Giovane vergine autosodomizzata - Salvador Dalì, 1954

Giovane vergine autosodomizzata - Salvador Dalì, 1954

"Io riesco a convincere le donne a spogliarsi. Dico sempre che attraverso il sedere si possono sondare i misteri più profondi e, anzi, ho scoperto una sorprendente analogia tra le natiche di una delle mie visitatrici a Port Lligat, che si era spogliata per me, e il continuum spazio-temporale, un continuum da me chiamato delle quattro natiche"

la pittura entra, come l'amore, attraverso gli occhi e riesce attraverso i peli del pennello. Il mio delirio erotico mi spinge a portare le mie tendenze sodomitiche fino al parossismo

Io mi immagino le posizioni più soavi e assurde per mantenermi in uno stato di erezione parossistica e la mia felicità è completa quando posso assistere ad una sodomizzazione riuscita. Ciò che è veramente essenziale è per me ciò che si può anche vedere

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Riuscii a convincere una giovane spagnola a lasciarsi sodomizzare da un giovanotto dei dintorni che le faceva la corte. Insieme a un amica - i testimoni nel mio teatro sono molto importanti e, in un certo senso, ricoprono il ruolo dei contabili - presi comodamente posto su un divano.

I due partner entrarono nella stanza attraverso due diverse porte: lei con addosso solo una vestaglia da camera, lui nudo e col membro eretto. Lui su guarda intorno un istante e si da subito da fare per penetrarla. La cosa gli riesce tanto in fretta che io balzo in piedi per controllare se per caso non stia facendo solo finta, non tollero, infatti che ci sia faccia beffe di me. Ed ecco che lei grida con voce estatica: "Questo è per Dalì, per il divino!". La dichiarazione non mi va affatto a genio, infatti indovino immediatamente quanto sia poco giustificata, tanto più quanto più ardentemente il vigoroso giovanotto si affaccenda nel di dietro della giovane spagnola che rantola di piacere. Io dico: "Confessi di amare colui che hai in culo?".

Lei smette immediatamente di recitare la commedia ed esclama: "Si, lo adoro!". E allora vidi la cosa più soprendentemente che si possa desiderare quale espressione della bellezza fenomenale: la giovane donna, saldamente tenuta dall'uomo e premuta contro i suoi fianchi, alzò entrambe le braccia e si gettò all'indietro, ergendo così anche i magnifici seni. Allo stesso tempo voltò all'indietro anche la testa sfiorando con le labbra, le labbra dell'uomo che la lasciò godere nel suo tormento. Era una specie di gesto perfetto che mutava questa coppia animalesca in una liana e che procurava una visione angelica. Non ho mai potuto raccontare questa storia senza provare la meravigliosa sensazione di avere svelato il mistero della bellezza perfetta

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