Era in viaggio verso Rodi dove si stava recando per ragioni di studio ( avrebbe dovuto frequentarvi la scuola dello stimato retore greco Apollonio Molone ), accompagnato da alcuni servitori e dal suo medico personale, quando la sua nave fu intercettata e catturata da un gruppo di pirati cilici, avvicinatisi in modo repentino a bordo di agili e veloci imbarcazioni dalla forma allungata. Egli fu quindi fatto prigioniero e condotto sulll'isola di Farmacussa, odierna Farmaco
* il termine pirati deriva dal greco peiran "assalire"
Per i pirati della Cilicia, il rapimento di personaggi di spicco non era certo raro. Al pari delle razzie, iniziative di tal genere costituivano infatti un ottima occasione per fare denaro in modo rapido, grazie alle cospicue somme chieste come riscatto. Un nobile romano, con tanto di servitori a seguito, era certamente una preda ghiotta. Per liberare il loro illustre prigioniero, i pirati chiesero 20 talenti corrispondenti a oltre mezza tonnellata d'argento.
Cesare non perse la calma assicurando un riscatto maggiore, visto che un uomo del suo rango valeva molto di più e promise una pronta vendetta. specififcando che, una volta libero, avrebbe fatto fatto uccidere tutti coloro che avevano partecipato al suo rapimento. Inviò coloro che erano al suo seguito a procurarsi denari mentre lui rimase tra quei ferocissimi cilici per 38 giorni. Si comportò comunque in modo altezzoso e ogni volta che andava a riposare, mandava loro l'ordine di tacere. Scriveva poesie e discorsi e glieli faceva ascoltare. Per oltre un mese, Giulio Cesare fu ospitato in alcune capanne insieme al suo gruppetto di servitori.
Giunti i 50 talenti pattuiti, il balzanzoso prigionero fu liberato, ma prima di riprendere la vita ordinaria si dedicò a mettere in atto i palesati propositi di vendetta, armando nel giro di pochissimo tempo una flotta per dare la caccia ai suoi rapitori
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Partito da Mileto, sulla costa di fronte a Farmacussa, Cesare rintracciò senza problemi i pirati incriminati, cogliendoli mentre erano impegnati a trangugiare vino per festeggiare l'ottenimento dello sbalorditivo riscatto. Dopodichè mise in fuga una parte della loro flotta, una parte l'affondò e catturò diverse navi e molti uomini. Consegnò ai suoi i prigionieri in custiodia e proseguì in Bitinia dal proconsole con l'intenzione di chiedergli di infliggere la pena di morte ai pirati che aveva catturato. Avendo quello negato che lo avrebbe fatto, ma avendo affermato che li avrebbe venduti, Cesare ritornò al mare con incredibile rapidità e lui stesso crocifisse tutti i pirati.
La versione dello storico romano Marco Velleio Patercolo, fu fornita anche da Plutarco, mentre un altro storico romano, Svetonio, puntualizzerà che i predoni vennero dapprima sgozzati e poi appesi