Seneca, De Clementia: 01; 01-04, pag 4

Seneca, De Clementia: 01; 01-04

Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 01-04
[2] Nullam ex omnibus virtutibus homini magis convenire, cum sit nulla humanior, constet necesse est non solum inter nos, qui hominem sociale animal communi bono genitum videri volumus, sed etiam inter illos, qui hominem voluptati donant, quorum omnia dicta factaque ad utilitates suas spectant; nam si quietem petit et otium, hanc virtutem naturae suae nanctus est, quae pacem amat et manus retinet [2] Bisogna che si constati che nessuna fra tutte le virtù sia più propria delluomo, non essendocene nessuna più umana non solo fra noi che vogliamo che luomo sia considerato un animale sociale generato per il bene comune, ma anche per quelli che fanno dedicare luomo al piacere, di cui tutte le cose dette e fatte guardano alla propria utilità; infatti se desidera la quiete e il riposo, trovò questa virtù propria della sua natura, che ama la pace e trattiene la mano
[3] Nullum tamen clementia ex omnibus magis quam regem aut principem decet E a nessuno fra tutti la clemenza conviene di più che ad un re o ad un principe
Ita enim magnae vires decori gloriaeque sunt, si illis salutaris potentia est; nam pestifera vis est valere ad nocendum Infatti grandi forze sono di decoro e gloria se quella forza è salutare; infatti è forza perniciosa essere forti per far del male

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Seneca, De Clementia: 01; 05-08

Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 05-08

Illius demum magnitudo stabilis fundataque est, quem omnes tam supra se esse quam pro se sciunt, cuius curam excubare pro salute singulorum atque universorum cottidie experiuntur, quo procedente non, tamquam malum aliquod aut noxium animal e cubili prosilierit, diffugiunt, sed tamquam ad clarum ac beneficum sidus certatim advolant E solida e stabile la grandezza di quello che tutti sanno che è tanto sopra di loro quanto lo è a loro vantaggio, di cui hanno prova che si preoccupa per la salvezza dei singoli e di tutti giorno dopo giorno; e non fuggono davanti a lui che avanza, come se un qualsiasi male o un animale nevico sia venuto fuori dalla tana, ma gli vanno a gara incontro come ad un astro lucente e benevolo
Obicere se pro illo mucronibus insidiantium paratissimi et substernere corpora sua, si per stragem illi humanam iter ad salutem struendum sit, somnum eius nocturnis excubiis muniunt, latera obiecti circumfusique defendunt, incurrentibus periculis se opponunt Prontissimi a buttarsi per lui sui pugnali di chi fa insidie e a gettare a terra i propri corpi, se bisogna preparargli una strada per la salvezza attraverso una strage di uomini, proteggono il sonno di lui con guardie notturne, gli difendono i fianchi, lanciati e messi intorno, si oppongono ai pericoli che incombono

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Seneca, De Clementia: 01; 17-20

Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 01; 17-20

[4] Non est hic sine ratione populis urbibusque consensus sic protegendi amandique reges et se suaque iactandi, quocumque desideravit imperantis salus; nec haec vilitas sui est aut dementia pro uno capite tot milia excipere ferrum ac multis mortibus unam animam redimere nonnumquam senis et invalidi Questa comunanza di idee a popoli e città, di proteggere e amare i re e gettare sé e le sue cose, dovunque desiderò la salvezza di chi comanda non è senza motivo; e non è disprezzo di sì o follia estrarre tante migliaia di spade per una sola testa e riscattare con molti morti una sola anima, a volta di un vecchio e di un invalido
[5] Quemadmodum totum corpus animo deservit et, cum hoc tanto maius tantoque speciosius sit, ille in occulto maneat tenuis et in qua sede latitet incertus, tamen manus, pedes, oculi negotium illi gerunt, illum haec cutis munit, illius iussu iacemus aut inquieti discurrimus, cum ille imperavit, sive avarus dominus est, mare lucri causa scrutamur, sive ambitiosus, iam dudum dextram flammis obiecimus aut voluntarii terram subsiluimus, sic haec immensa multitudo unius animae circumdata illius spiritu regitur, illius ratione flectitur pressura se ac fractura viribus suis, nisi consilio sustineretur [5] Comunque tutto il corpo è servitore allanimo e, pur essendo tanto più grande e tanto più visibile, sebbene lanimo, incorporeo, rimanga in un posto nascosto e si nasconde non si sa da che parte, tuttavia le mani, i piedi, gli occhi si occupano di lui, questa pelle lo protegge, su comando di lui dormiamo o camminiamo inquieti, quando lui lo comandò, se è un padrone avido, scrutiamo il mare per un guadagno, se è un ambizioso, gettiamo subito la destra alle fiamme o lasciamo volontariamente la terra, così questa immensa moltitudine che si raccoglie attorno ad una sola anima è retta dal suo volere, si piega al suo volere e sarebbe schiacciata e distrutta dalle sue stesse forze se non fosse sostenuta dalla saggezza

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Seneca, De Clementia: 02; 03-07

Latino: dall'autore Seneca, opera De Clementia parte 02; 03-07

[IV] [1] Suam itaque incolumitatem amant, cum pro uno homine denas legiones in aciem deducunt, cum in primam frontem procurrunt et adversa volneribus pectora ferunt, ne imperatoris sui signa vertantur Così amano la propria salvezza quando decine di legioni si scagliano in battaglia per un solo uomo, quando corrono sulla prima linea e portano i petti girati alle ferite, affinché non siano girate le insegne del loro generale
Ille est enim vinculum, per quod res publica cohaeret, ille spiritus vitalis, quem haec tot milia trahunt nihil ipsa per se futura nisi onus et praeda, si mens illa imperii subtrahatur Infatti quello è il vincolo per il quale lo stato resta unito, lui è lo spirito vitale che trascina queste tante migliaia che non sarebbero per se stesse niente se non un peso e una preda se gli è sottratta quella mente del comando
Rege incolumi mens omnibus una; amisso rupere fidem Se il re è incolume, lanima è una per tutti; perso lui, ruppero la fiducia
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