Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 31-41, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 31-41

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 31-41
sed tantum praestitit eques Romanus auctoritate inter milites atque honore, ut castris citra Hiberum communitis cum ducem exercitus comitiis militaribus creari placuisset, subeuntes alii aliis in custodiam ualli stationesque, donec per omnes suffragium iret, ad L Marcium cuncti summam imperii detulerint

omne inde tempus, exiguum id fuit, muniendis castris conuehendisque commeatibus consumpsit, et omnia imperia milites cum impigre, tum haudquaquam abiecto animo exsequebantur
Pertanto il cavaliere romano acquistò con la sua autorità tale prestigio presso i soldati che, fortificati gli accampamenti al di qua dell'Ebro, essendosi nei comizi liana deliberato di eleggere un comandante dell'esercito sostituendosi gli uni agli altri nella vigilanza della autorità e nei presidi, perché tutti potessero venire a votare, i soldati all'unanimità diedero il comando a L Marcio

Dopo di ciò, egli impiegò tutto il tempo, che era ben poco nel fortificare gli accampamenti e nel trasportarvi i rifornimenti; i soldati alacremente e con animo per nulla depresso eseguirono gli ordini
ceterum postquam Hasdrubalem Gisgonis uenientem ad reliquias belli delendas transisse Hiberum et adpropinquare adlatum est signumque pugnae propositum ab nouo duce milites uiderunt, recordati quos paulo ante imperatores habuissent quibusque et ducibus et copiis freti prodire in pugnam soliti essent, flere omnes repente et offensare capita et alii manus ad caelum tendere deos incusantes, alii strati humi suum quisque nominatim ducem implorare

neque sedari lamentatio poterat excitantibus centurionibus manipulares et ipso mulcente et increpante Marcio, quod in muliebres et inutiles se proiecissent fletus potius quam ad tutandos semet ipsos et rem publicam secum acuerent animos et ne inultos imperatores suos iacere sinerent; cum subito clamor tubarumque sonus, iam enim prope uallum hostes erant, exauditur
Pertanto dopo che si ebbe notizia che Asdrubale, figlio di Gisgone, aveva già passato lEbro per venire a distruggere i resti dellesercito romano, ed era ormai vicino, i soldati vedendo levarsi il segnale di battaglia, si ricordarono quali generali poco prima avevano avuto e con quali capi e con quali truppe erano soliti entrare in combattimento e cominciarono tutti improvvisamente a piangere, a percuotersi il capo, a tendere gli uni le mani al cielo accusando gli dei, gli altri a gettarsi a terra invocando ciascuno per nome il suo generale

Questi lamenti non si potevano calmare, nonostante i centurioni facessero coraggio ai soldati dei loro manipoli e lo stesso L Marcio alternasse ai conforti le rampogne, accusandoli di abbandonarsi ad un inutile pianto degno di donnicciole, invece di tendere il loro ardimento a difendere se stessi e la repubblica per non permettere che i loro comandanti giacessero invendicati; dd un tratto si udirono grida e suoni di trombe, poiché i nemici erano vicini alla trincea
inde uerso repente in iram luctu discurrunt ad arma ac uelut accensi rabie discurrunt ad portas et in hostem neglegenter atque incomposite uenientem incurrunt

extemplo improuisa res pauorem incutit Poenis mirabundique unde tot hostes subito exorti prope deleto exercitu forent, unde tanta audacia, tanta fiducia sui uictis ac fugatis, quis imperator duobus Scipionibus caesis exstitisset, quis castris praeesset, quis signum dedisset pugnae, ad haec tot tam necopinata primo omnium incerti stupentesque referunt pedem, dein ualida impressione pulsi terga uertunt

et aut fugientium caedes foeda fuisset aut temerarius periculosusque sequentium impetus, ni Marcius propere receptui dedisset signum obsistensque ad prima signa et quosdam ipse retinens concitatam repressisset aciem
Improvvisamente il pianto si mutò in furore; i soldati afferrarono le armi e come accesi d'ira si precipitarono alle porte ad assalire il nemico che incauto veniva avanti in schiere disordinate

L'imprevista situazione spaventò subito i Cartaginesi che si domandavano stupiti da dove fossero improvvisamente usciti tanti nemici, dal momento che l'esercito romano era quasi distrutto, e donde venissero tanto ardire e tanta fiducia in sé in gente vinta e messa in fuga; si chiedevano perplessi quale fosse il generale che aveva sostituito i due Scipioni uccisi, chi mai fosse a capo degli accampamenti e chi avesse dato il segnale della battaglia; dinanzi a tante circostanze così inaspettate, dapprima incerti e supefatti si ritirarono; poi respinti da un urto violento si volsero alla fuga

La strage dei fuggenti sareb be stata funesta nonché audace e pericoloso l'impeto degli inseguitori, se Marcio non si fosse affrettato a far suonare la ritirata e, ponendosi presso le prime file, trattenendo egli stesso alcuni soldati, non avesse frenato l'assalto delle schiere

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Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 01 - 22

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 45; 01 - 22

inde in castra auidos adhuc caedisque et sanguinis reduxit

Carthaginienses trepide primo ab hostium uallo acti, postquam neminem insequi uiderunt, metu substitisse rati, contemptim rursus et sedato gradu in castra abeunt

par neglegentia in castris custodiendis fuit; nam etsi propinquus hostis erat, tamen reliquias eum esse duorum exercituum ante paucos dies deletorum succurrebat
Condusse poi negli accampamenti i suoi che ancora bramavano strage e sangue

I Cartaginesi, respinti con grande sbigottimento dalla trincea nemica, come videro che nessuno li inseguiva, ritenendo che i nemici si fossero fermati per paura, con trascuratezza a lenti passi si allontanarono

Con pari incuria si occuparono della vigilanza degli accampamenti; infatti, benché i Romani fossero vicini, pure i Cartaginesi non dimenticavano che quelli erano i resti di due eserciti distrutti pochi giorni prima
ob hoc cum omnia neglecta apud hostes essent, exploratis iis Marcius ad consilium prima specie temerarium magis quam audax animum adiecit ut ultro castra hostium oppugnaret, facilius esse ratus unius Hasdrubalis expugnari castra quam, si se rursus tres exercitus ac tres duces iunxissent, sua defendi; simul aut, si successisset coeptis, erecturum se adflictas res aut, si pulsus esset, tamen ultro inferendo arma contemptum sui dempturum Per tale ragione, essendo presso il nemico ogni attività trascurata, Marcio, esaminata la situazione, concepì un disegno a prima vista più avventato che audace; progettò, dunque, di assalire gli accampamenti nemici, ritenendo più facile espugnare il campo del solo Asdrubale che difendere il suo, se di nuovo i tre generali e i tre eserciti avessero riunito le loro forze; se l'impresa gli fosse riuscita, egli avrebbe potuto por rimedio alla triste situazione dei suoi soldati; se fosse stato invece ricacciato, per il fatto di avere spontaneamente assalito il nemico, avrebbe allontanato da sé ogni ragione di spregio

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Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 11 - 14

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 11 - 14

(38) Ne tamen subita res et nocturnus terror et iam non suae fortunae consilium perturbaret, adloquendos adhortandosque sibi milites ratus, contione aduocata ita disseruit: uel mea erga imperatores nostros uiuos mortuosque pietas uel praesens omnium nostrum, milites, fortuna fidem cuiuis facere potest mihi hoc imperium, ut amplum iudicio uestro, ita re ipsa graue ac sollicitum esse

quo enim tempore, nisi metus maerorem obstupefaceret, uix ita compos mei essem ut aliqua solacia inuenire aegro animo possem, cogor uestram omnium uicem, quod difficillimum in luctu est, unus consulere

et ne tum quidem, ubi quonam modo has reliquias duorum exercituum patriae conseruare possim cogitandum est, auertere animum ab adsiduo maerore licet
38 Tuttavia, perché l'improvvisa decisione, il terrore della notte ed il disegno non certo conforme alla loro particolare situazione non recasse disordine, Marcio, ritenendo che fosse il caso di parlare ai soldati esortandoli, riunitili in assemblea tenne loro questo discorso: Sia la mia venerazione verso i nostri generali vivi e morti, sia la nostra presente situazione, o soldati, possono testimoniare a chiunque che questa autorità è sì per me un onore conferitomi dal vostro suffragio, ma nella realtà è per me un peso e un tormento

Infatti, in un momento in cui, se il timore non mi avesse reso insensibile al dolore, a stento io sarei così padrone di me da poter trovare qualche sollievo all'angoscia dell'animo, sono invece costretto a provvedere da solo alla sorte di voi tutti, cosa che è molto difficile a farsi in condizioni così sciagurate

Infatti, neppure quando io debbo pensare in che modo mi sia possibile salvare alla patria questi avanzi di due eserciti, mi è permesso distogliere l'animo dall'assidua tristezza
praesto est enim acerba memoria et Scipiones me ambo dies noctesque curis insomniisque agitant et excitant saepe somno, neu se neu inuictos per octo annos in his terris milites suos, commilitones uestros, neu rem publicam patiar inultam, et suam disciplinam suaque instituta sequi iubent et, ut imperiis uiuorum nemo oboedientior me uno fuerit, ita post mortem suam, quod quaque in re facturos illos fuisse maxime censeam, id optimum ducere

uos quoque uelim, milites, non lamentis lacrimisque tamquam exstinctos prosequi, uiuunt uigentque fama rerum gestarum, sed, quotienscumque occurret memoria illorum, uelut si adhortantes signumque dantes uideatis eos, ita proelia inire
Mi è presente il penoso ricordo di ciò che è accaduto e mi assilla la visione di ambedue gli Scipioni, che di giorno, nell'assillo delle preoccupazioni, mi scuotono e di notte mi risvegliano spesso dal sonno, ammonendomi perché io non tolleri di lasciare invendicata la repubblica e i loro soldati vostri commilitoni, che per otto anni non furono mai vinti in queste terre; essi mi comandano di seguire il loro insegnamento e i loro principi e, come nessuno più di me ha obbedito ai loro comandi quando erano vivi, così, morti, mi consigliano a considerare come ottima decisione quella che in ogni circostanza io penso che essi avrebbero soprattutto adottato

Vorrei che anche voi, o soldati, non li onoraste con pianti lamentosi come si fa verso i morti, poiché essi vivono ancora in pieno vigore, in virtu della gloria delle loro imprese, ma ogniqualvolta si affacci alla vostra mente la loro memoria, voi dovreste ingaggiare battaglia come se li vedeste in atto di incitarvi e di darvi il segnale dell'assalto

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Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 21-30

nec alia profecto species hesterno die oblata oculis animisque uestris memorabile illud edidit proelium, quo documentum dedistis hostibus non cum Scipionibus exstinctum esse nomen Romanum et, cuius populi uis atque uirtus non obruta sit Cannensi clade, ex omni profecto saeuitia fortunae emersurum esse

Nunc, quia tantum ausi estis sponte uestra, experiri libet quantum audeatis duce uestro auctore

non enim hesterno die, cum signum receptui dedi sequentibus effuse uobis turbatum hostem, frangere audaciam uestram sed differre in maiorem gloriam atque opportunitatem uolui, ut postmodo praeparati incautos, armati inermes atque etiam sopitos per occasionem adgredi possetis

nec huius occasionis spem, milites, forte temere sed ex re ipsa conceptam habeo
; né altra visione certamente si offerse ai vostri occhi ed l'animo vostro ieri, quando avvenne quel combattimento memorando, nel quale voi avete dato prova ai nemici che il nome romano non si era spento con gli Scipioni, mostrando che ad ogni crudele avversità sarebbero rinati la forza e il valore di quel popolo che non fu abbattuto dalla disfatta di Canne

Ora, poiché voi avete tanto osato per vostra spontanea iniziativa, è il caso in questo momento di provare quanto sapete osare sotto la guida del vostro capo

Ieri, infatti, quando io diedi il segnale della ritirata mentre voi inseguivate con impeto disordinato il nemico sbigottito, non ebbi l'intenzione di por freno alla vostra audacia, volevo soltanto che tale ardimento si risolvesse più tardi al momento opportuno in una maggior gloria per voi, in modo che all'occasione, essendo ben preparati ed armati, assaliste nemici sprovveduti ed inermi, fors'anche addormentati

Né di questa occasione ho avventatamente nutrita la speranza, ma essa è nata dai fatti stessi
a uobis quoque profecto si quis quaerat quonam modo pauci a multis, uicti a uictoribus castra tutati sitis

nihil aliud respondeatis quam id ipsum timentes uos omnia et operibus firmata habuisse et ipsos paratos instructosque fuisse

et ita se res habet: ad id quod ne timeatur fortuna facit minime tuti sunt homines, quia quod neglexeris incautum atque apertum habeas

nihil omnium nunc minus metuunt hostes quam ne, obsessi modo ipsi atque oppugnati, castra sua ultro oppugnemus

audeamus quod credi non potest ausuros nos; eo ipso quod difficillimum uidetur facilius erit

tertia uigilia noctis silenti agmine ducam uos

exploratum habeo non uigiliarum ordinem, non stationes iustas esse

clamor in portis auditus et primus impetus castra ceperit
Se qualcuno poi vi chiedesse in qual modo in pochi contro molti, vinti contro vincitori, abbiate difeso i vostri accampamenti

null'altro dovreste rispondere se non che, temendo appunto questo, non solo avete rinforzato con fortificazioni tutte le difese, ma vi siete voi stessi tenuti pronti ed in ordine di combattimento

Le cose stanno proprio così: contro ciò che la sorte rende non temibile, gli uomini non sono affatto difesi, perché lasciano scoperto ed indifeso quello che non li preoccupa

Ora, fra tutte le prospettive, quella di cui i nemici meno hanno paura è che noi, poco fa assediati ed assaliti, prendiamo l'iniziativa di assalire a nostra volta i loro accampamenti

Abbiamo, dunque, il coraggio di fare quello che nessuno crederebbe che noi sapremmo osare; la cosa sarà più facile per il solo fatto che può apparire molto difficile

Nella notte, al terzo turno di guardia, sotto il mio comando voi marcerete in silenzio

Io ho già indagato che non sono state disposte sentinelle, né vi sono regolari corpi di guardia

Al primo clamore udito alle porte ed al primo assalto, il campo sarà preso

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tum inter torpidos somno pauentesque ad necopinatum tumultum et inermes in cubilibus suis oppressos illa caedes edatur a qua uos hesterno die reuocatos aegre ferebatis

scio audax uideri consilium; sed in rebus asperis et tenui spe fortissima quaeque consilia tutissima sunt, quia, si in occasionis momento cuius praeteruolat opportunitas cunctatus paulum fueris, nequiquam mox omissam quaeras

unus exercitus in propinquo est, duo haud procul absunt

nunc adgredientibus spes aliqua est, et iam temptastis uestras atque illorum uires: si diem proferimus et hesternae eruptionis fama contemni desierimus, periculum est ne omnes duces, omnes copiae conueniant
Allora in mezzo a gente che, insonnolita e spaventata dinanzi ad un inaspettato tumulto, sarà assalita inerme nei suoi giacigli, si produrrà quella strage dalla quale voi ieri a malincuore sopportaste di essere trattenuti

Ben so che questo piano può sembrare audace, ma nelle circostanze difficili, quando non c'è più che un filo di speranza le decisioni più coraggiose sono anche le più sicure, poiché se, quando appare l'occasione fortunata, la cui presenza dura un attimo poi fugge, noi esitiamo solo un istante, invano cercheremo di richiamare il momento propizio quando è volato via

Vicino a noi vi è un solo esercito, due altri stanno non molto lontano

in quest'ora abbiamo la speranza di poter dare l'assalto con successo; ormai avete già messo alla prova le vostre e le loro forze; se noi protrarremo il giorno della battaglia e, in virtù della fama del nostro fortunato assalto di ieri, avremo cessato di essere disprezzati, correremo il pericolo che ci vengano contro tutti i generali con tutte le loro forze

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