Causas doloris conquirimus et de fortuna etiam inique queri volumus, quasi non sit iustas querendi causas praebitura: at mehercules satis mihi iam videbaris animi habere etiam adversus solida mala, nedum ad istas umbras malorum quibus ingemescunt homines moris causa Quod damnorum omnium maximum est, si amicum perdidisses, danda opera erat ut magis gauderes quod habueras quam maereres quod amiseras Sed plerique non conputant quanta perceperint, quantum gavisi sint Hoc habet inter reliqua mali dolor iste: non supervacuus tantum sed ingratus est Ergo quod habuisti talem amicum, perit opera Tot annis, tanta coniunctione vitae, tam familiari studiorum societate nil actum est Cum amico effers amicitiam Et quid doles amisisse, si habuisse non prodest |
Noi cerchiamo motivi di dolore e vogliamo, anche a torto, lamentarci della sorte, come se non ci desse fondate ragioni di pianto; ma, per dio, mi sembravi abbastanza forte anche di fronte ai mali concreti, tanto più verso queste parvenze di mali di cui gli uomini si lagnano per abitudine Se pure avessi perso un amico, che di tutte è la perdita più grave, dovresti cercare di gioire per averlo avuto, più che piangere per averlo perso Ma la maggior parte della gente non tiene conto dei beni ricevuti, delle gioie provate Questo dolore ha un difetto tra gli altri: oltre che inutile, è ingrato E dunque, aver avuto un amico simile è stato infruttuoso Tanti anni, tanta comunione di vita, tanti studi fatti amichevolmente in comune, non sono serviti a niente Insieme all'amico seppellisci l'amicizia E perché ti duoli di averlo perso, se averlo avuto non ti serve a niente |
Mihi crede, magna pars ex iis quos amavimus, licet ipsos casus abstulerit, apud nos manet; nostrum est quod praeterit tempus nec quicquam est loco tutiore quam quod fuit Ingrati adversus percepta spe futuri sumus, quasi non quod futurum est, si modo successerit nobis, cito in praeterita transiturum sit Anguste fructus rerum determinat qui tantum praesentibus laetus est: et futura et praeterita delectant, haec expectatione, illa memoria, sed alterum pendet et non fieri potest, alterum non potest non fuisse Quis ergo furor est certissimo excidere Adquiescamus iis quae iam hausimus, si modo non perforato animo hauriebamus et transmittente quidquid acceperat 'Innumerabilia sunt exempla eorum qui liberos iuvenes sine lacrimis extulerint, qui in senatum aut in aliquod publicum officium a rogo redierint et statim aliud egerint |
Credimi, gran parte delle persone che abbiamo amato, anche se la morte li ha rapiti, ci rimane vicina; il passato ci appartiene e solo quello che è stato si trova al sicuro Non siamo riconoscenti per i beni ricevuti, perché speriamo nel futuro, quasi che il futuro, se pure arriva, non si trasformi velocemente in passato Chi gioisce solo del presente limita a poco i vantaggi della vita: futuro e passato sono fonte di piacere, l'uno con l'attesa, l'altro con il ricordo, ma il primo è incerto e può anche non realizzarsi, il secondo non può non essere esistito da pazzi perdere il più sicuro dei beni Sentiamoci soddisfatti delle gioie già gustate, purché il nostro animo non se le sia lasciate sfuggire tutte, come un vaso rotto perde il contenuto Sono innumerevoli gli esempi di uomini che hanno celebrato senza piangere i funerali di figli adolescenti, che dal rogo sono tornati in senato o ai pubblici affari e si sono occupati sùbito d'altro |
Nec inmerito; nam primum supervacuum est dolere si nihil dolendo proficias; deinde iniquum est queri de eo quod uni accidit, omnibus restat; deinde desiderii stulta conquestio est, ubi minimum interest inter amissum et desiderantem Eo itaque aequiore animo esse debemus quod quos amisimus sequimur Respice celeritatem rapidissimi temporis, cogita brevitatem huius spatii per quod citatissimi currimus, observa hunc comitatum generis humani eodem tendentis, minimis intervallis distinctum etiam ubi maxima videntur: quem putas perisse praemissus est Quid autem dementius quam, cum idem tibi iter emetiendum sit, flere eum qui antecessit Flet aliquis factum quod non ignoravit futurum Aut si mortem in homine non cogitavit, sibi inposuit Flet aliquis factum quod aiebat non posse non fieri quisquis aliquem queritur mortuum esse, queritur hominem fuisse |
E a ragione: prima di tutto, è inutile dolersi se il dolore non ti serve a niente; e poi è ingiusto lagnarsi di quanto ora succede a uno: è una sorte riservata a tutti; inoltre, querimonie e rimpianti sono da insensati: la distanza fra la persona perduta e chi la rimpiange è breve Dobbiamo, dunque, rassegnarci, perché seguiamo a ruota chi abbiamo perduto Considera come il tempo fugga via rapidissimo, pensa alla brevità di questo cammino che percorriamo precipitosamente, di corsa, osserva come l'umanità tutta tenda alla medesima meta, a intervalli brevissimi, anche se sembrano molto lunghi: la persona che secondo te è scomparsa, in realtà ti ha preceduto Anche tu devi percorrere quel cammino, e allora non è da pazzi piangere chi è andato avanti Forse che uno piange di un fatto che sapeva sarebbe accaduto Oppure, se pensava che un uomo potesse essere immortale, si è voluto ingannare da sé Piange uno di un fatto che lui stesso definiva inevitabile Chi lamenta la morte di qualcuno, lamenta che sia stato un uomo |
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Omnis eadem condicio devinxit: cui nasci contigit mori restat Intervallis distinguimur, exitu aequamur Hoc quod inter primum diem et ultimum iacet varium incertumque est: si molestias aestimes, etiam puero longum, si velocitatem, etiam seni angustum Nihil non lubricum et fallax et omni tempestate mobilius; iactantur cuncta et in contrarium transeunt iubente fortuna, et in tanta volutatione rerum humanarum nihil cuiquam nisi mors certum est; tamen de eo queruntur omnes in quo uno nemo decipitur Sed puer decessit Nondum dico melius agi cum eo qui cito vita defungitur: ad eum transeamus qui consenuit: quantulo vincit infantem Propone temporis profundi vastitatem et universum conplectere, deinde hoc quod aetatem vocamus humanam compara immenso: videbis quam exiguum sit quod optamus, quod extendimus Ex hoc quantum lacrimae, quantum sollicitudines occupant |
Siamo tutti schiavi dello stesso destino; se uno nasce, deve morire Sia pure in tempi diversi, la fine è uguale per tutti Il tempo che vivi fra il primo e l'ultimo giorno è vario e indefinito: lungo anche per un bambino, se consideri le pene, breve anche per un vecchio, se ne consideri la rapidità Tutto è instabile, fallace e più mutevole di ogni burrasca: tutto è sconvolto e muta per i capricci della sorte: fra tanto variare delle vicende umane, la sola cosa certa è la morte; eppure, tutti si lamentano della sola cosa che non inganna nessuno Ma è morto bambino Non ho ancora detto che sia meglio se uno muore presto; passiamo a chi invecchia: come supera di poco un bambino Immagina di abbracciare l'immensità del tempo e l'universo, poi paragona all'infinito quella che chiamiamo vita umana: vedrai come è poca cosa questa vita che desideriamo e cerchiamo di prolungare Che parte ne occupano le lacrime, gli affanni |
quantum mors antequam veniat optata, quantum valetudo, quantum timor quantum tenent aut rudes aut inutiles anni dimidium ex hoc edormitur Adice labores, luctus, pericula, et intelleges etiam in longissima vita minimum esse quod vivitur Sed quis tibi concedit non melius se habere eum cui cito reverti licet, cui ante lassitudinem peractum est iter Vita nec bonum nec malum est: boni ac mali locus est Ita nihil ille perdidit nisi aleam in damnum certiorem Potuit evadere modestus et prudens, potuit sub cura tua in meliora formari, sed, quod iustius timetur, potuit fieri pluribus similis |
E la morte desiderata prima dell'ora e le malattie e la paura Che parte ne hanno gli anni dell'inesperienza o quelli inutili della vecchiaia La metà della vita, poi, la passiamo dormendo Aggiungi fatiche, dolori, pericoli e capirai che anche di una vita lunghissima se ne vive una minima parte Ma chi ti dice che non stia meglio chi può tornarsene presto, chi finisce il suo cammino prima di essere stanco La vita non è un bene, e neppure un male: comprende bene e male Così quel bambino ha perso solo il rischio, forse la certezza di disgrazie maggiori Sarebbe potuto diventare un uomo misurato e saggio, formarsi al meglio, sotto le tue cure, Ma e sono timori fondati avrebbe potuto diventare simile alla massa |
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Aspice illos iuvenes quos ex nobilissimis domibus in harenam luxuria proiecit; aspice illos qui suam alienamque libidinem exercent mutuo inpudici, quorum nullus sine ebrietate, nullus sine aliquo insigni flagitio dies exit: plus timeri quam sperari potuisse manifestum erit Non debes itaque causas doloris accersere nec levia incommoda indignando cumulare Non hortor ut nitaris et surgas; non tam male de te iudico ut tibi adversus hoc totam putem virtutem advocandam Non est dolor iste sed morsus: tu illum dolorem facis Sine dubio multum philosophia profecit, si puerum nutrici adhuc quam patri notiorem animo forti desideras 'Quid nunc ego duritiam suadeo et in funere ipso rigere vultum volo et animum ne contrahi quidem patior Minime |
Guarda quei giovani di nobilissima famiglia che la dissolutezza ha gettato nell'arena; guarda quei giovani senza pudore che soddisfano reciprocamente le proprie e le altrui voglie; non passa giorno senza che siano ubriachi, senza che si macchino di qualche grave infamia; ti sarà chiaro che i timori sarebbero stati maggiori delle speranze Non procurarti, perciò motivi di dolore e non accrescere col tuo sdegno contrarietà di poco conto Non ti esorto a fare ogni sforzo per sollevarti: non ti giudico così male da pensare che tu debba fare appello a tutta la tua virtù per fronteggiare questa disgrazia Non è dolore questo, è una fitta: sei tu a farne un dolore Sicuramente la filosofia ti ha giovato molto, se non ti abbandoni al rimpianto per un bambino più conosciuto alla nutrice che al padre E che Ora ti consiglio forse la durezza e voglio che il tuo volto rimanga impassibile perfino durante il funerale e non concedo nemmeno che ti si stringa il cuore No, niente affatto |
Inhumanitas est ista, non virtus, funera suorum isdem oculis quibus ipsos videre nec commoveri ad primam familiarium divulsionem Puta autem me vetare: quaedam sunt sui iuris; excidunt etiam retinentibus lacrimae et animum profusae levant Quid ergo est permittamus illis cadere, non imperemus; fluat quantum adfectus eiecerit, non quantum poscet imitatio Nihil vero maerori adiciamus nec illum ad alienum augeamus exemplum Plus ostentatio doloris exigit quam dolor: quotus quisque sibi tristis est Clarius cum audiuntur gemunt, et taciti quietique dum secretum est, cum aliquos videre, in fletus novos excitantur; tunc capiti suo manus ingerunt quod potuerant facere nullo prohibente liberius, tunc mortem comprecantur sibi, tunc lectulo devolvuntur: sine spectatore cessat dolor |
crudeltà, non virtù, guardare la sepoltura dei propri cari con gli stessi occhi con cui li vedevi in vita e non commuoversi al momento del distacco dai familiari Ma immagina che io te lo vieti: certe reazioni sono incontrollate; le lacrime cadono anche se uno cerca di trattenerle e sgorgando dànno sollievo all'anima E allora Lasciamole scendere, ma non a comando; scorrano secondo l'impeto della commozione, non per imitare gli altri Non accresciamo la nostra tristezza e non esageriamola sull'esempio altrui L'ostentazione del dolore esige più del dolore: quanti sono tristi per se stessi Se c'è gente che li ascolta, si lamentano ad alta voce, e mentre da soli se ne stanno calmi e silenziosi, appena vedono qualcuno riprendono di nuovo a piangere; si percuotono il capo (cosa che avrebbero potuto fare più liberamente quando nessuno glielo impediva), si augurano la morte, si rotolano sul letto: scomparso il pubblico, scompare il dolore |
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Sequitur nos, ut in aliis rebus, ita in hac quoque hoc vitium, ad plurium exempla componi nec quid oporteat sed quid soleat aspicere A natura discedimus, populo nos damus nullius rei bono auctori et in hac re sicut in his omnibus inconstantissimo Videt aliquem fortem in luctu suo, impium vocat et efferatum; videt aliquem conlabentem et corpori adfusum, effeminatum ait et enervem Omnia itaque ad rationem revocanda sunt Stultius vero nihil est quam famam captare tristitiae et lacrimas adprobare, quas iudico sapienti viro alias permissas cadere, alias vi sua latas Dicam quid intersit |
Anche in questa, come in altre circostanze, facciamo lo sbaglio di uniformarci all'esempio della maggioranza e badiamo alle consuetudini, non alla convenienza Ci allontaniamo dalla natura, ci offriamo al popolo, cattivo consigliere sempre, ed estremamente volubile in questo frangente come in tutti gli altri Vede uno che sopporta con coraggio il proprio dolore Lo definisce empio e crudele Vede un altro svenire e gettarsi sul cadavere del parente, dice che è effeminato e debole Bisogna, dunque, ricondurre tutto alla ragione La cosa più sciocca è cercare di farsi una nomea di tristezza e considerare giuste le lacrime Ci sono lacrime, secondo me, alle quali il saggio si abbandona e altre che non può trattenere |
Cum primus nos nuntius acerbi funeris perculit, cum tenemus corpus e complexu nostro in ignem transiturum, lacrimas naturalis necessitas exprimit et spiritus ictu doloris inpulsus quemadmodum totum corpus quatit, ita oculos, quibus adiacentem umorem perpremit et expellit Hae lacrimae per elisionem cadunt nolentibus nobis: aliae sunt quibus exitum damus cum memoria eorum quos amisimus retractatur, et inest quiddam dulce tristitiae cum occurrunt sermones eorum iucundi, conversatio hilaris, officiosa pietas; tunc oculi velut in gaudio relaxantur His indulgemus, illis vincimur Non est itaque quod lacrimas propter circumstantem adsidentemque aut contineas aut exprimas: nec cessant nec fluunt umquam tam turpiter quam finguntur: eant sua sponte |
Ecco la differenza Appena arriva, la notizia di una morte prematura ci sconvolge, e quando stringiamo il cadavere che dalle nostre braccia passerà sul rogo, per una legge di natura ci sgorgano le lacrime e il respiro sotto la morsa del dolore ci sconvolge tutto il corpo e pure gli occhi facendone uscire il vicino umore Queste lacrime ci cadono involontariamente per compressione interna Invece quelle cui diamo via libera se ripensiamo ai nostri cari scomparsi sono diverse e nella nostra tristezza c'è un che di dolce quando ci tornano alla memoria i loro amabili discorsi, la loro allegra compagnia, il loro premuroso affetto, e in quel momento gli occhi si aprono al pianto come nella gioia A queste lacrime ci abbandoniamo, dalle prime siamo vinti Non dobbiamo, perciò trattenerle o versarle perché c'è qualcuno intorno o vicino a noi: fingere è vergognoso sia nell'uno che nell'altro caso: le lacrime scorrano spontanee |
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Ire autem possunt placidis atque compositis; saepe salva sapientis auctoritate fluxerunt tanto temperamento ut illis nec humanitas nec dignitas deesset Licet, inquam, naturae obsequi gravitate servata Vidi ego in funere suorum verendos, in quorum ore amor eminebat remota omni lugentium scaena; nihil erat nisi quod veris dabatur adfectibus Est aliquis et dolendi decor; hic sapienti servandus est et quemadmodum in ceteris rebus, ita etiam in lacrimis aliquid sat est: inprudentium ut gaudia sic dolores exundavere 'Aequo animo excipe necessaria Quid incredibile, quid novum evenit quam multis cum maxime funus locatur, quam multis vitalia emuntur, quam multi post luctum tuum lugent Quotiens cogitaveris puerum fuisse, cogita et hominem, cui nihil certi promittitur, quem fortuna non utique perducit ad senectutem: unde visum est dimittit |
Possono, però scorrere in modo pacato e composto; spesso, senza perdere il proprio prestigio, il saggio le ha versate con tale misura da mantenere umanità e decoro Si può secondo me, seguire la natura salvando la dignità Al funerale dei propri cari, ho visto persone degne di rispetto che sul volto portavano scritto l'amore, senza manifestazioni esteriori di lutto: ogni atteggiamento scaturiva da sentimenti sinceri Pure il dolore ha un suo decoro; il saggio lo deve mantenere e, come in tutto il resto, anche nelle lacrime c'è un limite: gli uomini dissennati, invece, eccedono e nella gioia e nel dolore Accogli serenamente l'inevitabile Che cosa è successo di straordinario, d'insolito Per quanti uomini proprio adesso si prendono accordi per il funerale, per quanti si comprano i paramenti funebri, quanti piangono dopo di te Quando penserai che era solo un bambino, pensa anche che era un uomo, e per l'uomo non ci sono certezze e la fortuna non lo conduce necessariamente alla vecchiaia: lo congeda a suo piacimento |