Qua re animadversa Varus et terrore exercitus cognito bucinatore in castris et paucis ad speciem tabernaculis relictis de tertia vigilia silentio exercitum in oppidum reducit [36] Postero die Curio obsidere Uticam et vallo circummunire instituit Erat in oppido multitudo insolens belli diuturnitate otii, Uticenses pro quibusdam Caesaris in se beneficiis illi amicissimi, conventus is, qui ex variis generibus constaret, terror ex superioribus proeliis magnus Itaque de deditione omnes palam loquebantur et cum P Attio agebant, ne sua pertinacia omnium fortunas perturbari vellet Haec cum agerentur, nuntii praemissi ab rege Iuba venerunt, qui ilium adesse cum magnis copiis dicerent et de custodia ac defensione urbis hortarentur Quac res eorum perterritos animos confirmavit |
Varo, accortosi di ciò, visto il terrore dell'esercito, lasciati nel campo un trombettiere e poche tende per ingannare il nemico, verso mezzanotte, in silenzio, riconduce l'esercito in città 36 Il giorno successivo Curione intraprende l'assedio di Utica e il suo accerchiamento con un vallo Vi era nella città una moltitudine non avvezza alla guerra, per il lungo periodo di pace; gli Uticensi grazie ad alcuni benefici ricevuti da Cesare gli erano molto favorevoli; la colonia di cittadini romani era formata da varie classi; grande era il terrore che avevano prodotto le battaglie precedenti E così già tutti parlavano apertamente di resa e trattavano con P Azzio perché con la sua ostinazione non volesse mettere in pericolo la sorte di tutti Durante queste trattative, giunsero ambasciatori mandati dal re Giuba per annunciare che egli era vicino con grandi truppe e per esortarli a custodire e difendere la città Questa notizia confortò il loro animo sconvolto |
[37] Nuntiabantur haec eadem Curioni, sed aliquamdiu fides fieri non poterat: tantam habebat suarum rerum fiduciam Iamque Caesaris in Hispania res secundae in Africam nuntiis ac litteris perferebantur Quibus omnibus rebus sublatus nihil contra se regem nisurum existimabat Sed ubi certis auctoribus comperit minus V et XX milibus longe ab Utica eius copias abesse, relictis munitionibus sese in castra Cornelia recepit Huc frumentum comportare, castra munire, materiam conferre coepit statimque in Siciliam misit, uti duae legiones reliquusque equitatus ad se mitteretur Castra erant ad bellum ducendum aptissima natura loci et munitione et maris propinquitate et aquae et salis copia, cuius magna vis iam ex proximis erat salinis eo congesta Non materia multitudine arborum, non frumentum, euius erant plenissimi agri, deficere poterat |
37 La medesima notizia veniva annunciata a Curione, ma per un certo tempo non ci poté credere tanto grande era la fiducia che aveva nella sua fortuna E già da messaggeri e da lettere venivano riferiti in Africa i successi di Cesare in Spagna Esaltato da queste notizie pensava che il re non avrebbe tentato nulla contro di lui Ma quando venne a sapere da fonti certe che le truppe di Giuba distavano da Utica meno di venticinque miglia, lasciate le opere di fortificazione, si rifugiò nel Campo Cornelio Cominciò ad ammassare qui frumento, a fortificare il campo, a radunare legname e inviò subito in Sicilia l'ordine di mandargli due legioni e il resto della cavalleria L'accampamento era adattissimo a condurre la guerra ad oltranza per la natura del luogo e il modo in cui era fortificato, per la vicinanza del mare, per l'abbondanza di acqua e di sale, di cui una grande quantità era stata portata colà dalle vicine saline Il legname non poteva mancare per la quantità di alberi, non poteva mancare il frumento di cui erano pieni i campi |
Itaque omnium suorum consensu Curio reliquas copias exspectare et bellum ducere parabat [38] His constitutis rebus probatisque consiliis ex perfugis quibusdam oppidanis audit Iubam revocatum finitimo bello et controversiis Leptitanorum restitisse in regno, Saburram, eius praefectum, cum mediocribus copiis missum Uticae appropinquare His auctoribus temere credens consilium commutat et proelio rem committere constituit Multum ad hanc rem probandam adiuvat adulescentia, magnitudo animi, superioris temporis proventus, fiducia rei bene gerendae His rebus impulsus equitatum omnem prima nocte ad castra hostium mittit ad flumen Bagradam, quibus praeerat Saburra, de quo ante erat auditum; sed rex omnibus copiis insequebatur et sex milium passuum intervallo a Saburra consederat |
E così, col consenso di tutti i suoi, Curione si apprestava ad aspettare le rimanenti truppe e a trascinare in lungo la guerra 38 Definito ciò e approvati questi piani, Curione viene a sapere da alcuni disertori della città che Giuba, richiamato da una guerra con un popolo vicino e da controversie con gli abitanti di Leptis, si era fermato nel suo regno e che il suo prefetto Saburra, che era stato mandato con poche truppe, era vicino a Utica Credendo sconsideratamente a queste fonti, muta piano e stabilisce di risolvere la questione con il combattimento Molto contribuiscono a questa decisione la giovinezza, il grande coraggio, i successi del passato, la speranza di condurre a buon fine l'impresa Mosso da ciò, sul fare della notte manda tutta la cavalleria verso l'accampamento dei nemici nei pressi del fiume Bagrada; di tale campo era capo Saburra, di cui prima si era detto; ma il re con tutte le milizie gli teneva dietro e si era fermato a una distanza di sei miglia da Saburra |
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Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 03; 71-80
Equites missi nocte iter conficiunt, imprudentes atque inopinantes hostes aggrediuntur Numidae enim quadam barbara consuetudine nullis ordinibus passim consederant Hos oppressos somno et dispersos adorti magnum eorum numerum interficiunt; multi perterriti profugiunt Quo facto ad Curionem equites revertuntur captivosque ad eum reducunt [39] Curio cum omnibus copiis quarta vigilia exierat cohortibus V castris praesidio relictis Progressus milia passuum VI equites convenit, rem gestam cognovit; e captivis quaerit, quis castris ad Bagradam praesit: respondent Saburram Reliqua studio itineris conficiendi quaerere praetermittit proximaque respiciens signa, ‘videtisne,’ inquit, ‘milites, captivorum orationem cum perfugis convenire abesse regem, exiguas esse copias missas, quae paucis equitibus pares esse non potuerint |
I cavalieri, inviati da Curione, compiono di notte il cammino e assaltano i nemici che, impreparati, non se lo aspettavano I Numidi, secondo un'abitudine dei barbari, si erano sdraiati qua e là senza alcun ordine Assalitili mentre erano immersi nel sonno e sparpagliati, ne uccidono un gran numero; molti fuggono in preda al terrore Compiuta questa azione i cavalieri fanno ritorno da Curione e gli conducono i prigionieri 39 Curione con tutte le milizie prima del giorno era uscito dal campo lasciandovi di guardia cinque coorti Avanzato per sei miglia, incontra i cavalieri e viene a conoscenza della loro azione; chiede ai prigionieri chi è a capo del campo di Bagrada; rispondono Saburra Per la fretta di terminare il viaggio tralascia di chiedere altre informazioni e, volgendosi alle schiere più vicine, dice: ‘Vedete, o soldati, che le parole dei prigionieri collimano con quelle dei disertori Il re è lontano, poche sono le milizie inviate e queste non hanno potuto tenere testa a pochi cavalieri |
Proinde ad praedam, ad gloriam properate, ut iam de praemiis vestris et de referenda gratia cogitare incipiamus ‘ Erant per se magna, quae gesserant equites, praesertim cum eorum exiguus numerus cum tanta multitudine Numidarum confertur Haec tamen ab ipsis inflatius commemorabantur, ut de suis homines laudibus libenter praedicant Multa praeterea spolia praeferebantur, capti homines equique producebantur, ut, quicquid intercederet temporis, hoc omne victoriam morari videretur Ita spei Curionis militum studia non deerant Equites sequi iubet sese iterque accelerat, ut quam maxime ex fuga perterritos adoriri posset At illi itinere totius noctis confecti subsequi non poterant, atque alii alio loco resistebant Ne haec quidem Curionem ad spem morabantur |
Dunque affrettatevi verso la preda, verso la gloria, in modo che io possa già cominciare a pensare ai vostri premi e a dimostrarvi la mia riconoscenza’ L'impresa che i cavalieri avevano compiuta, per se stessa, era veramente grande, sopra tutto se il loro esiguo numero veniva paragonato a una moltitudine così grande di nemici Tuttavia tale azione era ricordata dagli stessi con troppa esagerazione, così come gli uomini di solito volentieri parlano dei propri meriti Inoltre venivano messe in bella mostra molte spoglie, venivano esibiti uomini e cavalieri prigionieri sicché ogni indugio sembrava essere un ritardo per la vittoria E così alla speranza di Curione si aggiungeva l'ardore dei soldati Ordina ai cavalieri di seguirlo e accelera la marcia per potere assalire i nemici atterriti quanto mai per la fuga Ma i cavalieri, sfiniti per la marcia di tutta la notte, non potevano stargli dietro e si fermavano gli uni qui gli altri là Neppure ciò diminuiva la speranza di Curione |
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Cesare, De bello civili: Libro 03; 101-112
Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 03; 101-112
[40] Iuba certior factus a Saburra de nocturno proelio II milia Hispanorum et Gallorum equitum, quos suae custodiae causa circum se habere consuerat, et peditum eam partem, cui maxime confidebat, Saburrae submisit; ipse cum reliquis copiis elephantisque LX lentius subsequitur Suspicatus praemissis equitibus ipsum affore Curionem Saburra copias equitum peditumque instruit atque his imperat, ut simulatione timoris paulatim cedant ac pedem referant: sese, cum opus esset, signum proelii daturum et, quod rem postulare cognovisset, imperaturum Curio ad superiorem spem addita praesentis temporis olninione, hostes fugere arbitratus copias ex locis superioribus in campum deducit [41] Quibus ex locis cum longius esset progressus, confecto iam labore exercitu XII milium spatio constitit |
40 Giuba, informato da Saburra dello scontro notturno, gli manda in aiuto duemila cavalieri spagnoli e galli che era solito tenere con sé a guardia della propria persona, e quella parte di fanti in cui aveva più fiducia; Egli stesso con le rimanenti milizie e sessanta elefanti tiene dietro con passo più lento Saburra, sospettando che si avvicinasse lo stesso Curione poiché era stata mandata avanti la cavalleria, schiera fanti e cavalieri e ordina loro di indietreggiare a poco a poco e ritirarsi fingendo paura; egli, quando fosse necessario, avrebbe dato il segnale di combattimento, ordinando ciò che avesse compreso che la situazione richiedeva Curione fa scendere le milizie dalle alture alla pianura; infatti nel suo animo, poiché egli credeva che i nemici fossero in fuga, l'impressione dell'attuale circostanza si aggiungeva alla precedente speranza 41 Quando si fu allontanato alquanto da queste alture, poiché l'esercito, dopo avere percorso sedici miglia, era ormai sfinito dalla stanchezza, si fermò |
Dat suis signum Saburra, aciem constituit et circumire ordines atque hortari incipit; sed peditatu dumtaxat procul ad speciem utitur, equites in aciem immittit Non deest negotio Curio suosque hortatur, ut spem omnem in virtute reponant Ne militibus quidem ut defessis neque equitibus ut paucis et labore confectis studium ad pugnandum virtusque deerat; sed hi erant numero CC, reliqui in itinere substiterant Hi, quamcumque in partem impetum fecerant, hostes loco cedere cogebant, sed neque longius fugientes prosequi neque vehementius equos incitare poterant At equitatus hostium ab utroque cornu circuire aciem nostram et aversos proterere incipit |
Saburra dà il segnale ai suoi, schiera l'esercito in ordine di battaglia e incomincia ad aggirarsi fra le schiere, esortandole; ma impiega la fanteria solo in seconda linea tanto per fare impressione col numero, lanciando invece all'attacco la cavalleria Curione non viene meno al suo dovere ed esorta i suoi a riporre nel valore ogni speranza Né ai soldati, sebbene stanchi, né ai cavalieri, sebbene pochi e sfiniti dalla fatica, difettavano zelo e valore per combattere; ma i cavalieri erano in tutto duecento, poiché gli altri si erano fermati durante la marcia Costoro, ovunque andavano all'attacco, costringevano il nemico a retrocedere, ma non erano in grado di inseguire i fuggitivi troppo oltre né di incitare i cavalli a maggiore foga Ma la cavalleria nemica incomincia a circondare la nostra schiera da entrambi i lati e ad assalirla alle spalle |
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Cum cohortes ex acie procucurrissent, Numidae integri celeritate impetum nostrorum effugiebant rurusque ad ordines suos se recipientes circuibant et ab acie excludebant Sic neque in loco manere ordinesque servare neque procurrere et casum subire tutum videbatur Hostium copiae submissis ab rege auxiliis crebro augebantur; nostros vires lassitudine deficiebant, simul ei, qui vulnera acceperant, neque acie excedere neque in locum tutum referri poterant, quod tota acies equitatu hostium circumdata tenebatur Hi de sua salute desperantes, ut extremo vitae tempore homines facere consuerunt, aut suam mortem miserabantur aut parentes suos commendabant, si quos ex eo periculo fortuna servare potuisset Plena erant omnia timoris et luctus |
Ogni qual volta delle coorti avanzavano all'attacco staccandosi dallo schieramento, i Numidi freschi di forze velocemente sfuggivano all'assalto dei nostri e le circondavano e le tagliavano fuori mentre tentavano di rientrare di nuovo nei loro ranghi Così non appariva sicuro né mantenere la posizione e conservare lo schieramento né avanzare all'attacco e tentare la sorte Le milizie nemiche aumentavano di continuo per gli aiuti inviati dal re; ai nostri venivano meno le forze per la stanchezza e quelli che erano stati feriti non erano in grado né di uscire dalla schiera né di rifugiarsi in un luogo sicuro, poiché tutto l'esercito era stretto in una morsa, circondato dalla cavalleria nemica Costoro, disperando della propria salvezza, come sono soliti fare gli uomini in fin di vita, o commiseravano la propria morte o raccomandavano i propri familiari se mai la Fortuna avesse potuto salvare qualcuno di essi dal quel pericolo Ovunque non vi era altro che paura e pianto |
[42] Curio, ubi perterritis omnibus neque cohortationes suas neque preces audiri intellegit, unam ut in miseris rebus spem reliquam salutis esse arbitratus, proximos colles capere universos atque eo signa inferri iubet Hos quoque praeoccupat missus a Saburra equitatus Tum vero ad summam desperationem nostri perveniunt et partim fugientes ab equitatu interficiuntur, partim integri procumbunt Hortatur Curionem Cn Domitius, praefectus equitum, cum paucis equitibus circumsistens, ut fuga salutem petat atque in castra contendat, et se ab eo non discessurum pollicetur At Curio numquam se amisso exercitu, quem a Caesare fidei commissum acceperit, in eius conspectum reversurum confirmat atqne ita proelians interficitur |
42 Curione, quando capisce che non si dà ascolto né alle sue esortazioni né alle sue preghiere, essendo tutti attanagliati dal terrore, pensando che, vista la situazione disastrosa, vi era una sola via di salvezza, ordina a tutti di occupare i colli vicini e di portarvi le insegne Ma questi vengono occupati dalla cavalleria inviata da Saburra Allora invero i nostri giungono alla massima disperazione e una parte di essi in fuga viene uccisa dalla cavalleria, una parte s'accascia a terra pure senza ferite Gneo Domizio, comandante della cavalleria, schierandosi con pochi uomini attorno a Curione, lo esorta a cercare salvezza nella fuga e a tornare nel campo, e gli promette di non abbandonarlo Ma Curione dichiara che mai, dopo avere perduto l'esercito che Cesare gli aveva affidato con fiducia, sarebbe tornato al suo cospetto e così, mentre combatte, viene ucciso |
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Equites ex proelio perpauci se recipiunt; sed ei, quos ad novissimum agmen equorum reficiendorum causa substitisse demonstratum est, fuga totius exercitus procul animadversa sese incolumes in castra conferunt Milites ad unum omnes interficiuntur [43] His rebus cognitis Marcius Rufus quaestor in castris relictus a Curione cohortatur suos, ne animo deficiant Illi orant atque obsecrant, ut in Siciliam navibus reportentur Pollicetur magistrisque imperat navium, ut primo vespere omnes scaphas ad litus appulsas habeant Sed tantus fuit omnium terror, ut alii adesse copias Iubae dicerent, alii cum legionibus instare Varum iamque se pulverem venientium cernere, quarum rerum nihil omnino acciderat, alii classem hostium celeriter advolaturam suspicarentur Itaque perterritis omnibus sibi quisque consulebat |
Pochissimi cavalieri si salvano dalla battaglia; ma quelli che, come si è detto, si erano fermati alla retroguardia per ristorare i cavalli, resisi conto da lontano della fuga dell'esercito intero, incolumi ritornano al campo I fanti, dal primo all'ultimo, vengono tutti uccisi 43 Conosciuti tali fatti, il questore Marco Rufo, lasciato da Curione nel campo, esorta i suoi a non perdersi d'animo Quelli lo pregano e lo scongiurano di riportarli in Sicilia con le navi Lo promette e ordina ai comandanti delle navi di tenere, sul fare della sera, tutte le lance ancorate presso il lido Ma il terrore di tutti fu così grande che gli uni dicevano che le truppe di Giuba erano vicine, gli altri che Varo era addosso con le legioni e già scorgevano la polvere di quelli che sopraggiungevano, mentre non accadeva proprio nulla di tutto ciò, altri ancora supponevano che la flotta nemica in breve tempo sarebbe giunta al volo E così, poiché erano tutti sconvolti, ognuno pensava a se stesso |