[LVI, 145] At quae erat ista libido crudelitatis exercendae, quae tot scelerum suscipiendorum causa Nulla, iudices, praeter praedandi novam singularemque rationem Nam ut illi quos a poetis accepimus, qui sinus quosdam obsedisse maritimos aut aliqua promunturia aut praerupta saxa tenuisse dicuntur, ut eos qui essent adpulsi navigiis interficere possent, sic iste in omnia maria infestus ex omnibus Siciliae partibus imminebat Quaecumque navis ex Asia, quae ex Syria, quae Tyro, quae Alexandria venerat, statim certis indicibus et custodibus tenebatur; vectores omnes in lautumias coniciebantur, onera atque merces in praetoriam domum deferebantur |
[LVI, 145] Ma in che cosa consisteva questa passione per la crudeltà, quale motivo stava alla base di tanti delitti da lui perpe trati Nessuno, o giudici, se si eccettua un nuovo e singo lare sistema di far bottino Infatti come noi abbiamo appreso dai poeti l'esistenza di quei mostri che secondo la leggenda avevano occupato certe insenature del mare o si erano stabiliti su qualche promontorio o scoglio sco sceso, per poter uccidere coloro che vi fossero approdati con le loro imbarcazioni, così allo stesso modo Verre, in qualunque parte della Sicilia si trovasse, incom beva minaccioso su tutti i mari Qualsiasi nave giungesse dall'Asia o dalla Siria o da Tiro o da Alessandria, veniva subito segnalata da spie fidate e poi cadeva nelle mani delle sue fedeli guardie; tutti, equipaggio e passeggeri, venivano gettati nelle latómie, i carichi e le merci veniva no invece trasportati nel palazzo del governatore |
Versabatur in Sicilia longo intervallo alter non Dionysius ille nec Phalaris,tulit enim illa quondam insula multos et crudelis tyrannos,sed quoddam novum monstrum ex vetere illa immanitate quae in isdem locis versata esse dicitur [146] Non enim Charybdim tam infestam neque Scyllam nautis quam istum in eodem freto fuisse arbitror; hoc etiam iste infestior, quod multo se pluribus et immanioribus canibus succinxerat, Cyclops alter multo importunior; hic enim totam insulam obsidebat, ille Aetnam solam et eam Siciliae partem tenuisse dicitur At quae causa tum subiciebatur ab ipso, iudices, huius tam nefariae crudelitatis Eadem quae nunc in defensione commemorabitur |
Rivive va in Sicilia a distanza di tanto tempo non già un secondo Dionigi o un Falàride - infatti quell'isola in passato vide nascere numerosi e crudeli tiranni-, ma una sorta di nuovo mostro di quell'antica razza efferata che si dice infierisse proprio in quelle contrade [146] Cre do infatti che né Cariddi né Scilla siano state in quel me desimo stretto tanto spietate verso i naviganti quanto lo fu costui; anzi costui fu addirittura più spietato dal mo mento che si era attorniato di scagnozzi molto più nume rosi e più feroci dei cani che cingevano Scilla, egli era un secondo Ciclope, ma molto più brutale; infatti teneva in suo potere l'intera isola, mentre quello si dice che occu passe solo l'Etna e quella zona della Sicilia Ma qual era, o giudici, la scusa che allora veniva addotta da parte sua per giustificare questa crudeltà tanto sciagurata La stessa che adesso sarà ricordata dal difensore nella sua arringa |
Quicumque accesserant ad Siciliam paulo pleniores, eos Sertorianos milites esse atque a Dianio fugere dicebat Illi ad deprecandum periculum proferebant alii purpuram Tyriam, tus alii atque odores vestemque linteam, gemmas alii et margaritas, vina non nulli Graeca venalisque Asiaticos, ut intellegeretur ex mercibus quibus ex locis navigarent Non providerant eas ipsas sibi causas esse periculi, quibus argumentis se ad salutem uti arbitrabantur Iste enim haec eos ex piratarum societate adeptos esse dicebat; ipsos in lautumias abduci imperabat, navis eorum atque onera diligenter adservanda curabat |
Tutti quelli che approdavano in Sicilia con un carico un po' abbondante, lui sosteneva che fossero sol dati di Sertorio che stavano fuggendo da Dianio Co storo, per scongiurare il pericolo, mettevano in mostra chi porpora di Tiro, chi incenso e profumi e stoffe di li no, chi pietre preziose e perle, altri ancora vini di Grecia e schiavi importati dall'Asia per essere vendute, in modo che dalle merci esposte si doveva capire da quali località provenis sero le loro navi Ma non avevano previsto che proprio quegli oggetti, dei quali essi credevano di valersi come prove destinate a salvarli, divenivano invece causa di pe ricolo Verre infatti sosteneva che essi se li erano procu rati con la complicità dei pirati, comandava che fossero tradotti nelle latómie, disponeva che le loro navi con il relativo carico fossero sequestrate e guardate a vista |
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Cicerone, In Verrem: 02; 04-96-100
Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 04-96-100
[LVII, 147] His institutis cum completus iam mercatorum carcer esset, tum illa fiebant quae L Suettium, equitem Romanum, lectissimum virum, dicere audistis, et quae ceteros audietis Cervices in carcere frangebantur indignissime civium Romanorum, ut iam illa vox et imploratio, 'Civis Romanus sum,' quae saepe multis in ultimis terris opem inter barbaros et salutem tulit, ea mortem illis acerbiorem et supplicium maturius ferret Quid est, Verres Quid ad haec cogitas respondere Num mentiri me, num fingere aliquid, num augere crimen Num quid horum dicere istis defensoribus tuis audes |
[LVII, 147] Quando il carcere si era ormai riempito di mer canti imprigionati con questi metodi, allora si commette vano quelle infamie che voi avete sentito esporre dal ca valiere romano Lucio Suettio, un personaggio molto distinto, e che vi saranno confermate da tutti gli altri te stimoni Nel carcere si spezzava il collo ai detenuti, com mettendo un'azione abominevole nei confronti di cittadi ni romani, al punto che ormai quel grido e quell'invoca zione Io sono un cittadino romano , che spesso contri buì ad aiutare e a salvare molti uomini nelle contrade più remote e in mezzo ai barbari, a loro procurava invece una morte più straziante e un supplizio più affrettato E allora, o Verre Cosa pensi di rispondere a queste ac cuse Dirai forse che io mento o che invento qualcosa o che esagero la gravità della colpa Hai forse il coraggio di suggerire qualcuna di queste scuse a codesti tuoi difen sori |
Cedo mihi, quaeso, ex ipsius sinu litteras Syracusanorum, quas ipse ad arbitrium suum confectas esse arbitratur, cedo rationem carceris, quae diligentissime conficitur, quo quisque die datus in custodiam, quo mortuus, quo necatus sit LITTERAE SYRACVSANORVM [148] Videtis civis Romanos gregatim coniectos in lautumias, videtis indignissimo in loco coacervatam multitudinem vestrorum civium Quaerite nunc vestigia quibus exitus eorum ex illo loco compareant Nulla sunt Omnesne mortui Si ita posset defendere, tamen fides huic defensioni non haberetur |
Prendimi, ti prego, dalle pieghe della toga di Verre i registri dei Siracusani, che il nostro imputato cre de redatti secondo i suoi desideri, passami la lista dei car cerati, che è redatta con la massima precisione é da cui ri sulta in che giorno ciascun detenuto è entrato in prigio ne, in che giorno è deceduto di morte naturale, in che giorno è stato ucciso REGISTRI DEI SIRACUSANI [148] Voi vedete che nelle latómie furono gettate schiere di cittadini romani, voi vedete che una massa enorme di vostri concittadini venne stipata in quel luogo abominevole Cercate ora le tracce da cui risulti la loro uscita da quel luogo Non ve ne sono Saranno morti tutti Se pure potesse sostenere una tesi di questo genere, tuttavia nessuno presterebbe fede a una simile linea difensiva |
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Sed scriptum exstat in isdem litteris quod iste homo barbarus ac dissolutus neque attendere umquam neque intellegere potuit: edikaiòthesan, inquit, hoc est, ut Siculi loquuntur, supplicio adfecti ac necati sunt [LVIII, 149] Si qui rex, si qua civitas exterarum gentium, si qua natio fecisset aliquid in civis Romanos eius modi, nonne publice vindicaremus, nonne bello persequeremur Possemus hanc iniuriam ignominiamque nominis Romani inultam impunitamque dimittere Quot bella maiores nostros et quanta suscepisse arbitramini, quod cives Romani iniuria adfecti, quod navicularii retenti, quod mercatores spoliati dicerentur |
Ma sui registri di cui parliamo ri sulta scritta una parola greca che il nostro uomo, profon damente ignorante e trasandato, non si curò mai né di analizzare né di capire; il testo dice edikaióthesan, che, nell'uso linguistico dei Siciliani, viene a significare sono stati condannati a morte e uccisi [LVIII, 149] Se un re qualsiasi, se una qualsiasi comunità appartenente a una nazione straniera, se una qualsiasi po polazione avesse fatto qualcosa di simile ai danni di citta dini romani, non vendicheremmo l'offesa a nome dello Stato, non la puniremmo con una dichiarazione di guer ra Potremmo lasciar passare un simile affronto e oltrag gio al nome di Roma senza reagire castigando i colpevo li Quante guerre e di quale importanza voi credete che abbiano intrapreso i nostri antenati perché correva voce che cittadini romani avevano subìto un affronto, che ar matori erano stati arrestati, che mercanti erano stati de predati |
At ego iam retentos non queror, spoliatos ferendum puto; navibus, mancipiis, mercibus ademptis in vincla mercatores esse coniectos et in vinclis civis Romanos necatos esse arguo [150] Si haec apud Scythas dicerem, non hic in tanta multitudine civium Romanorum, non apud senatores, lectissimos civitatis, non in foro populi Romani de tot et tam acerbis suppliciis civium Romanorum, tamen animos etiam barbarorum hominum permoverem; tanta enim huius imperi amplitudo, tanta nominis Romani dignitas est apud omnis nationes ut ista in nostros homines crudelitas nemini concessa esse videatur |
Ma io, a questo punto, non voglio lamentarmi che siano stati arrestati da Verre; penso si possa anche sopportare che siano stati depredati; ma gli faccio carico di aver gettato i mercanti in prigione e di aver ucciso in prigione dei cittadini romani, dopo aver sequestrato le loro navi, i loro schiavi, le loro merci [150] Se questo discorso relativo a tanti e così crudeli supplizi di cittadini romani io lo sviluppassi davanti agli Sciti e non invece qui di fronte a una folla così numerosa di cittadini roma ni, al cospetto dei senatori più ragguardevoli della nostra città, nel foro del popolo romano, sarei tuttavia sicuro di commuovere anche gli animi di quegli uomini barbari;tanta è infatti l'imponenza di questo nostro impero, tan to diffusa è la maestà del nome di Roma presso tutte le genti, che una simile crudeltà contro i nostri concittadini non sembrerebbe consentita a nessuno |
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Nunc tibi ego ullam salutem, ullum perfugium putem, cum te implicatum severitate iudicum, circumretitum frequentia populi Romani esse videam [151] Si mehercule, id quod fieri non posse intellego, ex his te laqueis exueris ac te aliqua via ac ratione explicaris, in illas tibi maiores plagas incidendum est in quibus te ab eodem me superiore ex loco confici et concidi necesse est Cui si etiam id quod defendit velim concedere, tamen ipsa illa falsa defensio non minus esse ei perniciosa quam mea vera accusatio debeat Quid enim defendit Ex Hispania fugientis se excepisse et supplicio adfecisse dicit Quis tibi id permisit Quo iure fecisti Quis idem fecit Qui tibi id facere licuit |
E io potrei forse credere che adesso sussista per te una qualunque possibi lità di salvezza, una qualunque via di scampo, quando ti vedo intrappolato dalla severità dei giudici, chiuso nella rete che il popolo romano ti ha teso accorrendo in fol la [151] Se poi, per Ercole, per quanto io mi renda conto che ciò non pub accadere, tu riuscissi a scioglierti da questi lacci e trovassi la via e il sistema per districarti, incapperesti inevitabilmente in quelle reti più robuste, nelle quali è fatale che tu sia sopraffatto e abbattuto per mano mia: io sarò di nuovo li e ti attaccherò da una posi zione più elevata Ma se anche gli volessi lasciar passare la sua difesa, tuttavia proprio essa nella sua falsità dovrebbe risultare per lui non meno rovinosa della mia accusa basata sulla verità dei fatti Che cosa dice infatti a propria difesa So stiene di aver sorpreso e giustiziato dei disertori in fuga dalla Spagna Ma chi te ne ha dato l'autorizzazione In base a quale norma giuridica lo hai fatto Chi mai ha fatto altrettanto Su cosa si fonda la liceità di questo tuo comportamento |
[152] Forum plenum et basilicas istorum hominum videmus, et animo aequo videmus; civilis enim dissensionis et seu amentiae seu fati seu calamitatis non est iste molestus exitus, in quo reliquos saltem civis incolumis licet conservare Verres, ille vetus proditor consulis, translator quaesturae, aversor pecuniae publicae, tantum sibi auctoritatis in re publica suscepit ut, quibus hominibus per senatum, per populum Romanum, per omnis magistratus, in foro, in suffragiis, in hac urbe, in re publica versari liceret, iis omnibus mortem acerbam crudelemque proponeret si fortuna eos ad aliquam partem Siciliae detulisset |
[152] Noi vediamo il foro e le basili che piene di questi uomini e la loro vista non ci turba, tutt'altro; infatti, quando si tratta di discordie civili, sia no esse effetto della nostra follia o della fatalità o di un evento sciagurato, non ci infastidisce una soluzione di questo genere, per la quale è almeno possibile salvaguar dare l'incolumità fisica dei cittadini superstiti Ma Verre, quel vecchio traditore del suo console, cambiapartito mentre era questore, ladro di de naro pubblico, si arrogò all'interno dello Stato un'autorità così vasta che a tutti quegli uomini ai quali grazie al senato, al popolo romano, a tutti i magistrati, era con sentito di aggirarsi liberamente nel foro, di esercitare il diritto di voto, di muoversi in questa nostra città, di par tecipare alla vita pubblica, proprio a costoro imponeva una morte straziante e crudele se un caso for tuito li avesse spinti verso un punto qualsiasi del litorale siculo |
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[153] Ad Cn Pompeium, clarissimum virum et fortissimum, permulti occiso Perperna ex illo Sertoriano numero militum confugerunt Quem non ille summo cum studio salvum incolumemque servavit Cui civi supplicanti non illa dextera invicta fidem porrexit et spem salutis ostendit Itane vero Quibus fuit portus apud eum quem contra arma tulerant, iis apud te, cuius nullum in re publica momentum umquam fuit, mors et cruciatus erat constitutus [LIX]Vide quam commodam defensionem excogitaris |
[153] Dopo l'uccisione di Perperna, moltissimi fra i soldati appartenenti all'esercito di Sertorio cercaro no rifugio presso Gneo Pompeo, personaggio tra i più il lustri e i più valorosi E ci fu forse qualcuno a cui egli non abbia accordato con il massimo impegno la salvezza e l'incolumità A quale cittadino presentatosi in veste di supplice, quella sua destra invitta non assicurò lealmente la sua protezione e non offrì una speranza di salvezza Ma è mai possibile Costoro trovarono un riparo sicuro presso colui che avevano combattuto armi alla mano, mentre tu, che nella vita pubblica non hai mai avuto la benché minima importanza, tenevi pronte per loro la morte e le torture [LIX]Guarda un po' che abile linea difensi va sei riuscito a escogitare |