ceteris omnibus in consilio salutaria magis quam speciosa suadentibus: collegam exspectandum, ut coniunctis exercitibus communi animo consilioque rem gererent, interim equitatu auxiliisque leuium armorum ab effusa praedandi licentia hostem cohibendum, iratus se ex consilio proripuit, signumque simul itineris pugnaeque cum [iussisset pronuntiari] immo Arreti ante moenia sedeamus, inquit, hic enim patria et penates sunt Hannibal emissus e manibus perpopuletur Italiam uastandoque et urendo omnia ad Romana moenia perueniat, nec ante nos hinc mouerimus quam, sicut olim Camillum ab Veiis, C, Flaminium ab Arretio patres acciuerint |
Tutti gli altri gli consigliavano una tattica più vantaggiosa anche se non spettacolare, dicendo che era opportuno aspettare il collega in modo che, ricongiunti gli eserciti, si conducesse l'impresa di comune accordo, mentre, nel frattempo, per mezzo della cavalleria e degli ausiliari armati alla leggera si doveva trattenere il nemico nella sua sfrenata libertà di saccheggio; Flaminio, allora, infuriato si precipitò fuori dal luogo della riunione e avendo dato contemporaneamente il segnale di marcia e di combattimento, proruppe: Ma sì, mettiamoci addirittura a sedere dinanzi alle mura di Arezzo; qui, infatti, c'è la patria e ci sono i Penati Annibale, lasciato libero, saccheggi pure del tutto l'Italia e, devastando e bruciando ogni cosa, giunga fino alle mura di Roma; noi non ci muoveremo di qui prima che i senatori abbiano richiamato C Flaminio da Arezzo, come già un tempo richiamarono Camillo da Veio |
Haec simul increpans cum ocius signa conuelli iuberet et ipse in equum insiluisset, equus repente corruit consulemque lapsum super caput effudit Territis omnibus qui circa erant uelut foedo omine incipiendae rei, insuper nuntiatur signum omni ui moliente signifero conuelli nequire Conuersus ad nuntium, num litteras quoque, inquit, ab senatu adfers quae me rem gerere uetant Abi, nuntia, effodiant signum, si ad conuellendum manus prae metu obtorpuerit Incedere inde agmen coepit primoribus, superquam quod dissenserant ab consilio, territis etiam duplici prodigio, milite in uolgus laeto ferocia ducis, cum spem magis ipsam quam causam spei intueretur |
Mentre con tanta violenza sfogava la sua ira, ordinando con grande concitazione di togliere le insegne, Flaminio balzò in sella quando improvvisamente il cavallo stramazzò e fece perdere l'equilibrio al console che cadde col capo in avanti I circostanti furono presi da tenore come dinanzi ad un triste presagio per l'inizio dell'impresa, quando, per di più, venne annunziato che non si poteva strappare l'insegna nonostante gli sforzi del vessillifero Flaminio rivolto al messaggero: Mi porti forse, disse anche lettere dal senato che mi vietano di compiere l'impresa Vattene ed annuncia che l'insegna deve essere levata, anche se per strapparla la mano si intorpidisca per la paura L'esercito quindi incominciò la marcia, mentre i comandanti erano sgomenti perché erano contrari a tale decisione e perché erano stati spaventati dal duplice prodigio; i soldati, invece, in generale si rallegravano per la fierezza del capitano, tenendo presente più la speranza in sé, che le ragioni di una tale speranza |
[4] Hannibal quod agri est inter Cortonam urbem Trasumennumque lacum omni clade belli peruastat, quo magis iram hosti ad uindicandas sociorum iniurias acuat et iam peruenerant ad loca nata insidiis, ubi maxime montes Cortonenses in Trasumennum sidunt Via tantum interest perangusta, uelut ad [id] Ipsum de industria relicto spatio; deinde paulo latior patescit campus; inde colles adsurgunt Ibi castra in aperto locat, ubi ipse cum Afris modo Hispanisque consideret; Baliares ceteramque leuem armaturam post montes circumducit; equites ad ipsas fauces saltus tumulis apte tegentibus locat, ut, ubi intrassent Romani, obiecto equitatu clausa omnia lacu ac montibus essent |
4 Annibale fece deserto con tutte le devastazioni della guerra il territorio fra la città di Cortona e il lago Trasimeno, per inasprire maggiormente l'ira del nemico e spingerlo a vendicare le offese fatte agli alleati I Cartaginesi erano già pervenuti in luoghi fatti apposta per le imboscate, là dove il Trasimeno si avvicinava proprio sotto i monti di Cortona In mezzo stava una via molto stretta che sembrava fatta per un agguato; all'uscita di qui si apriva un piano un po' più largo; quindi si levavano ripidi ed erti i colli In questo luogo Annibale pose gli accampamenti in un punto aperto e visibile, dove egli stesso potesse collocarsi solo con gli Africani e con gli Spagnoli; dietro le colline fece passare i frombolieri delle Baleari e gli altri soldati di leggera armatura; pose la cavalleria, opportunamente nascosta da rialzi, proprio allo sbocco del passo, perché, appena i Romani vi fossero penetrati, essendo il passo sbarrato dalla cavalleria, tutto lo spazio fosse chiuso tra il lago e i monti |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 41; 01 - 05
Flaminius cum pridie solis occasu ad lacum peruenisset, inexplorato postero die uixdum satis certa luce angustiis superatis, postquam in patentiorem campum pandi agmen coepit, id tantum hostium quod ex aduerso erat conspexit: ab tergo ac super caput deceptae insidiae Poenus ubi, id quod petierat, clausum lacu ac montibus et circumfusum suis copiis habuit hostem, signum omnibus dat simul inuadendi Qui ubi, qua cuique proximum fuit, decucurrerunt, eo magis Romanis subita atque improuisa res fuit, quod orta ex lacu nebula campo quam montibus densior sederat agminaque hostium ex pluribus collibus ipsa inter se satis conspecta eoque magis pariter decucurrerant |
Flaminio il giorno innanzi, al tramonto, giunse al lago senza fare ricognizione alcuna e il giorno dopo, ai primi albori, superò le gole; dopo che l'esercito cominciò a dispiegarsi in un piano abbastanza aperto, scorse dei nemici solo quelli che gli si paravano di fronte; le imboscate che lo sovrastavano al capo ed alle spalle erano nascoste Annibale, secondo il suo piano, appena ebbe chiuso il nemico tra il lago e i monti, diede a tutti contemporaneamente il segnale dellassalto I soldati di Annibale corsero giù ciascuno nella direzione più vicina; la cosa fu tanto più improvvisa e repentina per i Romani in quanto la nebbia levatasi dal lago si era addensata più folta sul piano che sui monti quando le stesse schiere dei nemici precipitarono a valle da parecchie colline tenendosi d'occhio fra loro e, ciò che più importava, con movimenti simultanei |
Romanus clamore prius undique orto quam satis cerneret se circumuentum esse sensit, et ante in frontem lateraque pugnari coeptum est quam satis instrueretur acies aut expediri arma stringique gladii possent [5] Consul perculsis omnibus ipse satis ut in re trepida impauidus, turbatos ordines, uertente se quoque ad dissonos clamores, instruit ut tempus locusque patitur, et quacumque adire audirique potest, adhortatur ac stare ac pugnare iubet: nec enim inde uotis aut imploratione deum sed ui ac uirtute euadendum esse per medias acies ferro uiam fieri et quo timoris minus sit, eo minus ferme periculi esse |
Dalle grida sorte da ogni parte, i Romani ebbero la certezza di essere circondati prima di accorgersene di fatto; si cominciò allora a combattere di fronte e ai fianchi, prima che le schiere si ponessero in ordine di battaglia e potessero metter mano alle armi ed impugnare le spade 5 Il console ancora abbastanza intrepido per quanto era possibile in un così terribile frangente in mezzo allo sgomento di tutti, si sforzò di disporre in ordine di battaglia le file sconvolte, poiché ciascuno si volgeva verso le grida che venivano da varie direzioni; là dove Flaminio poteva avvicinarsi e farsi ascoltare, esortava a fermarsi ed imponeva di combattere dicendo che si doveva uscire da quel pericolo solo con la forza e col valore, non certo col far voti e con l'implorare gli dei Col ferro bisognava aprirsi la strada in mezzo alle schiere; tanto minore sarebbe stato il pericolo quanto minore la paura |
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Ceterum prae strepitu ac tumultu nec consilium nec imperium accipi poterat, tantumque aberat ut sua signa atque ordines et locum noscerent, ut uix ad arma capienda aptandaque pugnae competeret animus, opprimerenturque quidam onerati magis iis quam tecti Et erat in tanta caligine maior usus aurium quam oculorum Ad gemitus uolnerum ictusque corporum aut armorum et mixtos strepentium pauentiumque clamores circumferebant ora oculosque Alii fugientes pugnantium globo inlati haerebant; alios redeuntes in pugnam auertebat fugientium agmen Deinde, ubi in omnes partes nequiquam impetus capti et ab lateribus montes ac lacus, a fronte et ab tergo hostium acies claudebat apparuitque nullam nisi in dextera ferroque salutis spem esse |
Purtroppo, a causa dello strepito e del tumulto non si potevano udire né esortazioni né comandi; i soldati erano tanto lontani dal ritrovare le proprie insegne, le proprie file e la posizione di queste, che a stento erano in grado di afferrare le armi e di prepararsi alla battaglia; alcuni poi si sentivano sopraffatti gravati dalle armi più che difesi da esse Inoltre, in quella gran nebbia servivano più le orecchie che gli occhi I Romani volgevano intorno i volti e gli sguardi ai gemiti dei feriti, al risuonare degli urti dei corpi e delle armi cozzanti fra loro ai clamori di quelli che atterriti gridavano Alcuni, mentre fuggivano, si arrestavano impigliati in mezzo ad un gruppo di combattenti; altri, invece, erano travolti da una schiera che fuggiva mentre cercavano di ritornare alla battaglia Di poi, allorquando furono invano sferrati gli assalti da ogni parte e le truppe si trovarono chiuse ai fianchi dai monti e dal lago, mentre le schiere nemiche le serravano di fronte ed alle spalle, apparve chiaro che nessuna speranza di salvezza vi poteva più essere se non nella destra e nella spada |
tum sibi quisque dux adhortatorque factus ad rem gerendam, et noua de integro exorta pugna est, non illa ordinata per principes hastatosque ac triarios nec ut pro signis antesignani, post signa alia pugnaret acies nec ut in sua legione miles aut cohorte aut manipulo esset; fors conglobat et animus suus cuique ante aut post pugnandi ordinem dabat tantusque fuit ardor animorum, adeo intentus pugnae animus, ut eum motum terrae qui multarum urbium Italiae magnas partes prostrauit auertitque cursu rapidos amnes, mare fluminibus inuexit, montes lapsu ingenti proruit, nemo pugnantium senserit [6] Tres ferme horas pugnatum est et ubique atrociter; circa consulem tamen acrior infestiorque pugna est |
Allora ciascuno divenne per sé capitano ed incitatore alla battaglia, in modo che si riaccese di nuovo il combattimento, non quello di schiere ordinate di principi, di astati e di triari, né quello in cui gli antesignani combattevano dinanzi alle insegne e le schiere invece dietro di quelle, in modo che ciascun soldato stesse nella propria legione o coorte, o manipolo ma così come il caso li univa e il coraggio dava a ciascuno o in prima fila, o nella retroguardia, il suo posto di combattimento Fu così grande l'ardore degli animi fortemente tesi all'infuriare della battaglia, che nessuno dei combattenti si accorse di un terremoto, che fece crollare gran parte di molte città dell'Italia, fece deviare dal loro corso rapidi fiumi, trasse le acque del mare dentro i fiumi fece precipitare i monti con grandissime frane 6 Si combatté per quasi tre ore e dovunque ferocemente; tuttavia la battaglia fu più violenta e minacciosa intorno al console |
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Eum et robora uirorum sequebantur et ipse, quacumque in parte premi ac laborare senserat suos, impigre ferebat opem insignemque armis et hostes summa ui petebant et tuebantur ciues, donec Insuber eques, Ducario nomen erat, facie quoque noscitans consulem, [En] inquit, hic est, popularibus suis, qui legiones nostras cecidit agrosque et urbem est depopulatus iam ego hanc uictimam manibus peremptorum foede ciuium dabo Subditisque calcaribus equo per confertissimam hostium turbam impetum facit obtruncatoque prius armigero, qui se infesto uenienti obuiam obiecerat, consulem lancea transfixit; spoliare cupientem triarii obiectis scutis arcuere |
Lo seguiva il fiore dei soldati, mentre egli stesso era attivo nel soccorrere i suoi in qualunque punto li scorgesse oppressi ed in grave disagio I nemici si scagliavano con grande violenza contro di lui, che si distingueva per l'armatura mentre i suoi concittadini lo proteggevano, finché un cavaliere insubro che si chiamava Ducario, riconoscendo il console anche dal volto, rivolto ai suoi connazionali: Ecco disse, è proprio costui che fece strage delle nostre legioni e saccheggiò i nostri campi e la nostra città Io consacrerò questa vittima come un'offerta ai Mani dei concittadini indegnamente uccisi Cacciati gli sproni nel ventre del cavallo si gettò impetuosamente in mezzo alla foltissima schiera dei nemici ed abbattuto prima lo scudiero che si era lanciato incontro a lui che avanzava minaccioso trafisse il console con l'asta; i triari, opponendo gli scudi, tennero lontano l'assalitore che bramava di spogliarne il corpo |
Magnae partis fuga inde primum coepit; et iam nec lacus nec montes pauori obstabant; per omnia arta praeruptaque uelut caeci euadunt, armaque et uiri super alium alii praecipitantur Pars magna, ubi locus fugae deest, per prima uada paludis in aquam progressi, quoad capitibus [umeris] exstare possunt, sese immergunt fuere quos inconsultus pauor nando etiam capessere fugam impulerit; quae ubi immensa ac sine spe erat, aut deficientibus animis hauriebantur gurgitibus aut nequiquam fessi uada retro aegerrime repetebant atque ibi ab ingressis aquam hostium equitibus passim trucidabantur |
Cominciò allora la fuga di gran parte dell'esercito ed ormai né il lago né i monti si opponevano più allo sgomento; i Romani tentavano di fuggire come ciechi per ogni luogo su per dirupi e precipizi, mentre le armi e gli uomini precipitavano gli uni sugli altri Gran parte dei soldati, trovando che non c'era possibilità di fuga avanzando nelle parti più basse e paludose fin dove potevano rimanere fuori col capo e con le spalle si immergevano nell'acqua Vi furono anche coloro che la cieca paura spinse perfino ad intraprendere la fuga a nuoto; ma, poiché questa fuga era impossibile a realizzarsi ed era senza speranza, o erano travolti dai vortici perché veniva loro meno il coraggio, o inutilmente stanchi a gran stento riuscivano a raggiungere i guadi per tornare indietro; dove a mano a mano giungevano erano trucidati dai cavalieri nemici che erano entrati in acqua |
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Sex milia ferme primi agminis per aduersos hostes eruptione impigre facta, ignari omnium quae post se agerentur, ex saltu euasere et, cum in tumulo quodam constitissent, clamorem modo ac sonum armorum audientes, quae fortuna pugnae esset neque scire nec perspicere prae caligine poterant Inclinata denique re, cum incalescente sole dispulsa nebula aperuisset diem, tum liquida iam luce montes campique perditas res stratamque ostendere foede Romanam aciem Itaque ne in conspectos procul immitteretur eques, sublatis raptim signis quam citatissimo poterant agmine sese abripuerunt |
Circa seimila soldati della prima schiera scamparono dalla parte del monte dopo aver fatto impeto vigoroso attraverso i nemici, mentre ignoravano completamente ciò che accadeva alle loro spalle; essendosi poi fermati su di un'altura, udivano solo le grida e il fragore delle armi, ma non potevano né sapere né scorgere quale fosse la sorte della battaglia, a causa della nebbia Decisa alla fine la vittoria quando per il calore del sole la nebbia dissolse ed apparve il giorno, i monti e i campi nella luce ormai chiara mostrarono apertamente che ormai tutto era perduto e che l'esercito romano era disastrosamente distrutto Pertanto, perché la cavalleria nemica non fosse lanciata contro quelli che potevano ormai essere visti da lontano i Romani tolte rapidamente le insegne cercarono di sottrarsi all'inseguimento con una marcia la più rapida possibile |