l'angusto nitore della stanza, il bianco spietato delle pareti illuminate, le vivaci linee verticali e orizzontali compongono una gradevole severità che contiene la viaggiatrice nell'attimo in cui si confronta con ciò che legge, probabilmente notizie che richiedono riserbo. In verità la camera sembra un surrogato della rassegnazione della donna.
Veniamo condotti lungo un angusto corridoio formato dal letto e dal fianco del cassettone, ingombro di bagagli e scarpe, fino alla deprimente opacità della notte. Il suo viso è così in ombra che è quasi impossibile distinguerne i tratti. La donna sembra arrivata da poco nella stanza, i bagagli infatti sono ancora distrattamente appoggiati sulla moquette verde, e il cappello pare in bilico sul mobile di destra. La genericità della camera, spoglia ed essenziale, insieme all'atteggiamento meditativo della donna, infondono un forte senso di desolazione - comune a molti dipinti in cui Hopper raffigura personaggi solitari in interni.
Edward Hopper dipinge spesso stanze d'albergo, stazione di servizio, cinema, teatri, treni, bistrot, spazi solitari che i sociologi successivamente definiranno "non luoghi", ambienti anonimi privi di storie di identità, terreni aridi in cui è impossibile fondare radici. e per questo che i personaggi dei suoi dipinti sono spesso figure di passaggio