Ibi brevi tempore barbarum copiis disiectis tota regione, quam petierat, potitus, loca castellis idonea communiit, multitudinem, quam secum duxerat, in agris collocavit crebrisque excursionibus locupletavit Neque minus in ea re prudentia quam felicitate adiutus est Nam cum virtute militum devicisset hostium exercitus, summa aequitate res constituit atque ipse ibidem manere decrevit Erat enim inter eos dignitate regia, quamvis carebat nomine, neque id magis imperio quam iustitia consecutus Neque eo setius Atheniensibus, a quibus erat profectus, officia praestabat Quibus rebus fiebat, ut non minus eorum voluntate perpetuo imperium obtineret, qui miserant, quam illorum, cum quibus erat profectus Chersoneso tali modo constituta Lemnum revertitur et ex pacto postulat, ut sibi urbem tradant |
Là sbaragliò in breve tempo le truppe dei barbari, si impadronì di tutta la regione meta della sua spedizione, munì di fortezze le posizioni, strategiche, distribuì nei campi le genti che aveva portato con sé e le arricchì con frequenti scorrerie E in questo non fu aiutato meno dalla accortezza che dalla fortuna Infatti dopo aver sbaragliato, grazie al valore dei suoi soldati, le truppe nemiche, ordinò la colonia con somma equità ed egli stesso decise di rimanere sul posto Aveva presso di loro l'autorità di un re, sebbene non ne avesse il nome e ottenne questo più con il suo senso della giustizia che in forza del suo potere Non per questo trascurava gli interessi degli Ateniesi, per conto dei quali era partito In questo modo riusciva a mantenere ininterrottamente il potere non meno per volontà di quelli che lo avevano inviato che di quelli con i quali era partito Ordinato così il Chersoneso, torna a Lemno ed in base ai patti reclama la consegna della città |
Illi enim dixerant, cum vento borea domo profectus eo pervenisset, sese dedituros: se autem domum Chersonesi habere Cares, qui tum Lemnum incolebant, etsi praeter opinionem res ceciderat, tamen non dicto, sed secunda fortuna adversariorum capti resistere ausi non sunt atque ex insula demigrarunt Pari felicitate ceteras insulas, quae Cyclades nominantur, sub Atheniensium redegit potestatem Eisdem temporibus Persarum rex Darius ex Asia in Europam exercitu traiecto Scythis bellum inferre decrevit Pontem fecit in Histro flumine, qua copias traduceret Eius pontis, dum ipse abesset, custodes reliquit principes, quos secum ex Ionia et Aeolide duxerat; quibus singulis illarum urbium perpetua dederat imperia |
quelli infatti avevano detto che gli si sarebbero arresi, quando partito da casa fosse giunto là con il vento di tramontana: ebbene egli aveva la sua casa nel Chersoneso I Cari, che allora abitavano Lemno, sebbene la cosa si fosse svolta contro la loro aspettativa, tuttavia vinti non dalla promessa fatta ma dalla buona fortuna dei nemici, non osarono resistere e abbandonarono l'isola Con pari successo ridusse sotto il dominio degli Ateniesi le altre isole che hanno il nome di Cicladi In quello stesso tomo di tempo, il re dei Persiani, Dario, trasferito l'esercito dall'Asia in Europa, decise di portar guerra agli Sciti Per fare passare le truppe fece costruire un ponte sul Danubio A custodia di quel ponte, per il tempo della sua assenza, lasciò dei capi che aveva portato con sé dalla Ionia e dall'Eolide ad ognuno dei quali aveva affidato la signoria perpetua di quelle città |
Sic enim facillime putavit se Graeca lingua loquentes, qui Asiam incolerent, sub sua retenturum potestate, si amicis suis oppida tuenda tradidisset, quibus se oppresso nulla spes salutis relinqueretur In hoc fuit tum numero Miltiades, cui illa custodia crederetur Hic, cum crebri afferrent nuntii male rem gerere Darium premique a Scythis, Miltiades hortatus est pontis custodes, ne a fortuna datam occasionem liberandae Graeciae dimitterent Nam si cum iis copiis, quas secum transportarat, interiisset Darius, non solum Europam fore tutam, sed etiam eos, qui Asiam incolerent Graeci genere, liberos a Persarum futuros dominatione et periculo; id facile effici posse Ponte enim rescisso regem vel hostium ferro vel inopia paucis diebus interiturum |
In questo modo infatti riteneva di poter conservare facilmente in suo potere le popolazioni di lingua greca che abitavano l'Asia se avesse affidato la difesa delle città ai suoi amici che non avrebbero avuto via di scampo una volta che lui fosse stato soppresso Nel numero di questi a cui doveva essere affidata tale custodia c'era anche Milziade Ora siccome frequenti messaggeri riferivano che Dario era in difficoltà con la sua impresa ed era incalzato dagli Sciti, Milziade esortò i custodi del ponte a non lasciarsi sfuggire l'occasione offerta dalla fortuna di liberare la Grecia Se Dario infatti fosse perito con le truppe che aveva trasportato con sé, non solo l'Europa sarebbe stata al sicuro, ma anche i popoli di stirpe greca che abitavano l'Asia, sarebbero stati liberi dalla dominazione e dalle minacce persiane Era anche facile ottenere questo: se infatti si fosse tagliato il ponte, il re sarebbe perito in pochi giorni o per gli attacchi nemici o per mancanza di vettovaglie |
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Ad hoc consilium cum plerique accederent, Histiaeus Milesius, ne res conficeretur, obstitit, dicens: non idem ipsis, qui summas imperii tenerent, expedire et multitudini, quod Darii regno ipsorum niteretur dominatio; quo exstincto ipsos potestate expulsos civibus suis poenas daturos Itaque adeo se abhorrere a ceterorum consilio, ut nihil putet ipsis utilius quam confirmari regnum Persarum Huius cum sententiam plurimi essent secuti, Miltiades, non dubitans tam multis consciis ad regis aures consilia sua perventura, Chersonesum reliquit ac rursus Athenas demigravit Cuius ratio etsi non valuit, tamen magnopere est laudanda, cum amicior omnium libertati quam suae fuerit dominationi |
Molti condivisero il piano, ma Istico di Mileto si oppose alla esecuzione dell'impresa, dicendo che gli interessi di quelli che avevano in mano il potere non coincidevano con quelli del popolo, perché il loro potere si fondava sul regno di Dario: ucciso lui, loro sarebbero stati cacciati dal potere ed avrebbero subito la vendetta dei propri concittadini egli era perciò tanto contrario al piano degli altri, da ritenere che nulla fosse più conforme ai loro interessi che il rafforzamento del regno dei Persiani Poiché moltissimi avevano abbracciato il parere di costui, Milziade sicuro che, con tanti che ne erano a conoscenza, i suoi disegni sarebbero arrivati anche alle orecchie del re, lasciò il Chersoneso e se ne tornò ad Atene Il suo piano anche se non andò ad effetto merita però la massima lode: con esso infatti egli dimostrò di amare più la libertà di tutti che il proprio personale potere |
Darius autem cum ex Europa in Asiam redisset, hortantibus amicis, ut Graeciam redigeret in suam potestatem, classem quingentarum navium comparavit eique Datim praefecit et Artaphernem hisque ducenta peditum, decem milia equitum dedit, causam interserens, se hostem esse Atheniensibus, quod eorum auxilio Iones Sardis expugnassent suaque praesidia interfecissent Illi praefecti regii classe ad Euboeam appulsa celeriter Eretriam ceperunt omnesque eius gentis cives abreptos in Asiam ad regem miserunt Inde ad Atticam accesserunt ac suas copias in campum Marathona deduxerunt Is est ab oppido circiter milia passuum decem Hoc tumultu Athenienses tam propinquo tamque magno permoti auxilium usquam nisi a Lacedaemoniis petiverunt Phidippumque, cursorem eius generis, qui hemerodromoe vocantur Lacedaemonem miserunt, ut nuntiaret, quam celeri opus esset auxilio |
Dario poi, ritornato dall'Europa in Asia, poichè gli amici consigliavano di ridurre in suo potere la Grecia, allestì una flotta di cinquecento navi e vi pose a capo Dati e Artaferne; a costoro diede duecentomila fanti e diecimila cavalieri, adducendo come pretesto di essere nemico degli Ateniesi perchè con il loro aiuto gli Ioni avevano espugnato Sardi e avevano annientato i suoi presidi Quei comandanti regi, approdata la flotta in Eubea, presero rapidamente Eretria e catturarono tutti gli abitanti di quella regione e li mandarono dal re in Asia Poi si avvicinarono all'Attica e sbarcarono le loro truppe sulla pianura di Maratona Questa dista circa diecimila passi dalla città di Atene Gli Ateniesi, turbati da questo attacco così vicino e grande, a nessun altro chiesero aiuto se non agli Spartani e inviarono a Sparta Filippide, uno di quei corrieri che si chiamano emerodromi, per riferire quanto fosse urgente l'aiuto di cui avevano bisogno |
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Domi autem creant decem praetores, qui exercitui praeessent, in eis Miltiadem Inter quos magna fuit contentio, utrum moenibus se defenderent an obviam irent hostibus acieque decernerent Unus Miltiades maxime nitebatur, ut primo quoque tempore castra fierent: id si factum esset, et civibus animum accessurum, cum viderent de eorum virtute non desperari, et hostes eadem re fore tardiores, si animadverterent auderi adversus se tam exiguis copiis dimicari Hoc in tempore nulla civitas Atheniensibus auxilio fuit praeter Plataeenses Ea mille misit militum Itaque horum adventu decem milia armatorum completa sunt; quae manus mirabili flagrabat pugnandi cupiditate Quo factum est, ut plus quam collegae Miltiades valeret Eius ergo auctoritate impulsi Athenienses copias ex urbe eduxerunt locoque idoneo castra fecerunt |
Intanto in patria si nominano dieci condottieri per comandare l'esercito, tra questi Milziade Ma tra loro ci fu un'aspra contesa: se difendersi entro le mura o andare contro i nemici e combattere in campo aperto Solo Milziade insisteva con grande energia perchè si allestisse l'accampamento al piu' presto: diceva che se questo fosse stato fatto sia il coraggio sarebbe cresciuto nei concittadini, vedendo che non si diffidava del loro valore, sia i nemici sarebbero stati piu' cauti se avessero capito che si osava combattere contro di loro con truppe così esigue In questo frangente nessuna città venne in aiuto agli Ateniesi tranne Platea che inviò mille soldati Così con il loro arrivo si raggiunse il numero di diecimila unità: e questi erano presi da un mirabile ardore di combattere Ne conseguì che il piano di Milziade ebbe la meglio su quello dei suoi colleghi Spinti dunque dalla sua autorità, gli Ateniesi fecero uscire le loro truppe dalla Città e le accamparono in una posizione strategica |
Dein postero die sub montis radicibus acie e regione instructa non apertissuma - namque arbores multis locis erant rarae - proelium commiserunt hoc consilio, ut et montium altitudine tegerentur et arborum tractu equitatus hostium impediretur, ne multitudine clauderentur Datis etsi non aequum locum videbat suis, tamen fretus numero copiarum suarum confligere cupiebat eoque magis, quod, priusquam Lacedaemonii subsidio venirent, dimicare utile arbitrabatur Itaque in aciem peditum centum, equitum decem milia produxit proeliumque commisit In quo tanto plus virtute valuerunt Athenienses, ut decemplicem numerum hostium profligarint adeoque perterruerint, ut Persae non castra, sed naves petierint Qua pugna nihil adhuc exstitit nobilius Nulla enim umquam tam exigua manus tantas opes prostravit |
Il giorno dopo, schierato l'esercito alle falde del monte, in un luogo non molto aperto (c'erano difatti degli alberi in più punti), attaccarono battaglia pensando di essere protetti dai monti piuttosto alti e che la fila degli alberi avrebbe impedito alla cavalleria nemica l'accerchiamento in massa Dati, sebbene capisse che il luogo non era favorevole ai suoi, tuttavia desiderava combattere confidando nel numero delle sue truppe, tanto più che riteneva opportuno scontrarsi prima dell'arrivo dei rinforzi spartani Così schierò a battaglia centomila fanti e diecimila cavalieri e sferrò l'attacco E in questa battaglia gli Ateniesi si dimostrarono tanto più valorosi da sconfiggere un numero di nemici dieci volte più grande: e li terrorizzarono a tal punto che i Persiani non si diressero agli accampamenti, ma alle navi Fino ad oggi non si è vista battaglia più gloriosa: mai una schiera tanto piccola infatti sbaragliò un esercito tanto poderoso |
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Cuius victoriae non alienum videtur quale praemium Miltiadi sit tributum, docere, quo facilius intellegi possit eandem omnium civitatum esse naturam Ut enim populi Romani honores quondam fuerunt rari et tenues ob eamque causam gloriosi, nunc autem effusi atque obsoleti, sic olim apud Athenienses fuisse reperimus Namque huic Miltiadi, qui Athenas totamque Graeciam liberarat, talis honos tributus est, in porticu, quae Poecile vocatur, cum pugna depingeretur Marathonia, ut in decem praetorum numero prima eius imago poneretur isque hortaretur milites proeliumque committeret Idem ille populus posteaquam maius imperium est nactus et largitione magistratuum corruptus est, trecentas statuas Demetrio Phalereo decrevit |
Per questa vittoria non sembra estraneo all'argomento dire quale premio sia stato assegnato a Milziade, perchè si possa piu' facilmente capire che la natura di tutti i popoli sia la medesima Infatti come le onoreficenze del popolo romano una volta furono rare e di scarso valore, e per questo prestigiose, ora invece frequenti e senza pregio, così troviamo fosse per gli Ateniesi Infatti a questo Milziade, che aveva liberato Atene e tutta la Grecia, fu assegnata questa ricompensa: poichè si dipingeva nel porticato che si chiama Pecile la battaglia di Maratona, il suo ritratto fu posto come primo nel numero dei dieci strateghi: lui nell'atto di incitare i soldati e di attaccare battaglia Quello stesso popolo, dopo aver ottenuto maggior potenza ed essere stato corrotto dalle elargizioni dei magistrati, fece innalzare trecento statue a Demetrio Falereo |
Post hoc proelium classem LXX navium Athenienses eidem Miltiadi dederunt, ut insulas, quae barbaros adiuverant, bello persequeretur Quo in imperio plerasque ad officium redire coegit, nonnullas vi expugnavit Ex his Parum insulam opibus elatam cum oratione reconciliare non posset, copias e navibus eduxit, urbem operibus clausit omnique commeatu privavit; dein vineis ac testudinibus constitutis propius muros accessit Cum iam in eo esset, ut oppido potiretur, procul in continenti lucus, qui ex insula conspiciebatur, nescio quo casu nocturno tempore incensus est Cuius flamma ut ab oppidanis et oppugnatoribus est visa, utrisque venit in opinionem signum a classiariis regis datum |
Dopo questa battaglia gli Ateniesi misero a disposizione dello stesso Milziade una flotta di settanta navi perché portasse la guerra a quelle isole che avevano aiutato i barbari Durante questa missione ne costrinse molte a tornare all'obbedienza, alcune le prese con la forza Fra queste non riusciva convincere con i negoziati l'isola di Paro orgogliosa della sua potenza; allora fece sbarcare truppe dalle navi, cinse con opere d'assedio la città e la tagliò fuori da ogni approvvigionamento: poi piazzate vigne e testuggini si accostò alle mura Quando stava per impadronirsi della città, lontano sul continente, un bosco che si vedeva dall'isola, non so per quale accidente, di notte prese fuoco Quando le fiamme furono viste dagli assediati e dagli assalitori, ad entrambi venne il sospetto che si trattasse di un segnale mandato dai marinai del re |
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Quo factum est, ut et Parii a deditione deterrerentur, et Miltiades, timens, ne classis regia adventaret, incensis operibus, quae statuerat, cum totidem navibus, atque erat profectus, Athenas magna cum offensione civium suorum rediret Accusatus ergo est proditionis, quod, cum Parum expugnare posset, a rege corruptus infectis rebus discessisset Eo tempore aeger erat vulneribus, quae in oppugnando oppido acceperat Itaque, quoniam ipse pro se dicere non posset, verba fecit frater eius Stesagoras Causa cognita capitis absolutus pecunia multatus est, eaque lis quinquaginta talentis aestimata est, quantus in classem sumptus factus erat Hanc pecuniam quod solvere in praesentia non poterat, in vincula publica coniectus est ibique diem obiit supremum Hic etsi crimine Pario est accusatus, tamen alia causa fuit damnationis |
Ne conseguì che i Parii non vollero più saperne di arrendersi e Milziade temendo che si avvicinasse la flotta del re, incendiate le opere d'assedio che aveva predisposto, con le stesse navi con cui era partito tornò ad Atene, con grande disappunto dei suoi concittadini Fu quindi accusato di tradimento perché pur potendo espugnare Paro, se ne era andato senza portare a termine l'impresa, in quanto corrotto dal re In quel tempo era sofferente per le ferite che aveva riportato nell'assalto alla città; così, non essendo egli in grado di difendersi personalmente, parlò per lui il fratello Steságora Fatto il processo, assolto dalla pena capitale, fu condannato a una multa che fu stabilita di cinquanta talenti, esattamente la somma impiegata per allestire la flotta Siccome non era in grado di pagare sul momento questo denaro, fu gettato nelle carceri dello Stato e lì morì Sebbene egli fosse stato accusato della colpa di Paro, tuttavia la causa della condanna fu un'altra |