Cesare, De bello civili: Libro 01, 11-20

Cesare, De bello civili: Libro 01, 11-20

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 01, 11-20
[11] Erat iniqua condicio postulare, ut Caesar Arimino excederet atque in provinciam reverteretur, ipsum et provincias et legiones alienas tenere; exercitum Caesaris velle dimitti, delectus habere; polliceri se in provineiam iturum neque, ante quem diem iturus sit, definire, ut, si peracto consulatu Caesar profectus esset, nulla tamen mendacii religione obstrictus videretur; tempus vero colloquio non dare neque accessurum polliceri magnam pacis desperationem afferebat

Itaque ab Arimino M Antonium cum cohortibus V Arretium mittit; ipse Arimini cum duabus subsistit ibique delectum habere instituit; Pisaurum, Fanum, Anconam singulis cohortibua occupat
[11] Era proposta ingiusta esigere che Cesare si ritirasse da Rimini e ritornasse nella sua provincia, mentre Pompeo conservava e le sue province e le legioni altrui; pretendere che venisse congedato l'esercito di Cesare, quando Pompeo faceva le leve; promettere di partire per la sua provincia e non fissare la data della partenza, così che, se anche, una volta terminato che fosse il proconsolato di Cesare, non fosse ancora partito, non sarebbe tuttavia apparso vincolato da alcuno scrupolo di mentire; inoltre il non fissare una data per l'abboccamento e il non promettere di incontrarlo facevano fortemente disperare dei propositi di pace

E così manda M Antonio da Rimini ad Arezzo con cinque legioni; egli con due legioni si ferma a Rimini e qui si dispone a fare leve; con una coorte per città si impossessa di Pisa, Fano, Ancona
[12] Interea certior factus Iguium Thermum praetorem cohortibus V tenere, oppidum munire, omniumque esse Iguvinorum optimam erga se voluntatem, Curionem cum tribus cohortibus, quas Pisauri et Arimini habebat, mittit

Cuius adventu cognito diffisus municipii voluntati Thermus cohortes ex urbe reducit et profugit

Milites in itinere ab eo discedunt ac domum revertuntur

Curio summa omnium voluntate Iguvium recepit

Quibus rebus cognitis confisus municipiorum voluntatibus Caesar cohortes legionis XIII ex praesidiis deducit Auximumque proficiscitur; quod oppidum Attius cohortibus introductis tenebat delectumque toto Piceno circummissis senatoribus habebat
[12] Informato nel frattempo che il pretore Termo con cinque legioni tiene Gubbio e che fortifica la città e che tutti gli Iguvini sono ottimamente disposti nei suoi confronti, invia Curione con tre coorti che aveva a Pisa e a Rimini

Venuto a conoscenza del loro arrivo, Termo, che non si fidava del consenso del municipio, ritira le coorti dalla città e si dà alla fuga

I suoi soldati, durante la marcia, disertano e se ne tornano a casa

Curione si impadronisce di Gubbio col massimo consenso di tutti

Conosciuti i fatti, confidando nei consensi dei municipi, Cesare ritira dai presidi le coorti della tredicesima legione e marcia su Osimo; questa posizione era tenuta da Azzio che vi aveva introdotto le coorti e faceva, mandando in giro senatori, leve in tutto il Piceno
[13] Adventu Caesaris cognito decuriones Auximi ad Attium Varum frequentes conveniunt; docent sui iudicii rem non esse; neque se neque reliquos municipes pati posse C Caesarem imperatorem, bene de re publica meritum, tantis rebus gestis oppido moenibusque prohiberi; proinde habeat rationem posteritatis et periculi sui

Quorum oratione permotus Varus praesidium, quod introduxerat, ex oppido educit ac profugit

Hunc ex primo ordine pauci Caesaris consecuti milites consistere coegerunt

Commisso proelio deseritur a suisVarus; nonnulla pars militum domum discedit; reliqui ad Caesarem perveniunt, atque una cum eis deprensus L Pupius, primi pili centurio, adducitur, qui hunc eundem ordinem in exercitu Cn Pompei antea duxerat

At Caesar milites Attianos collaudat, Pupium dimittit, Auximatibus agit gratias seque eorum facti memorem fore pollicetur
[13] Alla notizia dell'arrivo di Cesare, i decurioni di Osimo, in gran numero, si recano da Azzio Varo; gli dichiarano che non spetta a loro giudicare; che né loro né gli altri municipi possono accettare che il comandante C Cesare, benemerito dello stato, autore di tante imprese, sia tenuto lontano dalla città e dalle sue mura; Varo, dunque, tenga conto del giudizio dei posteri e del proprio pericolo

Indotto da queste parole, Varo ritira dalla città il presidio che vi aveva introdotto e si dà alla fuga

Pochi soldati dell'avanguardia di Cesare, dopo averlo inseguito, lo costrinsero a fermarsi

Attaccata battaglia, Varo viene abbandonato dai suoi; una parte dei soldati se ne torna a casa; i rimanenti raggiungono Cesare; Viene fatto prigioniero e condotto insieme a quelli L Pupio, centurione primipilo, che prima aveva avuto quel medesimo grado nell'armata di Cn Pompeo

Cesare, poi, si congratula con i soldati di Azzio, lascia libero Pupio, ringrazia gli Osimati e promette di serbare il ricordo del loro operato

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Cesare, De bello civili: Libro 03; 91-100
Cesare, De bello civili: Libro 03; 91-100

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 03; 91-100

[14] Quibus rebus Romam nuntiatis tantus repente terror invasit, ut cum Lentulus consul ad aperiendum aerarium venisset ad pecuniamque Pompeio ex senatusconsulto proferendam, protinus aperto sanctiore aerario ex urbe profugeret

Caesar enim adventare iam iamque et adesse eius equites falso nuntiabantur

Hunc Marcellus collega et plerique magistratus consecuti sunt

Cn Pompeius pridie eius diei ex urbe profectus iter ad legiones habebat, quas a Caesare acceptas in Apulia hibernorum causa disposuerat

Delectus circa urbem intermittuntur; nihil citra Capuam tutum esse omnibus videtur
[14] Giunta notizia a Roma di questi fatti, si diffuse all'improvviso un terrore tanto grande che il console Lentulo, che era andato ad aprire l'erario e a prelevare, secondo le disposizioni del senato, il denaro da dare a Pompeo, dopo avere aperto la sala in cui era conservata la riserva del tesoro pubblico, subito se ne fuggì da Roma

Si andava infatti falsamente dicendo che Cesare stava per sopraggiungere e che i suoi cavalieri erano vicini

Lentulo fu seguito dal collega Marcello e dalla maggior parte dei magistrati

Cn Pompeo, partito da Roma il giorno prima, si dirigeva verso le legioni che aveva ricevuto da Cesare e che aveva stanziato a svernare in Puglia

Gli arruolamenti intorno a Roma vengono sospesi; a tutti risulta lampante che al di qua di Capua non vi è sicurezza
Capuae primum se confirmant et colligunt delectumque colonorum, qui lege Iulia Capuam deducti erant, habere instituunt; gladiatoresque, quos ibi Caesar in ludo habebat, ad forum productos Lentulus spe libertatis confirmat atque iis equos attribuit et se sequi iussit; quos postea monitus ab suis, quod ea res omnium iudicio reprehendebatur, circum familias conventus Campani custodiae causa distribuit

[15] Auximo Caesar progressus omnem agrum Picenum percurrit

Cunctae earum regionum praefecturae libentissimis animis eum recipiunt exercitumque eius omnibus rebus iuvant

Etiam Cingulo, quod oppidum Labienus constituerat suaque pecunia exaedificaverat, ad eum legati veniunt quaeque imperaverit se cupidissime facturos pollicentur

Milites imperat: mittunt

Interea legio XII Caesarem consequitur

Cum his duabus Asculum Picenulu proficiscitur
Solamente a Capua ci si rincuora e si ritrova il coraggio e si incomincia ad arruolare i coloni che, in conseguenza della legge Giulia, erano stati qui insediati; Vengono condotti in piazza i gladiatori della scuola gladiatoria di Cesare a Capua; Lentulo li rende risoluti con la speranza di libertà; fornisce loro cavalli e dà l'ordine di seguirlo; In seguito, criticato dai suoi per tale iniziativa biasimata da tutti, li divide, affinché fossero sorvegliati insieme agli schiavi delle comunità campane

[15] Cesare, uscito da Osimo, attraversa tutto l'Agro Piceno

Tutte le prefetture di quella regione lo accolgono con grande entusiasmo e danno ogni sorta di aiuto al suo esercito

Giungono da lui ambasciatori provenienti anche da Cingoli, cittadina che era stata fondata da Labieno e costruita con il suo denaro, e gli assicurano una completa e diligente esecuzione degli ordini

Cesare fa richiesta di soldati; glieli inviano

Nel frattempo la dodicesima legione raggiunge Cesare

Alla testa di queste due legioni egli si dirige ad Ascoli Piceno

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Cesare, De bello civili: Libro 03; 71-80
Cesare, De bello civili: Libro 03; 71-80

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 03; 71-80

Id oppidum Lentulus Spinther X cohortibus tenebat; qui Caesaris adventu cognito profugit ex oppido cohortesque secum abducere conatus magna parte militum deseritur

Relictus in itinere cum paucis incidit in Vibullium Rufum missum a Pompeio in agrum Picenum confirmandorum hominum causa

A quo factus Vibullius certior, quae res in Piceno gererentur, milites ab eo accipit, ipsum dimittit

Item ex finitimis regionibus quas potest contrahit cohortes ex delectibus Pompeianis; in his Camerino fugientem Lucilium Hirrum cum sex cohortibus, quas ibi in praesidio habuerat, excipit; quibus coactis XII efficit

Cum his ad Domitium Ahenobarbum Corfinium magnis itineribus pervenit Caesaremque adesse cum legionibus duabus nuntiat

Domitius per se circiter XX cohortes Alba, ex Marsis et Paelignis, finitimis ab regionibus coegerat
Questa città era occupata da Lentulo Spintere e dalle sue dieci coorti; Costui, alla notizia dell'arrivo di Cesare, fugge via dalla città e nel tentativo di trascinarsi dietro le coorti viene abbandonato da gran parte dei soldati

Rimasto con pochi uomini durante la marcia incontra Vibullio Rufo, che era stato mandato da Pompeo nel Piceno per rassicurare gli abitanti

Vibullio, venuto a conoscenza da lui della situazione del Piceno, si fa consegnare i soldati e lo congeda

Così pure raggruppa dalle regioni confinanti quante coorti può fra i soldati arruolati da Pompeo; fra questi raccoglie Lucilio Irro, in fuga da Camerino, con le sei coorti che qui egli aveva tenuto di presidio; Con i soldati raccolti, forma tredici coorti

E con esse, a marce forzate, giunge a Corfinio presso Domizio Enobarbo e gli annuncia che Cesare con le due legioni è vicino

Da parte sua Domizio aveva messo insieme circa venti coorti, raccogliendo uomini da Alba, dai Marsi, dai Peligni e dalle regioni confinanti
[16] Recepto Firmo expulsoque Lentulo Caesar conquiri milites, qui ab eo discesserant, delectumque institui iubet; ipse unum diem ibi rei frumentariae causa moratus Corfinium contendit

Eo cum venisset, cohortes V praemissae a Domitio ex oppido pontem fluminis interrumpebant, qui erat ab oppido milia passuum circiter III

Ibi cum antecursoribus Caesaris proelio commisso celeriter Domitiani a ponte repulsi se in oppidum receperunt

Caesar legionibus transductis ad oppidum constitit iuxtaque murum castra posuit

[17] Re cognita Domitius ad Pompeium in Apuliam peritos regionum magno proposito praemio cum litteris mittit, qui petant atque orent, ut sibi subveniat: Caesarem duobus exercitibus et locorum angustiis facile intercludi posse frumentoque prohiberi
[16] Dopo la capitolazione di Fermo e la cacciata di Lentulo, Cesare fa ricercare i soldati che hanno disertato le file di Lentulo e ordina gli arruolamenti; Egli stesso, dopo un solo giorno di sosta per gli approvvigionamenti, marcia su Corfinio

Quando vi giunse, cinque coorti, che Domizio Marso in precedenza aveva inviato dalla città, stavano tagliando il ponte sul fiume distante dalla città circa tre miglia

Qui l'avanguardia di Cesare attaccò battaglia e in breve tempo i soldati di Domizio furono scacciati dal fiume e costretti alla ritirata in città

Cesare, fatto attraversare il fiume alle legioni, si fermò presso Corfinio e si accampò vicino alle mura

[17] Domizio, venuto a conoscenza di come stavano i fatti, manda a Pompeo in Puglia, con la promessa di grandi ricompense, uomini pratici del posto con una lettera, per chiedere e supplicare di andare in suo soccorso: Con due eserciti, in luoghi stretti, è facile accerchiare Cesare e tagliargli l'approvvigionamento

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Cesare, De bello civili: Libro 03; 81-90
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Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 03; 81-90

Quod nisi fecerit, se cohortesque amplius XXX magnumque numerum senatorum atque equitum Romanorum in periculum esse venturum

Interim suos cohortatus tormenta in muris disponit certasque cuique partes ad custodiam urbis attribuit; militibus in contione agros ex suis possessionibus pollicetur, quaterna in singulos iugera, et pro rata parte centurionibus evocatisque

[18] Interim Caesari nuntiatur Sulmonenses, quod oppidum a Corfinio VII milium intervallo abest, cupere ea facere, quae vellet, sed a Q Lucretio senatore et Attio Peligno prohiberi, qui id oppidum VII cohortium praesidio tenebant

Mittit eo M Antonium cum legionis XIII cohortibus V Sulmonenses simulatque signa nostra viderunt, portas aperuerunt universique, et oppidani et milites, obviam gratulantes Antonio exierunt

Lucretius et Attius de muro se deiecerunt
Se Pompeo non viene in aiuto, egli stesso e più di trenta coorti e un gran numero di senatori e cavalieri romani si troveranno in pericolo’

Nel frattempo Domizio, dopo avere incoraggiato i suoi, dispone le macchine da guerra sulle mura e assegna a ciascuno di essi un suo settore per la difesa della città; ai soldati convocati in assemblea promette terreni di sua proprietà, quindici iugeri a ciascuno e in quantità proporzionale ai centurioni e ai soldati richiamati dal congedo

[18] Frattanto viene annunciato a Cesare che gli abitanti della città di Sulmona, che dista da Corfinio sette miglia, desiderano obbedire ai suoi ordini, ma che ne sono impediti dal senatore Q Lucrezio e da Azzio Peligno, che con l'aiuto di sette coorti occupavano questa città

Cesare invia colà M Antonio con cinque coorti della tredicesima legione; Gli abitanti di Sulmona, alla vista delle nostre insegne, aprirono le porte e tutti quanti, civili e soldati, uscirono esultanti incontro ad Antonio

Lucrezio e Azzio balzarono giù dalle mura
Attius ad Antonium deductus petit ut ad Caesarem mitteretur

Antonius cum cohortibus et Attio eodem die, quo profectus erat, revertitur

Caesar eas cohortes cum exercitu suo coniunxit Attiumque incolumem dimisit

Caesar primis diebus castra magnis operibus munire et ex finitimis municipiis frumentum comportare reliquasque copias exspectare instituit

Eo triduo legio VIII ad eum venit cohortesque ex novis Galliae dilectibus XXII equitesque ab rege Norico circiter CCC

Quorum adventu altera castra ad alteram oppidi partem ponit; his castris Curionem praefecit

Reliquis diebus oppidum vallo castellisque circummunire instituit

Cuius operis maxima parte effecta eodem fere tempore missi a Pompeio revertuntur
Azzio, condotto davanti ad Antonio, chiede di essere mandato da Cesare

Antonio fa ritorno con le coorti e con Azzio il giorno stesso in cui era partito

Cesare riunì quelle coorti al suo esercito e lasciò andare Azzio sano e salvo

Nei primi giorni Cesare provvede a fortificare il suo accampamento con grandi strutture di difesa, a fare giungere dai municipi vicini provviste di frumento, in attesa delle altre truppe

Nei primi tre giorni si uniscono a lui l'ottava legione, ventidue coorti formate con i recenti arruolamenti in Gallia e circa trecento cavalieri, inviati dal re del Norico

Al loro arrivo pone un secondo accampamento dall'altra parte della città, al cui comando mette Curione

Nei giorni successivi provvede a cingere la città con un vallo e con bastioni

Il lavoro è in gran parte ultimato quando fanno ritorno i messaggeri inviati a Pompeo

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[19] Litteris perlectis Domitius dissimulans in consilio pronuntiat Pompeium celeriter subsidio venturum hortaturque eos, ne animo deficiant quaeque usui ad defendendum oppidum sint parent

Ipse arcano cum paucis familiaribus suis colloquitur consiliumque fugae capere constituit

Cum vultus Domiti cum oratione non consentiret, atque omnia trepidantius timidiusque ageret, quam superioribus diebus consuesset, multumque cum suis consiliandi causa secreto praeter consuetudinem colloqueretur, concilia conventusque hominum fugeret, res diutius tegi dissimularique non potuit

Pompeius enim rescripserat: sese rem in summum periculum deducturum non esse, neque suo consilio aut voluntate Domitium se in oppidum Corfinium contulisse; proinde, si qua fuisset facultas, ad se cum omnibus copiis veniret
[19] Letta attentamente la risposta, Domizio, dissimulandone il vero contenuto, comunica in consiglio che Pompeo sarebbe presto giunto in loro aiuto; esorta i presenti a non perdersi d'animo e ad allestire le strutture di difesa della postazione

Lo stesso Domizio, in un colloquio segreto con pochi suoi intimi, manifesta invece la decisione di darsi alla fuga

Dal momento che il volto di Domizio non s'accordava con le sue parole ed egli in ogni suo atto agiva con troppa esitazione e timidezza rispetto al suo solito comportamento dei giorni precedenti e più del solito si tratteneva molto a parlare in segreto con i suoi con la scusa di doversi consigliare, mentre evitava le assemblee ufficiali e le riunioni, non si poté per troppo tempo nascondere e dissimulare la verità

Pompeo infatti aveva risposto di non avere intenzione di trascinare la situazione alle estreme conseguenze; Domizio non era andato a Corfinio per suo consiglio o per suo ordine: quindi, se ne aveva possibilità, che facesse da lui ritorno con tutte le milizie

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