Gli altri personaggi che compaiono sono probabilmente tutti clienti. Tra questi:
- un uomo con cappello a in cilindro e gambe incrociate, è in attegiamento rilassato, appoggiato al muro. Osserva gli altri. Forse è in fila e attende di parlare con il principale, forse ha fatto la sua scelta di campioni
- un vecchio seduto, esame con attenzione da vicino, un campione del cotone. Ne valuta la qualità per capire se è suo interesse comprare la merce
- un altro uomo seduto, stavolta impegnato nella lettura di un giornale
- altri due uomini valutano e si confrontano su del cotone che si trova esposto su un tavolo
Degas fa un viaggio in America insieme al fratello Renè per trovare un altro fratello, Achille, e dei parenti.
Il numero delle persone ci riporta ad una concitazione fatta di viavai. Immaginiamo il rumore dei commenti, tutti vogliono essere serviti e ottenere un buon prezzo per il probabile acquisto. Il funzionario che si divide tra mille richieste in un mercato, quello del cotone, in forte espansione
il cotone permette al pittore di mostrare la propria capacità di tradurre sulla tela, una vasta gamma di toni bianchi. Egar Degas scoprì a New Orleans questa fibra, che non conosceva, nel 1872-1873, quando vi si recò per far visita al nonno e agli zii materni. In quella città dipinse parecchie tele in cui il bianco del cotone contrasta con il nero dei vestiti
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Nel tardo gennaio del 1860 i membri della Camera di Commercio di Manchester si riunirono come ogni anno, presso il municipio. tra il 68 uomini che si erano raccolti nel centro di quella che all'epoca era la città più industrializzata del mondo, spiccavano i mercanti e gli industriali del cotone. Negli otto anni precedenti costoro avevano trasformato la campagna circostante nel fulcro di una rete globale di agricoltura, commercio e produzione industriale mai vista prima
I mercanti acquistavano cotone grezzo in giro per il mondo e lo portavano nelle fabbriche britanniche, dove erano concentrati 2/3 delle macchine per la filatura del cotone esistenti al mondo. Un esercito di operai trasformava quel cotone in filati e li tesseva in stoffa, poi i grossisti mettevano il prodotto finito sui mercati mondiali.
Questi fabbricanti e mercanti di cotone avevano tutte le ragioni per essere orgogliosi poiché si trovavano al centro di un impero di dimensioni planetarie: L'impero del cotone. Dirigevano fabbriche in cui decine di migliaia di lavoratori manovravano filatoi enormi e telai assordanti.
Compravano il cotone nelle piantagioni schiavistiche dell'America e vendevano i prodotti dei loro stabilimenti nei mercati degli angoli più remoti del mondo. Gli uomini del cotone erano proprietari di fabbriche rumorose, sporche, affollate; vivevano in città nere di fuliggine dei motori a vapore alimentati a carbone; respiravano puzza di sudore e di escrementi.
Nel 1860, gli industriali e gli stessi mercanti non avrebbero creduto alle proprie orecchie se qualcuno avesse descritto loro quanto radicalmente sarebbe cambiato il mondo del cotone nel secolo successivo. Entro il 1960 la maggior parte del cotone grezzo ricominciò ad arrivare dall'Asia, dalla Cina, dall'Unione Sovietica e dall'India.
In Gran Bretagna come nel resto dell'Europa, erano rimasti pochi cotonifici. I centri originali dell'industria del cotone - Manchester, Mulhouse, Barmen e Lowell - erano disseminati di impianti dismessi e infestati di operai disoccupati.
L'impero del cotone, quantomeno la parte dominata dall'Europa, era giunta al capolinea