[90] Saepe etiam in eam partem ferebatur oratione, ut omnino disputaret nullam artem esse dicendi: idque cum argumentis docuerat, quod ita nati essemus, ut et blandiri eis subtiliter, a quibus esset petendum, et adversarios minaciter terrere possemus et rem gestam exponere et id, quod intenderemus, confirmare et, quod contra diceretur, refellere, ad extremum deprecari aliquid et conqueri, quibus in rebus omnis oratorum versaretur facultas; et quod consuetudo exercitatioque intellegendi prudentiam acueret atque eloquendi celeritatem incitaret; tum etiam exemplorum copia nitebatur | [90] Spesso nella foga del discorsi arrivava perfino ad affermare che non esiste affatto un arte del dire;e dopo avere dimostrato ciò con argomentazioni, mostrando da una parte che noi siamo fatti dalla natura in modo tale che possiamo insinuarci con dolcezza nellanimo di coloro ai quali dobbiamo chiedere qualcosa, e atterrire minacciosa- mente gli avversari, ed esporre ciò che abbiamo fatto, e sostenere con validi argomenti le nostre tesi, e confutare le ragioni dellavversario, e alla fine stornare da noi con preghiere e pianti un malanno atti nei quali si esprime tutta labilità delloratore , e dallaltra che la consuetudine e lesercizio acuiscono lacume dellintelletto e sviluppano lagilità della parola; e adduceva un gran numero di esempi a sostegno delle sue affermazioni |
[91] Nam primum quasi dedita opera neminem scriptorem artis ne mediocriter quidem disertum fuisse dicebat, cum repeteret usque a Corace nescio quo et Tisia, quos artis illius inventores et principes fuisse constaret; eloquentissimos autem homines, qui ista nec didicissent nec omnino scire curassent, is innumerabilis quosdam nominabat; in quibus etiam, sive ille inridens sive quod ita putaret atque ita audisset, me in illo numero, qui illa non didicissem et tamen, ut ipse dicebat, possem aliquid in dicendo, proferebat; quorum ego alterum illi facile adsentiebar, nihil me didicisse, in altero autem me inludi ab eo aut etiam ipsum errare arbitrabar | [91] Egli diceva dapprima che, quasi a farlo apposta, non cera mai stato tra coloro che avevano scritto trattati di retorica uno che avesse saputo parlare, neppure in maniera decente, a partire da un certo Corace e da Tisia che, come tutti sanno, sono stati gli inventori e gli iniziatori di questarte, mentre poteva ricordare un numero incredibile di uomini eloquentissimi, che non avevano appreso codeste norme, né si erano mai curati di apprenderle;tra questi ultimi, sia che volesse scherzare, sia che così realmente credesse e avesse sentito dire, annoverava anche me: a questo proposito egli diceva che io, senza studiare precetti di retorica, sono divenuto abile oratore;sul primo punto, che cioè non mi sono mai applicato allo studio della retorica, io acconsentivo di buon grado con lui; per quanto concerne il secondo punto, io pensavo che volesse prendermi in giro o che si ingannasse |
[92] Artem vero negabat esse ullam, nisi quae cognitis penitusque perspectis et in unum exitum spectantibus et numquam fallentibus rebus contineretur; haec autem omnia, quae tractarentur ab oratoribus, dubia esse et incerta; quoniam et dicerentur ab eis, qui omnia ea non plane tenerent, et audirentur ab eis, quibus non scientia esset tradenda, sed exigui temporis aut falsa aut certe obscura opinio | [92] Egli dunque affermava che non può esistere una scienza che non poggi su cognizioni ben approfondite, rivolte ad un unico fine e infallibili: ora, tutte le questioni che vengono trattate dagli oratori sono vaghe e incerte, perché provengono da persone che non hanno piena conoscenza di esse e sono ascoltate da gente a cui non vengono comunicate esatte cognizioni, ma solo opinioni momentanee o false o per lo meno oscure |
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[93] Quid multa | [93] Che altro |
Sic mihi tum persuadere videbatur neque artificium ullum esse dicendi neque quemquam posse, nisi qui illa, quae a doctissimis hominibus in philosophia dicerentur, cognosset, aut callide aut copiose dicere; in quibus Charmadas solebat ingenium tuum, Crasse, vehementer admirari: me sibi perfacilem in audiendo, te perpugnacem in disputando esse visum | Egli mi aveva quasi convinto che non esiste alcunarte che insegni a parlare e che nessuno è in grado di parlare efficacemente o copiosamente, se non conosce le dottrine che ci vengono esposte dai più dotti filosofi;in queste discussioni Carmada era sempre pieno di ammirazione per il tuo ingegno, o Crasso: diceva che aveva trovato in me un discepolo docilissimo e in te un robusto contraddittore |