Stando al racconto evangelico infatti, l'appello è accolto malvolentieri dal Messia che le fa notare che ingiusto portare via il pane ai bambini (ovvero agli israeliti) per darlo ai cagnolini (ossia i pagani); i pagani della religione di Canaan non godevano infatti di grande considerazione presso gli ebrei perché erano ritenuti discendenti di Cam figlio di Noè, su cui era caduta la maledizione pronunciata dal padre quando questo fu deriso a causa della sua ebbrezza.
Nonostante tali pregiudizi, la sagace risposta della donna e soprattutto la sua fede, fanno sì che il miracolo avvenga dimostrando così che anche i Gentili possono convertirsi alla Fede Cristiana e che si può premiare anche chi non appartiene alla comunità dei prescelti del signore. Questo tema iconografico, non molto diffuso in campo artistico, viene ambientato dal pittore bolognese in un'immaginaria Canaan di cui vediamo sulla sinistra uno scorcio con un infilata di edifici tra cui si distinguono una rotonda e alcune torri.
La cananea è al centro della composizione, inginocchiata e con le mani giunte sul petto, segno di sottomissione e umiltà, mentre Cristo sembra prestarsi a uscire dalla scena allontanando da se la donna con il braccio destro allungato. Gli apostoli, tra i quali si distingue Pietro con il suo gesto persuasivo, sembrano volerlo convincere ad aiutare la canarea, mantenendosi tuttavia sempre in secondo piano rispetto a lui.
Come comune in molti dipinti italiani raffiguranti questo episodio, compare qui sull'estrema sinistra un piccolo cane intento a mangiare da terra, chiaro riferimento alle parole pronunciate da Cristo in questa circostanza, ma anche immediato richiamo visivo alla virtù teologale della fede, di cui il cane è un diffuso simbolo