La perfetta rigidità della posa in cui il quadro Lo coglie, ci fa persino dubitare che si tratti di un essere umano, piuttosto di un manichino. La lastra dello specchio sovrasta l'uomo e sembra appoggiare sopra una stretta mensola di marmo, che prosegue lungo tutto il lato inferiore dello specchio, lasciando intravedere in basso sulla sinistra, l'inizio del profilo architettonico di un davanzale, forse la cappa di un camino.
Sulla mensola, a destra della figura umana, è posato un libro che si riflette nello specchio. Sulla copertina verde, di una carta ruvida piuttosto comune, sono stampate svariate righe di scrittura. Alcune in neretto e formate con caratteri tipografici più grandi, ci consentono di sbirciare il titolo del libro. Si tratta di les aventures d'Arthur Gordon Pym di Edgar Allan Poe, nella traduzione francese.
Se Magritte ha voluto che leggessimo il titolo del libro, è perché lo riteneva significativo per il soggetto del quadro. Poi, a quanto pare era uno degli autori preferiti del pittore belga, tanto da ispirargli almeno due tele. Possiamo immaginare che il libro appartenga al misterioso uomo di spalle - l'artista ci fa sapere che il suo nome è Edward James, mecenate del movimento surrealista - e che questi, volgendosi verso lo specchio, lo abbia appena appoggiato sulla mensola, probabilmente interrompendone la lettura.
Ecco apparire il riflesso sulla lastra di cristallo. Questo però non mostra il volto dell'uomo vestito di scuro che gli sta innanzi, bensì ancora una volta la sua schiena, la sua nuca e le sue spalle, che si stagliano perfettamente identiche, al di là come al di qua dello specchio, sullo sfondo di una parete dal colore spento è indefinibile. Invece di riflettere frontalmente il viso di colui che vi guarda dentro, lo specchio di Magritte aggira il soggetto e lo raddoppia a suo modo, ossia mostrandone di nuovo il retro.
La reproduction interdite, (la riproduzione vietata), è il titolo del quadro dipinto dal pittore belga nel 1937.