La donna è stesa su un letto disfatto, guarda verso l'osservatore, indossa solo pantofole, un laccio al collo, un bracciale e porta un fiore fra i capelli. Non sorride, non è intimidita ma sicura di se. Non ha problemi a mostrarsi nuda. La mano sinistra copre le sue parti intime. Una delle scarpe di seta che indossa è scivolata via. Al tempo una sola pantofolona indossata era simbolo di innocenza perduta.
Una donna di colore le porge un mazzo di fiori forse l'omaggio di un cliente. Sul letto si trova anche un gatto nero che nelle mitologie antiche veniva considerato il messaggero usato dalle streghe per comunicare con il diavolo, forse a sottolineare la peccaminosa professione della donna.
E' un dipinto di un realismo crudo, molto probabilmente ispirato dalla Venere di Urbino di Tiziano, e trovò nello scrittore Emile Zola l'unico sostenitore illustre dell'opera. I nudi all'epoca erano tollerati, spesso ritratti in soggetti mitologici o magari ambientati in epoche lontane ma un contesto di attualità creava maggiori resistenze dal parte del pubblico.Infatti fu considerata come un affronto alla morale pubblica.
Secondo alcuni la donna rappresentata sarebbe la modella preferita del pittore, Victorine-Louise Meurent resa celebre dall'opera: colazione sull'erba