La Galatea di Raffaello a villa Farnesina

la Galatea di Raffaello a villa Farnesina

affresco che doveva far parte di un ciclo pittorico mai completato e basato sull'amore mitologico tra Galatea e Aci. Qui la divinità viene rappresenta mentre conduce con le redini, un cocchio a forma di conchiglia, trainata da due delfini

intorno, le naiadi - divinita del mare -. Nella bellezza della donna, del mare e del cielo, fa la sua comparsa il vento che gonfia il mantello rosso popora della dea. Raffaello, al pieno della fama, viene chiamato ad eseguire questo affresco proprio mentre in Vaticano, sta lavorando alle stanze papali con decorazioni pittoriche.

Questa sala, sarà poi chiamata sala di Galatea, in riferimento dell'opera principale con soggetto mitologico. Galatea era una nereide - le nereidi erano ninfee del mare nate dall'unione di Nereo e Doride , sta guardando verso l'alto dove ci sono 3 cupidi che si diletto a lanciare dardi amorosi, ma i suoi occhi mirano ad un quarto di loro, nascosto dietro le nuvole che possiede un gruppo di frecce.

Il ritmo armonico e danzante, è dominato dalla centrale figura della dea che ha rifiutato le avance di Polifemo. La mitologia narra di Galatea innamorata di Aci che era un giovane pastore. L'uomo ricambiava l'affetto e sembrava l'inizio di un lungo sodalizio amoroso ma, Polifemo, che voleva per se la dea, decise di uccedere il rivale in amore, nonostante fosse stato già rifiutato.

Aci muore, colpito da un masso di lava scagliatogli contro. Il suo sangue si sparge ai piedi dell'Etna dando il nome ai 9 paesini che nasceranno (5 comuni e 4 borgate):

  1. Aci Castello
  2. Aci Catena
  3. Aci sant'Antonio
  4. Aci Bonaccorsi
  5. Acireale
  6. Aci Trezza
  7. Aci san Filippo
  8. Aci santa Lucia
  9. Aci Platani
Nei passi di Galatea, c'è la cortigiana Divina Imperia, il cui vero nome era Lucrezia Corgnati, al fianco di Raffaello quando l'artista nel 1512 viene chiamato da Agostino Chigi per affrescare la sua nuova villa che prenderà poi il nome di Farnesina dal suo successore proprietario: Alessandro Farnese. L'artista decide di mettere proprio lei al centro del Trionfo di Galatea, muscolosa, il polpaccio deciso, il seno nascosto dal braccio; è lei il fulcro dell'affresco e con la torsione del suo corpo e del suo viso inprime un andamento vorticante a tutta la scena. Poi comincia la parabola discendente e la donna il 13 agosto del 1512 si toglie la vita col veleno, forse per qualche grande amore non corrisposto

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