[1] Affidatogli il bambino l'esperto dell'arte d'insegnare osservi dapprima il suo ingegno e il carattere | [1] Tradito sibi puero docendi peritus ingenium eius in primis naturamque perspiciet |
Segno importante d'intelligenza nei piccoli è la memoria: duplice la sua virtù, apprendere facilmente e ricordare fedelmente | Ingenii signum in parvis praecipuum memoria est: eius duplex virtus, facile percipere et fideliter continere |
Seguente l'imitazione: infatti anche ciò è di una natura incline, così che tuttavia realizzi quelle cose che apprende, non per caso l'atteggiamento e l'incedere e se è notato qualcosa di peggio | Proximum imitatio: nam id quoque est docilis naturae, sic tamen ut ea quae discit effingat, non habitum forte et ingressum et si quid in peius notabile est |
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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 2
Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 2
[2] Non mi darà speranza di un buon carattere chi con questa voglia d'imitare cercherà, di essere deriso; infatti quello veramente intelligente sarà innanzitutto anche mite | [2] Non dabit mihi spem bonae indolis qui hoc imitandi studio petet, ut rideatur; nam probus quoque in primis erit ille vere ingeniosus |
Del testo non avrei ritenuto peggiore essere d'intelligenza lenta che malvagia: il mite poi starà moltissimo lontano da quello pigro e fiacco | Alioqui non peius duxerim tardi esse ingeni quam mali: probus autem ab illo segni et iacente plurimum aberit |
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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 1, 23-37
Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 1, 23-37
[3] Questo mio (ragazzo) non apprenderà difficilmente le cose che sono riferite, ne chiederà anche alcune: seguirà però più che precorrerà | [3] Hic meus quae tradentur non difficulter accipiet, quaedam etiam interrogabit: sequetur tamen magis quam praecurret |
Quel genere quasi precoce di ingegni non giunge mai casualmente a frutto | Illud ingeniorum velut praecox genus non temere umquam pervenit ad frugem |
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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 5, 46-60
Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 5, 46-60
[4] Questi sono coloro che fanno facilmente le piccole cose e spinti dall'audacia mostano subito quanto più altro possono, infine possono poi ciò che è nel limite: continuano le parole, le dicono con faccia tosta, non frenati da alcun riserbo: non spiccano molto, ma velocemente; [5] non subentra vera capacità né si basa su radici profondamente infisse, sono come i semi sparsi sul suolo in superficie che si espandono più velocemente e le piantine simulate le spighe biondeggiano prima della mietitura con i gambi vuoti | [4] Hi sunt qui parva facile faciunt et audacia provecti quidquid illud possunt statim ostendunt, possunt autem id demum quod in proximo est: verba continuant, haec vultu interrito, nulla tardati verecundia proferunt: non multum praestant, sed cito; [5] non subest vera vis nec penitus immissis radicibus nititur, ut quae summo solo sparsa sunt semina celerius se effundunt et imitatae spicas herbulae inanibus aristis ante messem flavescunt |
Queste cose piacciono paragonate agli anni; poi il progresso cessa, l'ammirazione diminuisce | Placent haec annis comparata; deinde stat profectus, admiratio decrescit |
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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 9
Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 9
[6] Quando avrà notato queste cose, osservi quindi in che modo si debba trattare l'animo dell'allievo | [6] Haec cum animadverterit, perspiciat deinceps quonam modo tractandus sit discentis animus |