Le torture subite dall’agente speciale della DEA, Enrique "Kiki" Camarena

Le torture subite dall’agente speciale della DEA, Enrique "Kiki" Camarena

Era stato torturato, sodomizzato con un manico di scopa e tenuto sveglio durante sadici interrogatori da un medico che gli iniettava anfetamine, prima di essere infine seppellito ancora vivo. La scomparsa di Kiki Camarena divenne un incidente internazionale che provocò per qualche tempo una notevole tensione fra Stati Uniti e Messico

Erano anni che la dea cercava di infiltrare alcuni suoi uomini nei sempre più potenti cartelli messicani del traffico di cocaina. Erano missioni spesso fatali. Nel 1985, mentre investigava sul traffico di droga in Messico, l'agente speciale Camarena fu sequestrato all'uscita del consolato statunitense di Guadalajara e scomparse senza lasciare tracciaIl suo cadavere fu ritrovato alcune settimane più tardi, parzialmente decomposto e chiuso in un sacca di plastica, seppellito sotto pochi centimentri di terra, a 100 km a nord della città messicana.

La sua era stata una morte terrificante.  La Drug Enforcement Administration lanciò l'operazione Leyenda, la più vasta indagine su un omicidio mai organizzata dalla D.E.A. Gli investigatori individuarono come principali indiziati nel rapimento Miguel Angel Felix Gallardo, capo della federazione, e i suoi due più stretti collaboratori, Ernesto Fonseca Carrillo e Rafael Caro Quintero. Fonseca Carrillo e Caro Quintero furono presto arrestati e imprigionati. Felix Gallardo rimase a piede libero ancora per qualche tempo, ma alla fine fu incriminato di omicidio

Il medico messicano Humberto Alvarez Machain, accusato di aver prolungato la vita di Camarena affinchè potesse essere sottoposto più a lungo a interrogatori e torture, fu   estradato negli Stati Uniti per affrontare un processo. Alvarez venne processato alla corte distrettuale di Los Angeles, ma fu prosciolto. In seguito furono trovati colpevoli di sequesto di persona altri quattro indiziati: Javier Vasquez Velasco, Juan Ramon Matta Ballesteros, Juan José Bernabé Ramirez e Ruben Zuno Arce

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