[1] Ut nihil instituto operi desit, gemmae supersunt et in artum coacta rerum naturae maiestas, multis nulla parte mirabilior | [1] Affinché nulla manchi all'opera iniziata, restano le gemme e concentrata in ristretto la maestà della natura, per molti in nessuna parte più meravigliosa |
tantum tribuunt varietati, coloribus, materiae, decori, violare etiam signis, quae causa gemmarum est, quasdam nefas ducentes, aliquas vero extra pretia ulla taxationemque humanarum opum arbitrantes, ut plerisque ad summam absolutamque naturae rerum contemplationem satis sit una aliqua gemma | Tanto attribuiscono alla varietà, ai colori, alla materia, all'eleganza, ritenendo sacrilego violare alcune anche per i sigilli, che è lo scopo delle gemme, giudicando altre poi oltre qualsiasi prezzo e valutazione di risorse umane, cosicché ai più sia sufficiente una qualsiasi gemma per una totale ed assoluta contemplazione della natura |
[2] Quae fuerit origo et a quibus initiis in tantum admiratio haec exarserit, diximus quadamtenus in mentione auri anulorumque | [2] Quale sia stata l'origine e da quali inizi si sia infiammata quest'ammirazione, l'abbiamo detto almeno in parte nella menzione dell'oro e degli anelli |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 29, Paragrafi 10-15
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 29, Paragrafi 10-15
fabulae primordium a rupe Caucasi tradunt, Promethei vinculorum interpretatione fatali, primumque saxi eius fragmentum inclusum ferro ac digito circumdatum: hoc fuisse anulum et hoc gemmam | Le leggende tramandano l'origine dalla rupe del Caucaso, con l'interpretazione fatale delle catene di Prometeo, e per primo un frammento di quel sasso incastrato nel ferro ed infilato al dito: essere stato questo l'anello e questo la gemma |
[3] His initiis cepit auctoritas in tantum amorem elata, ut Polycrati Samio, insularum ac litorum tyranno, felicitatis suae, quam nimiam fatebatur etiam ipse qui felix erat, satis piamenti in unius gemmae voluntario damno videretur, si cum Fortunae volubilitate paria fecisset, planeque ab invidia eius abunde se redimi putaret, si hoc unum doluisset, adsiduo gaudio lassus | [3] Da questi inizi cominciò il prestigio elevatosi a tanto amore, che a Policrate di Samo, tiranno delle isole e delle coste, sembrava sufficiente espiazione della sua felicità, che ammetteva eccessiva anche lui stesso che era felice, nel sacrificio volontario di una sola gemma, se avesse fatto parità con la volubilità della Fortuna, e chiaramente pensava che egli si riscattava abbondantemente dalla sua invidia, se avesse sofferto solo questo, stanco della gioia continua |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 75-131
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 31, Paragrafi 75-131
ergo provectus navigio in altum anulum mersit | Dunque partito con un'imbarcazione gettò in alto mare l'anello |
[4] at illum piscis, eximia magnitudine regi natus, escae vice raptum, ut faceret ostentum, in culina domino rursus Fortunae insidiantis manu reddidit | [4] Ma un pesce, di notevole grandezza destinato al re, ingoiatolo al posto dell'esca, per fare un miracolo, in cucina lo restituì di nuovo al padrone per mano della Fortuna che l'insidiava |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 19, Paragrafi 61-65
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 19, Paragrafi 61-65
sardonychem eam gemmam fuisse constat, ostenduntque Romae, si credimus, in Concordiae delubro cornu aureo Augustae dono inclusam et novissimum prope locum praelatis multis optinentem | Si sa che quella gemma era una sardonica, e a Roma la mostrano, se crediamo, nel tempio della Concordia racchiusa in un corno dorato dono dell'Augusta e che detiene quasi l'ultimissimo posto essendole anteposte molte (gemme) |
[5] Post hunc anulum regis alterius in fama est gemma, Pyrrhi illius, qui adversus Romanos bellum gessit | [5] Dopo quest'anello è in fama la gemma di un altro re, di quel Pirro, che fece guerra contro i Romani |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 116 - 172
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 07, Paragrafi 116 - 172
namque habuisse dicitur achaten, in qua novem Musae et Apollo citharam tenens spectarentur, non arte, sed naturae sponte ita discurrentibus maculis, ut Musis quoque singulis sua redderentur insignia | Infatti si dice aver avuto un'agata, in cui si vedevano nove Muse e Apollo che teneva la cetra, non per artificio, ma spontaneamente di natura con chiazze disposte così, che a ciascuna Musa erano assegnate anche le proprie caratteristiche |