POTERE AL SOVIET DI PIETROGRADO
A fronte della penuria di cibo molti interpretavano la rivoluzione come un invito esplicito a prendere ciò che ritenevano appartenesse loro di diritto.
In Ucraina, il ruolo degli ebrei nell'economia, unito alle dilaganti voci secondo cui stavano facendo incetta di grano speculando sulla valuta, conferiì ai disordini una sfumatura antisemita. Operai in sciopero depredavano gli stabilimenti dove si lavoravano barbabietole da zucchero e tabacco, di proprietà per lo più ebraica; contadini confiscavano i mulini, anch'essi posseduti soprattutto da ebrei; e nelle città, i poveri saccheggiavano i negozi e le case dei ricchi mercanti ebrei. I contadini confiscarono anche i terreni della nobiltà, dando alle fiamme dimore polacche e attaccando gli ebrei che le amministravano. Nel tardo-autunno, ormai molte città avevano esaurito il pane. Folle si scontravano con le guardie che presidiavano i magazzini provinciali, portandosi via cotone, tessuti e prodotti agricoli.
A seguito dei fallimenti economici e militari dell'estate, il sostegno popolare a favore del Governo provvisorio crollò. I bolscevichi guadagnarono la maggioranza nel Soviet di Pietrogrado e la mattina del 7 novembre, Lenin pubblicò un manifesto che annunciava il rovesciamento del Governo provvisorio e il trasferimento del potere al Soviet di Pietrogrado.
Nell'aprile 1920, forze polacche-ucraine avanzarono verso Kiev da nord, dando inizio a quella che divenne poi nota come guerra polacco-sovietica. il loro obiettivo era sfidare La supremazia bolscevica nella regione e rivendicare gli storici territori della confederazione polacco-lituana.