Mantegna è già un artista maturo quando viene chiamato a dipingere la sua opera forse più nota, Il trittico per la Basilica di San Zeno di cui la crocifissione fa parte.
I soldati sono impegnati a giocare con i dadi, nella macabra attesa della morte dei condannati. Due uomini a cavallo dividono il loro sguardo su interessi diversi. Uno è preso dal gioco dei suoi commilitoni, l'altro sta appurando la condizione di uno degli uomini crocifissi.
Dall'altro lato, il cordoglio dei familiari dei defunti. La Vergine Maria, viene sostenuta fisicamente dalle altre donne, ormai incapace persino di reggersi in piedi. Affianco, un uomo con le mani giunte guarda verso Gesù pregando perché finiscano presto le sue pene. C'e' anche gente di passaggio, che si comporta normalmente. Evidentemente la pratica della crocifissione era divenuta cosi frequente da non turbarli più allo stesso modo delle prime volte.
Alla base della croce del Cristo vediamo anche dei teschi, richiamo al significato del Golgota cioè luogo del cranio. Nello sfondo di un cielo azzurro, si vedono delle montagne, e sulla cima di uno di esse, la città di Gerusalemme
a partire dall VIII secolo, Gesù non viene più raffigurato nudo, ma con indosso una specie di pareo denominato in latino perizonium. L'esistenza storica di un simile indumento è dubbia. La sua presenza sembra derivare dal Vangelo apocrifo di Nicodemo (IV secolo), che scrive: "Gesù uscì dal pretorio [...]. Lo spogliarono dei suoi abiti, gli misero un perizoma di lino, e posero sul suo capo una corona di spine". La tradizione ha fatto di quell'indumento un panno bianco, che assume diverse fogge e dimensioni