Agostino, Le Confessioni: Libro 11, 16-31, pag 3

Agostino, Le Confessioni: Libro 11, 16-31

Latino: dall'autore Agostino, opera Le Confessioni parte Libro 11, 16-31
Sed cum altera post alteram sonat, si prior brevis, longa posterior, quomodo tenebo brevem et quomodo eam longae metiens applicabo, ut inveniam, quod bis tantum habeat, quandoquidem longa sonare non incipit, nisi brevis sonare destiterit

Ipsamque longam num praesentem metior, quando nisi finitam non metior

Eius autem finitio praeteritio est

Quid ergo est, quod metior

Ubi est qua metior brevis

Ubi est longa, quam metior

Ambae sonuerunt, avolaverunt, praeterierunt, iam non sunt; et ego metior fidenterque respondeo, quantum exercitato sensu fiditur, illam simplam esse, illam duplam, in spatio scilicet temporis

Neque hoc possum, nisi quia praeterierunt et finitae sunt

Non ergo ipsas, quae iam non sunt, sed aliquid in memoria mea metior, quod infixum manet

In animo nostro tempora metimur

[27
A quanto l'orecchio mi dice, misuro la sillaba lunga con la breve e avverto che dura due volte tanto

Ma, dato che le sillabe risuonano una dopo l'altra, se la breve vien prima della lunga come farò a trattenere la breve e ad applicarla come metro alla lunga, e a trovare che è due volte tanto, se la lunga comincia a risuonare solo quando ha smesso di farlo la breve

E a misurare la lunga mentre ancora è presente, quando non posso misurarla se non è finita

Ma quando è finita è passata

E allora che cos'è che misuro

Dov'è la breve che mi fa da metro

Dov'è la lunga che devo misurare

L'una e l'altra han finito di risuonare, sono volate via, sono passate e non ci sono più: e io misuro e rispondo tranquillamente, con tutta la confidenza che si ha in un senso esercitato, che l'una è semplice e l'altra doppia - quanto all'estensione temporale, voglio dire

Ma non sono in grado di far questo se non perché son già passate e finite

Non loro dunque, che non sono più, misuro: ma qualcosa nella mia memoria, qualcosa che vi si fissa

Il tempo e l'anima [27
36] In te, anime meus, tempora metior

Noli mihi obstrepere, quod est: noli tibi obstrepere turbis affectionum tuarum

In te, inquam, tempora metior

Affectionem, quam res praetereuntes in te faciunt et, cum illae praeterierint, manet, ipsam metior praesentem, non ea quae praeterierunt, ut fieret; ipsam metior, cum tempora metior

Ergo aut ipsa sunt tempora, aut non tempora metior

Quid cum metimur silentia et dicimus illud silentium tantum tenuisse temporis, quantum illa vox tenuit, nonne cogitationem tendimus ad mensuram vocis, quasi sonaret, ut aliquid de intervallis silentiorum in spatio temporis renuntiare possimus

Nam et voce atque ore cessante peragimus cogitando carmina et versus et quemque sermonem motionumque dimensiones quaslibet et de spatiis temporum, quantum illud ad illud sit, renuntiamus non aliter, ac si ea sonando diceremus

Voluerit aliquis edere longiusculam vocem et constituerit praemeditando, quam longa futura sit, egit utique iste spatium temporis in silentio memoriaeque commendans coepit edere illam vocem, quae sonat, donec ad propositum terminum perducatur: immo sonuit et sonabit; nam quod eius iam peractum est, utique sonuit, quod autem restat, sonabit atque ita peragitur, dum praesens intentio futurum in praeteritum traicit deminutione futuri crescente praeterito, donec consumptione futuri sit totum praeteritum
36] In te, anima mia, misuro il tempo; non frastornarmi coi tuoi "cosa

come

" Non frastornare te stessa con la folla delle tue impressioni

In te, dico, io misuro il tempo

Sì, l'impressione che le cose passando producono in te rimane quando le cose son passate: è questa che è presente, non quelle, che son passate perché lei ne nascesse

È questa che misuro, quando misuro il tempo

Il tempo è lei - o non è il tempo quello che misuro

E allora quando misuriamo i silenzi e diciamo che questa pausa dura quanto quel suono
Expectatio, adtentio, memoria

[28

37] Sed quomodo minuitur aut consumitur futurum, quod nondum est, aut quomodo crescit praeteritum, quod iam non est, nisi quia in animo, qui illud agit, tria sunt

Nam et exspectat et attendit et meminit, ut id quod exspectat per id quod attendit transeat in id quod meminerit

Quis igitur negat futura nondum esse
Ma appunto: in questi casi per poter calcolare in qualche modo l'estensione temporale degli intervalli di silenzio, noi ci fingiamo in loro luogo il suono della voce e cerchiamo di misurare mentalmente la durata che avrebbe

Anche senza usare la voce e le labbra noi recitiamo mentalmente poemi e versi e discorsi: e siamo sempre in grado di indicare quanto durano i loro svolgimenti e che quantità di tempo occupano l'uno relativamente all'altro, non altrimenti che se li recitassimo a voce alta; supponiamo che uno voglia emettere un suono appena un po' più lungo e abbia mentalmente prestabilito quanto dovrà esser lungo: costui avrà certamente percorso in silenzio e affidato alla memoria quel determinato lasso di tempo, e quindi avrà preso a emettere la voce, che risuona finché sia giunto il termine stabilito; anzi, che è risuonata e risuonerà: perché quella che è già passata è senza dubbio risuonata, e quanto ne resta risuonerà; ed è così che passa, mentre l'intenzione presente traduce il futuro in passato, e il passato cresce via via che decresce il futuro, finché consumato il futuro tutto sarà passato [28

37]

Ma come può decrescere o consumarsi il futuro che non esiste ancora, e come può crescere il passato che non esiste più, se non in quanto esistono tutti e tre nella mente che opera questo processo

Perché è la mente che ha aspettative, fa attenzione, ricorda: e quello che si aspetta le si fa oggetto di attenzione per divenire oggetto di memoria

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Latino: dall'autore Agostino, opera Le Confessioni parte Libro 10, 20-43

Sed tamen iam est in animo exspectatio futurorum

Et quis negat praeterita iam non esse

Sed tamen adhuc est in animo memoria praeteritorum

Et quis negat praesens tempus carere spatio, quia in puncto praeterit

Sed tamen perdurat attentio, per quam pergat abesse quod aderit

Non igitur longum tempus futurum, quod non est, sed longum futurum longa exspectatio futuri est, neque longum praeteritum tempus, quod non est, sed longum praeteritum longa memoria praeteriti est

Post distentionem vitae, o si in Deum confluamus

[28
Chi nega allora che il futuro ancora non esista

Ma c'è già l'aspettativa mentale del futuro

E chi nega che il passato non esista più

Ma nella mente ancora c'è il ricordo del passato

E chi nega che il tempo presente sia privo di estensione, poiché passa in un punto

Ma ciò che perdura è l'attenzione, attraverso la quale ogni cosa si abbia presente sconfina gradualmente nell'assenza

Quindi non è lungo il tempo futuro, che non esiste, ma un lungo futuro è una aspettativa a lungo termine di cose a venire, e non è lungo il passato, che non esiste, ma un lungo passato è una memoria di lunga durata delle cose avvenute

[28
38] Dicturus sum canticum, quod novi: antequam incipiam, in totum exspectatio mea tenditur, cum autem coepero, quantum ex illa in praeteritum decerpsero, tenditur et memoria mea, atque distenditur vita huius actionis meae in memoriam propter quod dixi et in exspectationem propter quod dicturus sum; praesens tamen adest attentio mea, per quam traicitur quod erat futurum, ut fiat praeteritum

Quod quanto magis agitur et agitur, tanto breviata exspectatione prolongatur memoria, donec tota exspectatio consumatur, cum tota illa actio finita transierit in memoriam

Et quod in toto cantico, hoc in singulis particulis eius fit atque in singulis syllabis eius, hoc in actione longiore, cuius forte particula est illud canticum, hoc in tota vita hominis, cuius partes sunt omnes actiones hominis, hoc in toto saeculo filiorum hominum, cuius partes sunt omnes vitae hominum
38] Mi dispongo a cantare una canzone che conosco: prima di cominciare la mia aspettativa è protesa alla composizione nel suo insieme; ma basta che cominci ed ecco, via via che faccio crescere il passato a spese dell'aspettativa, il mio ricordo si estende in proporzione: e il mio vivere in questa azione è un protrarsi nella memoria di ciò che ho già detto e nell'aspettativa di ciò che sto per dire

Ma l'attenzione è presente, ed è la sua presenza a far sì che ciò che era futuro si traduca in passato

Via via che questa azione si compie, l'aspettattiva si accorcia e il ricordo si allunga, finché l'aspettativa è tutta consumata, quando l'azione è compiuta e passata tutta nella memoria

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Latino: dall'autore Agostino, opera Le Confessioni parte Libro 08

Conclusio Post distentionem vitae, o si in Deum confluamus

[29

39] Sed quoniam melior est misericordia tua super vitas, ecce distentio est vita mea, et me suscepit dextera tua in Domino meo, mediatore Filio hominis inter te unum et nos multos, in multis per multa, ut per eum apprehendam, in quo et apprehensus sum, et a veteribus diebus colligar sequens unum, praeterita oblitus, non in ea quae futura et transitura sunt, sed in ea quae ante sunt non distentus, sed extentus, non secundum distentionem, sed secundum intentionem sequor ad palmam supernae vocationis, ubi audiam vocem laudis et contempler delectationem tuam, nec venientem nec praetereuntem
E ciò che avviene dell'intera canzone avviene anche di ciascuna sua minima parte fino alle singole sillabe, e di un'azione più lunga di cui quella canzone può far parte, e dell'intera vita di un uomo, che è costituita da tutte le sue azioni, e dell'intera storia dei figli degli uomini, che è costituita da tutte le vite umane

Conclusione [29

39] Ma poiché la tua grazia è al di sopra di tutte le vite, ecco: non è che distrazione la mia vita, eppure la tua destra mi ha raccolto nel mio Signore, il figlio dell'uomo, mediatore fra te, l'uno, e noi, i molti, in molte cose e per molte vie, in modo che per mezzo suo mi afferri a questo che mi ha afferrato e dai giorni antichi io torni in me seguendo l'Uno, e dimentichi il passato: non per farmi distrarre dalle cose che verranno e se ne andranno, ma per essere teso a quelle immobili davanti a me
Nunc vero anni mei in gemitibus, et tu solacium meum, Domine, Pater meus aeternus es; at ego in tempora dissilui, quorum ordinem nescio, et tumultuosis varietatibus dilaniantur cogitationes meae, intima viscera animae meae, donec in te confluam purgatus et liquidus igne amoris tui

Deus est ante omnia tempora

[30

40] Et stabo atque solidabor in te in forma mea, veritate tua, nec patiar quaestiones hominum, qui poenali morbo plus sitiunt, quam capiunt, et dicunt: "Quid faciebat Deus, antequam faceret caelum et terram

", aut: "Quid ei venit in mentem, ut aliquid faceret, cum antea numquam aliquid fecerit

"

Da illis, Domine, bene cogitare, quid dicant, et invenire, quia non dicitur numquam, ubi non est tempus

Qui ergo dicitur numquam fecisse, quid aliud dicitur nisi nullo tempore fecisse
Così, in un'attenzione ormai non più distratta inseguo la palma di chi è chiamato in alto, dove udirò risuonare le tue lodi e contemplerò la tua felicità, che non passa

Ora i miei anni piangono, e il mio conforto sei tu, padre mio eterno e Signore; e io mi sono sbriciolato nel tempo senza conoscerne l'ordine, e i miei pensieri, i visceri dell'anima, li fa a pezzi la furia del molteplice, fino a quando nella catarsi del tuo fuoco d'amore io sarò fuso e rifluito in te

[30

40] E in te troverò stanza e consistenza nella tua verità, che è la mia forma

E non dovrò più sopportare quelle persone condannate da una strana malattia ad aver voglia di bere sempre più di quanto possano contenere, con le loro questioni come "Che cosa faceva Dio prima di creare il cielo e la terra

" o "Come gli è venuto in mente di fare qualcosa se fino a quel momento non aveva mai fatto nulla

"

Concedi loro, mio Signore, di pensare bene a quello che dicono e scoprire che non ha senso dire "mai" dove il tempo non esiste

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Videant itaque nullum tempus esse posse sine creatura et desinant istam vanitatem loqui

Extendantur etiam in ea, quae ante sunt, et intellegant te ante omnia tempora aeternum creatorem omnium temporum neque ulla tempora tibi esse coaeterna nec ullam creaturam, etiamsi est aliqua supra tempora

Deus novit omnia mire

[31

41] Domine Deus meus, quis ille sinus est alti secreti tui et quam longe inde me proiecerunt consequentia delictorum meorum

Sana oculos meos, et congaudeam luci tuae

Certe si est tam grandi scientia et praescientia pollens animus, cui cuncta praeterita et futura ita nota sint, sicut mihi unum canticum notissimum, nimium mirabilis est animus iste atque ad horrorem stupendus, quippe quem ita non lateat quidquid peractum et quidquid reliquum saeculorum est, quemadmodum me non latet cantantem illud canticum, quid et quantum eius abierit ab exordio, quid et quantum restet ad finem
Che altro vuol dire "mai" se non "in nessun tempo"

Si rendano conto che senza creato non può esservi tempo e smettano di parlare a vuoto

Rivolgano anche loro l'attenzione a ciò che sempre trovano davanti e comprendano che tu stai innanzi a tutti i tempi, loro creatore eterno, e nessun tempo ti è coeterno e nessuna creatura, benché ve ne possano essere di superiori al tempo

[31

41] Mio Dio e Signore, come è profondo e alto il tuo segreto, e quanto lontano me ne hanno gettato le conseguenze dei miei errori

Guarisci i miei occhi, e anch'io potrò godere la tua luce

Certo se c'è una mente forte di conoscenza e prescienza così grandi, che tutto il passato e il futuro le sono familiari come a me una canzone notissima, troppo meravigliosa e terrificante è questa mente, cui nulla sfugge che sia avvenuto o debba ancora avvenire in tutti i secoli
Sed absit, ut tu, conditor universitatis, conditor animarum et corporum, absit, ut ita noveris omnia futura et praeterita

Longe tu, longe mirabilius longeque secretius

Neque enim sicut nota cantantis notumve canticum audientis exspectatione vocum futurarum et memoria praeteritarum variatur affectus sensusque distenditur, ita tibi aliquid accidit incommutabiliter aeterno, hoc est vere aeterno creatori mentium

Sicut ergo nosti in principio caelum et terram sine varietate notitiae tuae, ita fecisti in principio caelum et terram sine distentione actionis tuae

Qui intellegit, confiteatur tibi, et qui non intellegit, confiteatur tibi

O quam excelsus es, et humiles corde sunt domus tua

Tu enim erigis elisos, et non cadunt, quorum celsitudo tu es

Proprio come non sfugge a me, quando canto quella canzone, quale e quanta parte di essa ho già cantato dall'esordio e quale e quanta ne resti per finire

Eppure non così, ben altrimenti tu, autore della totalità degli esseri, autore delle anime e dei corpi, ben altrimenti tu conosci tutto il futuro e tutto il passato

In modo molto, molto più mirabile e segreto

Quando uno canta o ascolta cantare una canzone nota, l'aspettativa dei suoni a venire e il ricordo di quelli passati causano variazioni nel sentimento e la percezione ne viene distratta

Niente del genere accade a te che sei immutabilmente, cioè veramente, eterno creatore delle menti

Come conoscevi in principio il cielo e la terra senza alcun mutamento nella tua coscienza, così in principio creasti il cielo e la terra senza disperdere nel tempo l'azione; chi capisce ti renda lode, e ti renda lode anche chi non capisce

A quali altezze tu stai, tu che hai negli umili di cuore la tua casa

Perché tu risollevi chi è prostrato, e non cade chi ha in te la propria altezza

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