At philosophiae praeceptorem habuit Lysim Tarentinum, Pythagoreum; cui quidem sic fuit deditus, ut adulescens tristem ac severum senem omnibus aequalibus suis in familiaritate anteposuerit, neque prius eum a se dimisit, quam in doctrinis tanto antecessit condiscipulos, ut facile intellegi posset pari modo superaturum omnes in ceteris artibus Atque haec ad nostram consuetudinem sunt levia et potius contemnenda; at in Graecia utique olim magnae laudi erant Postquam ephebus est factus et palaestrae dare operam coepit, non tam magnitudini virium servivit quam velocitati Illam enim ad athletarum usum, hanc ad belli existimabat utilitatem pertinere Itaque exercebatur plurimum currendo et luctando ad eum finem, quoad stans complecti posset atque contendere In armis vero plurimum studii consumebat |
Come maestro di filosofia ebbe il tarentino Líside un pitagorico; ed a questo fu così affezionato, che quantunque ragazzo antepose nella confidenza questo vecchio malinconico ed austero a tutti i suoi coetanei; e non si licenziò da lui prima di aver di tanto superato nelle dottrine filosofiche i suoi condiscepoli, che si poteva facilmente capire che avrebbe ugualmente superato tutti nelle altre arti Queste attitudini secondo le nostre consuetudini sono di poco conto e piuttosto da biasimare; ma in Grecia, almeno un tempo, davano un grande lustro Quando giunse alla pubertà e cominciò a frequentare la palestra, non ebbe di mira tanto la robustezza quanto l'agilità: quella infatti riteneva che servisse alla pratica dell'atletica, questa alle esigenze della guerra Pertanto si esercitava moltissimo nella corsa e nella lotta fino a tanto che gli riuscisse di avvinghiare e combattere con l'avversario rimanendo in piedi Nelle armi invero profondeva il massimo impegno |
Ad hanc corporis firmitatem plura etiam animi bona accesserant Erat enim modestus, prudens, gravis, temporibus sapienter utens; peritus belli, fortis manu, animo maximo; adeo veritatis diligens, ut ne ioco quidem mentiretur Idem continens, clemens patiensque admirandum in modum, non solum populi, sed etiam amicorum ferens iniurias; in primis commissa celans, quod interdum non minus prodest quam diserte dicere, studiosus audiendi: ex hoc enim facillime disci arbitrabatur Itaque cum in circulum venisset, in quo aut de re publica disputaretur aut de philosophia sermo haberetur, numquam inde prius discessit, quam ad finem sermo esset adductus Paupertatem adeo facile perpessus est, ut de re publica nihil praeter gloriam ceperit |
A questa robustezza fisica andavano congiunte anche molte doti spirituali Era infatti moderato, prudente, autorevole, tempestivo nel cogliere le occasioni, era esperto di guerra, forte di braccio, magnanimo e tanto rispettoso della verità da non mentire neppure per scherzo Inoltre padrone di sé, straordinariamente clemente e paziente, capace di sopportare i torti non solo della gente, ma anche degli amici; bravissimo nel mantenere i segreti affidatigli, il che talvolta non è meno utile che parlare con facondia: desideroso di ascoltare; riteneva infatti che questo fosse il modo più semplice per imparare Così quando capitava in una riunione nella quale o si disputava di politica o si parlava di filosofia, non se ne partiva mai prima che il discorso fosse portato a termine Sopportò tanto agevolmente la povertà che dalla sua attività politica non prese nulla se non la gloria |
Amicorum in se tuendo caruit facultatibus, fide ad alios sublevandos saepe sic usus est, ut iudicari possit omnia ei cum amicis fuisse communia Nam cum aut civium suorum aliquis ab hostibus esset captus aut virgo amici nubilis, quae propter paupertatem collocari non posset, amicorum consilium habebat et, quantum quisque daret, pro facultatibus imperabat Eamque summam cum fecerat, priusquam acciperet pecuniam, adducebat eum, qui quaerebat, ad eos, qui conferebant, eique ut ipsi numerarent, faciebat, ut ille, ad quem ea res perveniebat, sciret, quantum cuique deberet Temptata autem eius est abstinentia a Diomedonte Cyziceno Namque is rogatu Artaxerxis regis Epaminondam pecunia corrumpendum susceperat |
Non fece ricorso ai beni degli amici per la sua difesa personale; si valse spesso del proprio credito per venire in aiuto degli altri in modo tale che si può ritenere che egli tutto avesse in comune con gli amici Infatti quando o qualcuno dei suoi concittadini fosse stato preso dal nemico o la figlia di un amico fosse da marito ma non potesse accasarsi per la povertà, radunava i suoi amici e stabiliva, secondo le loro facoltà, quanto ciascuno dovesse dare E quando aveva messo insieme la somma stabilita, piuttosto che ricevere lui il denaro, faceva incontrare il postulante con i donatori e voleva che fossero loro stessi a versargliela in modo che quello a cui la somma era destinata, sapesse quanto dovesse a ciascuno La sua incorruttibilità fu messa alla prova da Diomedonte di Cizio: egli infatti su richiesta del re Artaserse si era assunto il compito di corrompere Epaminonda col denaro |
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Latino: dall'autore Nepote, opera Liber De Excellentibus Ducibus Exterarum Gentium parte Parte 04
Hic magno cum pondere auri Thebas venit et Micythum adulescentulum quinque talentis ad suam perduxit voluntatem, quem tum Epaminondas plurimum diligebat Micythus Epaminondam convenit et causam adventus Diomedontis ostendit At ille Diomedonti coram 'Nihil' inquit 'opus pecunia est Nam si rex ea vult, quae Thebanis sunt utilia, gratis facere sum paratus; sin autem contraria, non habet auri atque argenti satis Namque orbis terrarum divitias accipere nolo pro patriae caritate Tu quod me incognitum temptasti tuique similem, existimasti, non miror tibique ignosco; sed egredere propere, ne alios corrumpas, cum me non potueris Et tu, Micythe, argentum huic redde, aut, nisi id confestim facis, ego te tradam magistratui' |
Venne a Tebe con grande quantità di oro e con cinque talenti conquistò alla sua volontà il giovinetto Micito che allora era grandemente amato da Epaminonda Micito andò a trovare Epaminonda e gli manifestò il motivo della venuta di Diomedonte Ma egli a Diomedonte quando gli fu davanti: 'Non c'è affatto bisogno di denaro', disse; 'infatti se il re vuole cose utili per i Tebani, sono pronto a farle senza ricompensa; se invece cose dannose, non gli basta tutto l'oro e l'argento che ha Non voglio ricevere le ricchezze di tutto il mondo in cambio dell'amore di patria Che tu, non conoscendomi, mi abbia tentato e mi abbia ritenuto simile a te, non mi meraviglio e te ne scuso; ma esci immediatamente, perché non corrompa altri, non avendo potuto corrompere me E tu, o Micito, rendi a costui l'argento, altrimenti, se non lo fai immediatamente, io ti consegnerò al magistrato' |
Hunc Diomedon cum rogaret, ut tuto exiret suaque, quae attulerat, liceret efferre, 'Istud quidem' inquit 'faciam, neque tua causa, sed mea, ne, si tibi sit pecunia adempta, aliquis dicat id ad me ereptum pervenisse, quod delatum accipere noluissem' A quo cum quaesisset, quo se deduci vellet, et ille Athenas dixisset, praesidium dedit, ut tuto perveniret Neque vero id satis habuit, sed etiam, ut inviolatus in navem escenderet, per Chabriam Atheniensem, de quo supra mentionem fecimus, effecit Abstinentiae erit hoc satis testimonium Plurima quidem proferre possimus, sed modus adhibendus est quoniam uno hoc volumine vitam excellentium virorum complurium concludere constituimus, quorum separatim multis milibus versuum complures scriptores ante nos explicarunt |
E pregandolo Diomedonte di potersene andare con sicurezza e che gli fosse permesso di portare via quello che aveva recato con sé: 'Codesto certo che lo farò', disse, 'e non per te ma per me, perché, nel caso ti venga rubato il denaro, non si dica che sia pervenuto a me strappato con violenza quello che non avevo voluto accettare offertomi' Gli chiese dove volesse essere accompagnato e avendo quello detto Atene, gli dette una scorta, perché vi giungesse senza rischi E non si accontentò di questo, ma prese provvedimenti perché salisse incolume sulla nave, grazie ai buoni uffici dell'Ateniese Cabria, di cui abbiamo sopra parlato Basterà questo come esempio di incorruttibilità Potremmo citare tantissime testimonianze, ma bisogna adottare una misura, perché abbiamo stabilito di racchiudere in questo unico libro le vite di molti uomini eccellenti, che molti scrittori prima di noi illustrarono singolarmente in molte migliaia di righe |
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Fuit etiam disertus, ut nemo ei Thebanus par esset eloquentia, neque minus concinnus in brevitate respondendi quam in perpetua oratione ornatus Habuit obtrectatorem Menecliden quendam, indidem Thebis, et adversarium in administranda re publica, satis exercitatum in dicendo, ut Thebanum scilicet: namque illi genti plus inest virium quam ingenii Is quod in re militari florere Epaminondam videbat, hortari solebat Thebanos, ut pacem bello anteferrent, ne illius imperatoris opera desideraretur Huic ille 'Fallis' inquit 'verbo civis tuos, quod hos a bello avocas: otii enim nomine servitutem concilias Nam paritur pax bello Itaque, qui ea diutina volunt frui, bello exercitati esse debent Quare, si principes Graeciae vultis esse, castris est vobis utendum, non palaestra |
Inoltre fu facondo tanto che nessun Tebano gli fu pari per eloquenza, felice nelle brevi risposte quanto elegante nel discorso continuo Ebbe come calunniatore un certo Meneclide, anche lui di Tebe, suo avversario nell'amministrazione dello Stato, abbastanza abile oratore, come Tebano, evidentemente: infatti in quel popolo è posta piu' forza fisica che ingegno Costui, poichè vedeva che Epaminonda eccelleva nell'arte militare, soleva esortare i Tebani ad anteporre la pace alla guerra, affinchè non fosse richiesta la sua opera di comandante Epaminonda gli disse: 'Inganni i tuoi concittadini con quello che dici, dal momento che li allontani dalla guerra: infatti in nome della pace procuri loro la schiavitu' La pace nasce dalla guerra Perciò quelli che vogliono godere di una lunga pace devono essere esercitati alla guerra Quindi, se volete essere i primi della Grecia, dovete usare l'accampamento, non la palestra' |
Idem ille Meneclides cum huic obiceret, quod liberos non haberet neque uxorem duxisset, maximeque insolentiam quod sibi Agamemnonis belli gloriam videretur consecutus, 'At' ille 'desine' inquit, 'Meneclida, de uxore mihi exprobrare: nam nullius in ista re minus uti consilio volo' - Habebat enim Meneclides suspicionem adulterii - 'Quod autem me Agamemnonem aemulari putas, falleris Namque ille cum universa Graecia vix decem annis unam cepit urbem; ego contra ea una urbe nostra dieque uno totam Graeciam Lacedaemoniis fugatis liberavi |
Quando quello stesso Meneclide gli rinfacciava che non aveva figli e che non aveva preso moglie e soprattutto la superbia di pensare di aver conseguito la stessa gloria militare di Agamennone, lui gli disse: 'Smettila, Meneclide, di rinfacciarmi che non ho moglie: su questa questione non voglio il consiglio di nessuno meno che il tuo ' - Infatti Meneclide era sospettato di adulterio- 'Tu ritieni che io mi sforzi di eguagliare Agamennone: sbagli Infatti quello con tutta la Grecia in dieci anni a stento prese una sola città; io, al contrario, con la nostra città soltanto e in un solo giorno ho liberato, cacciati gli Spartani, tutta la Grecia |
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' Idem cum in conventum venisset Arcadum, petens, ut societatem cum Thebanis et Argivis facerent, contraque Callistratus, Atheniensium legatus, qui eloquentia omnes eo praestabat tempore, postularet, ut potius amicitiam sequerentur Atticorum, et in oratione sua multa invectus esset in Thebanos et Argivos in eisque hoc posuisset, animum advertere debere Arcades, qualis utraque civitas civis procreasset, ex quibus de ceteris possent iudicare: Argivos enim fuisse Orestem et Alcmaeonem matricidas: Thebis Oedipum natum, qui cum patrem suum interfecisset, ex matre liberos procreasse huic in respondendo Epaminondas, cum de ceteris perorasset, postquam ad illa duo opprobria pervenit, admirari se dixit stultitiam rhetoris Attici, qui non animadverterit innocentes illos natos domi, scelere admisso, cum patria essent expulsi, receptos esse ab Atheniensibus |
Lo stesso si era recato ad un'assemblea degli Arcadi per chieder loro che facessero alleanza con i Tebani e gli Argivi Callistrato invece, il delegato degli Ateniesi, che in quel tempo era superiore a tutti nella eloquenza, sosteneva che ricercassero piuttosto l'ami cizia degli Attici, e nel suo discorso si scagliò con molte ingiurie contro i Tebani e gli Argivi, e fra le altre cose tirò fuori l'argomento che gli Arcadi dovevano por mente a che razza di cittadini avesse generato l'una e l'altra città, e così potessero giudicare del resto: Argivi infatti erano stati Oreste ed Alcmeone, matricidi, a Tebe era nato Edipo, il quale dopo aver ucciso il padre aveva generato figli dalla madre Allora Epaminonda, nella sua risposta dopo aver trattato degli altri argomenti, quando fu giunto alle due accuse infamanti, disse che si meravigliava della scempiaggine del retore attico, che non aveva fatto caso che quelli nati innocenti in patria, una volta commesso il delitto, furono cacciati dalla città ed accolti dagli Ateniesi |
Sed maxime eius eloquentia elusit Spartae, legati ante pugnam Leuctricam Quo cum omnium sociorum convenissent legati, coram frequentissimo legationum conventu sic Lacedaemoniorum tyrannidem coarguit, ut non minus illa oratione opes eorum concusserit quam Leuctrica pugna Tum enim perfecit, quod post apparuit, ut auxilio Lacedaemonii sociorum privarentur Fuisse patientem suorumque iniurias ferentem civium, quod se patriae irasci nefas esse duceret, haec sunt testimonia |
Ma la sua eloquenza rifulse in modo straordinario quando fu ambasciatore a Sparta, prima della battaglia di Lèuttra' Là erano convenuti gli inviati di tutti gli alleati e dinanzi alla affollatissima assemblea delle legazioni seppe stigmatizzare così bene la tirannide degli Spartani, che scosse la loro potenza non meno con quel discorso che con la battaglia di Leuttra In quella occasione infatti, riuscì ad ottenere, come si vide poi, che gli Spartani rimanessero senza l'aiuto degli alleati Fu paziente e tollerò i torti dei suoi concittadini, perché riteneva un sacrilegio l'adirarsi con la patria: si hanno di ciò queste testimonianze |
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Cum eum propter invidiam cives sui praeficere exercitui noluissent duxque esset delectus belli imperitus, cuius errore eo esset deducta illa multitudo militum, ut omnes de salute pertimescerent, quod locorum angustiis clausi ab hostibus obsidebantur, desiderari coepta est Epaminondae diligentia Erat enim ibi privatus numero militis A quo cum peterent opem, nullam adhibuit memoriam contumeliae et exercitum obsidione liberatum domum reduxit incolumem Nec vero hoc semel fecit, sed saepius Maxime autem fuit illustre, cum in Peloponnesum exercitum duxisset adversus Lacedaemonios haberetque collegas duos, quorum alter erat Pelopidas, vir fortis ac strenuus |
I suoi concittadini per malevolenza non avevano voluto metterlo a capo dell'esercito e fu scelto come comandante uno inesperto di guerra, per la cui incapacità il grosso dell'esercito era stato portato ad un punto tale da dover temere tutti della propria salvezza, perché il nemico li aveva cacciati in un luogo angusto, e li teneva assediati; allora si cominciò a rimpiangere la perizia di Epaminonda: si trovava egli infatti là tra i soldati come privato cittadino Gli chiesero aiuto, ed egli dimentico affatto dell'affronto subito, liberò l'esercito dall'assedio e lo ricondusse incolume in patria E questo fece non solo allora, ma spesso Ma il caso più illustre fu quando portò l'esercito nel Peloponneso contro gli Spartani, ed aveva due colleghi di cui uno era Pelòpida, uomo forte e valoroso |