Seneca, De Ira 02: 28; 01-08, pag 2

Seneca, De Ira 02: 28; 01-08

Latino: dall'autore Seneca, opera De Ira 02 parte 28; 01-08
'At morbi doloresque incurrunt Ma ci colgono malattie e dolori
' Utique aliquo defungendum est domicilium putre sortitis Chi ha avuto in sorte una dimora marcia, de ve pur morire in qualche modo
[5] Dicetur aliquis male de te locutus: cogita an priorfeceris, cogita de quam multis loquaris [5] Ti diranno che qualcuno ha parlato male dite: rifletti se tu non sia stato il primo a far lo, pensa di quanta gente parli male tu
Cogitemus, inquam, alios non facere iniuriam sed reponere, alios pro nobis facere, alios coactos facere, alios ignorantes, etiam eos qui volentes scientesque faciunt ex iniuria nostra non ipsam iniuriam petere: aut dulcedine urbanitatis prolapsus est, aut fecit aliquid, non ut nobis obesset, sed quia consequi ipse non poterat, nisi nos reppulisset; saepe adulatio dum blanditur offendit Riflettiamo, dico, che alcuni non fanno unoffesa ma la ricambiano, altri la fanno a nostro vantaggio, altri per costrizione, altri senza accorgersene, e anche coloro che la fanno di proposito e consapevolmente, pur offendendoci, non hanno il fine di offenderci: uno ha sbagliato per il gusto di fare una battuta di spirito, o ha fatto qualcosa non danneggiarci, ma perché non avrebbe potuto raggiungere il suo scopo se non ci avesse spinto indietro; spesso a offendere è ladulazione, mentre lusinga
[6] Quisquis ad se rettulerit quotiens ipse in suspicionem falsam inciderit, quam multis officiis suis fortuna speciem iniuriae induerit, quam multos post odium amare coeperit, poterit non statim irasci, utique si sibi tacitus ad singula quibus offenditur dixerit 'hoc et ipse commisi' [6] Chiunque ricorderà quante volte egli stesso si sia lasciato andare a un sospetto infondato, a quanti suoi favori il destino abbia dato laspetto di unoffesa, quanta gente abbia egli cominciato ad amare dopo averla odiata, potrà non arrabbiarsi subito, soprattutto se in silenzio, a ogni offesa subita, dirà a se stesso: Questo lho fatto anchio
[7] Sed ubi tam aequum iudicem invenies [7] Ma dove troverai un giudice tanto equilibrato
Is qui nullius non uxorem concupiscit et satis iustas causas putat amandi quod aliena est, idem uxorem suam aspici non vult; et fidei acerrimus exactor est perfidus, et mendacia persequitur ipse periurus, et litem sibi inferri aegerrime calumniator patitur; pudicitiam servulorum adtemptari non vult qui non pepercit suae Chi desidera la donna daltri e pensa di avere sufficienti ragioni di amarla proprio perché è daltri, non vuole che si rivolga unocchiata a sua moglie; il perfido è inflessibile nel pretendere lealtà, e proprio lo spergiuro si accanisce contro le bugie, e il falso accusatore non accetta affatto che gli si intenti un processo; chi non ha tenuto conto della propria pudicizia non tollera che si attenti a quella dei suoi schiavetti
[8] Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt: inde est quod tempestiva filii convivia pater deterior filio castigat, et nihil alienae luxuriae ignoscit qui nihil suae negavit, et homicidae tyrannus irascitur, et punit furta sacrilegus [8] Abbiamo sotto gli occhi i difetti altrui, e dietro le spalle i nostri; da ciò deriva che il padre, più corrotto del figlio, rimprovera i suoi prolungati banchetti, e non concede nulla alla lussuria altrui colui che non ha negato niente alla propria, e il tiranno se la prende con lassassino, e il sacrilego punisce i piccoli furti
Magna pars hominum est quae non peccatis irascitur sed peccantibus Cè una gran parte di uomini che ce lha non con i peccati, ma con i peccatori
Faciet nos moderatiores respectus nostri, si consuluerimus nos: 'numquid et ipsi aliquid tale commisimus Un esame di coscienza ci aiuterà a moderarci, se ci chiederemo: Non abbiamo forse fatto anche noi qualcosa di simile
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