uidebatur, nec per occupatam armis Punicis Italiam facile erat aut nuntium aut litteras mitti [nec dictatorem populus creare poterat], quod nunquam ante eam diem factum erat, dictatorem populus creauit Q Fabium Maximum et magistrum equitum M Minucium Rufum

iisque negotium ab senatu datum, ut muros turresque urbis firmarent et praesidia disponerent, quibus locis uideretur, pontesque rescinderent fluminum: pro urbe dimicandum esse ac penatibus quando Italiam tueri nequissent

[9] Hannibal recto itinere per Vmbriam usque ad Spoletium uenit
E poiché il console, la sola persona che poteva nominarlo, era assente, néera facile mandare ambasciatori o messaggi occupata com'era l'Italia dai Cartaginesi, per quanto il popolo non avesse la facoltà di eleggere un dittatore pure elesse a quella carica Quinto Fabio Massimo scegliendo come maestro della cavalleria M Minucio Rufo, cosa che non era mai stata fatta prima

Ad essi il senato diede l'incarico di fortificare le mura e le torri di Roma, di disporre le difese là dove sembrasse opportuno e di tagliare i ponti sui fiumi; per la patria e per i Penati ormai si doveva combattere, dal momento che non si doveva più difendere l'Italia

9 Annibale per la via più breve attraverso l'Umbria giunse a Spoleto
Inde, cum perpopulato agro urbem oppugnare adortus esset, cum magna caede suorum repulsus, coniectans ex unius coloniae minus prospere temptatae uiribus quanta moles Romanae urbis esset, in agrum Picenum auertit iter, non copia solum omnis generis frugum abundantem sed refertum praeda, quam effuse auidi atque egentes rapiebant

Ibi per dies aliquot statiua habita refectusque miles hibernis itineribus ac palustri uia proelioque magis ad euentum secundo quam leui aut facili adfectus

Vbi satis quietis datum praeda ac populationibus magis quam otio aut requie gaudentibus, profectus Praetutianum Hadrianumque agrum, Marsos inde Marrucinosque et Paelignos deuastat circaque Arpos et Luceriam proximam Apuliae regionem
Saccheggiato il territorio, avendo cominciato ad assalire la città ed essendo stato respinto con grande strage dei suoi intuendo dalla forza di resistenza di una semplice colonia, con infelice esito aggredita qual grave impresa sarebbe stata quella di un assalto a Roma deviò il cammino attraverso il territorio del Piceno, non solo molto abbondante di ogni genere di messi, ma ricco di bottino, che i Cartaginesi per cupidigia e per necessità rapinarono largamente

Qui per alcuni giorni si posero gli accampamenti e i soldati si riposarono dalle marce invernali e dal cammino attraverso le paludi, nonché dalle fatiche di una battaglia favorevole sì nel suo esito, ma che era costata grandi perdite e molti sforzi

Allorché parve sufficiente il riposo concesso ai soldati che erano più lieti di far preda e saccheggiare che di riposarsi e di oziare, Annibale, mosso il campo, devastò il territorio Pretuziano e Adriano e quello intorno ad Arpi e a Luceria nella vicina regione dell'Apulia

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Cn Seruilius consul leuibus proeliis cum Gallis factis et uno oppido ignobili expugnato, postquam de collegae exercitusque caede audiuit, iam moenibus patriae metuens ne abesset in discrimine extremo, ad urbem iter intendit

Q Fabius Maximus dictator iterum quo die magistratum iniit uocato senatu, ab dis orsus, cum edocuisset patres plus neglegentia caerimoniarum quam temeritate atque inscitia peccatum a C Flaminio consule esse quaeque piacula irae deum essent ipsos deos consulendos esse, peruicit ut, quod non ferme decernitur nisi cum taetra prodigia nuntiata sunt, decemuiri libros Sibyllinos adire iuberentur
Il console Cn Servii io, fatte alcune scaramucce coi Galli ed espugnata unala cittadina pochissimo nota allorché venne a sapere la fine tragica del collega e dell'esercito, ormai temendo per le stesse mura della patria' volse la marcia verso Roma per non essere lontano nell'estremo pericolo

Q Fabio Massimo, dittatore per la seconda volta nel giorno in cui assunse la carica convocato il senato, dopo le dovute pratiche religiose avendo informato i senatori che il console Flaminio aveva errato più per aver disprezzato le cerimonie e gli auspici, che per temerarietà ed incompetenza dichiarando che si dovevano consultare gli stessi dèi sui mezzi per placare l'ira divina, ottenne che si ordinasse ai decemviri di consultare i libri Sibillini, cosa che si decretava nel caso che fossero stati annunciati i prodigi più gravi
Qui inspectis fatalibus libris rettulerunt patribus, quod eius belli causa uotum Marti foret, id non rite factum de integro atque amplius faciundum esse, et Ioui ludos magnos et aedes Veneri Erycinae ac Menti uouendas esse, et supplicationem lectisterniumque habendum, et uer sacrum uouendum si bellatum prospere esset resque publica in eodem quo ante bellum fuisset statu permansisset

Senatus, quoniam Fabium belli cura occupatura esset, M Aemilium praetorem, ex collegii pontificum sententia omnia ea ut mature fiant, curare iubet

[10] His senatus consultis perfectis, L Cornelius Lentulus pontifex maximus consulente collegium praetore omnium primum populum consulendum de uere sacro censet: iniussu populi uoueri non posse
I decemviri, esaminati i libri del destino, riferirono ai senatori che si doveva compiere di nuovo e più solennemente quel voto che era stato fatto a Marte per quella guerra e che non era stato compiuto secondo il rito; si dovevano poi dedicare a Giove i Grandi Ludi e templi a Venere Ericina e alla dea Mente; si dovevano tenere pubbliche preghiere ed un lettisternio; si doveva inoltre, offrire in voto una primavera sacra per conoscere se si sarebbe combattuta una guerra fortunata e se lo Stato sarebbe rimasto nelle stesse condizioni in cui si trovava prima della guerra

Il senato, poiché Fabio sarebbe stato tutto preso dall'impegno bellico comandò al pretore M Emilio di curare che tutte queste disposizioni fossero subito attuate secondo le decisioni del collegio dei pontefici

10 Data esecuzione ai decreti del senato il pontefice massimo L Cornelio Lentulo, avendo il pretore chiesto il parere di quel collegio, rispose che per prima cosa il popolo doveva essere consultato intorno alla primavera sacra; non si poteva infatti fare questa offerta votiva Senza un ordine del popolo

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Rogatus in haec uerba populus: Velitis iubeatisne haec sic fieri

Si res publica populi Romani Quiritium ad quinquennium proximum, sicut uelim [uou]eamque, salua seruata erit hisce duellis, quod duellum populo Romano cum Carthaginiensi est quaeque duella cum Gallis sunt qui cis Alpes sunt, tum donum duit populus Romanus Quiritium quod uer attulerit ex suillo ouillo caprino bouillo grege quaeque profana erunt Ioui fieri, ex qua die senatus populusque iusserit

Qui faciet, quando uolet quaque lege uolet facito; quo modo faxit probe factum esto

Si id moritur quod fieri oportebit, profanum esto, neque scelus esto

Si quis rumpet occidetue insciens, ne fraus esto

Si quis clepsit, ne populo scelus esto neue cui cleptum erit
Questo fu interrogato secondo la formula: Volete voi e comandate che così si faccia

Se la repubblica dei Quinti per i prossimi cinque anni sarà come io la voglio salva e preservata dalla guerra che si combatte dal popolo romano contro i Cartaginesi e da quella che si combatte contro i Galli che sono al di qua delle Alpi il popolo romano dei Quinti offra il dono ora consacrato in voto: ciò che la primavera ha recato dalla razza suina, ovina, caprina, bovina e quanti animali non saranno ancora sacri, siano sacrificati a Giove da quel giorno in cui il senato e il popolo romano l'avranno comandato

Chi offrirà un sacrificio a Giove, quando vorrà e secondo il rito che vorrà, lo faccia; in qualunque modo lo abbia fatto sarà ben fatto

Se quell'animale che dovrà essere sacrificato muore, sia come non consacrato né vi sarà offesa alla religione

Se qualcuno senza saperlo violerà o ucciderà l'animale consacrato' non vi sarà pregiudizio

Se qualcuno lo ruberà non vi sarà sacrilegio né per il popolo né per colui al quale fu rubato

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