Quamquam intellego in nostra civitate inveterasse iam bonis temporibus, ut splendor aedilitatum ab optimis viris postuletur Itaque et P Crassus cum cognomine dives tum copiis functus est aedilicio maximo munere, et paulo post L Crassus cum omnium hominum moderatissimo Q Mucio magnificentissima aedilitate functus est, deinde C Claudius Ap multi post, Luculli, Hortensius, Silanus; omnes autem P Lentulus me consule vicit superiores; hunc est Scaurus imitatus; magnificentissima vero nostri Pompei munera secundo consulatu; in quibus omnibus quid mihi placeat, vides Vitanda tamen suspicio est avaritiae Mamerco, homini divitissimo, praetermissio aedilitatis consulatus repulsam attulit |
Capisco, comunque, che nella nostra città ormai radicato, sin da tempo antico, l'esercizio in maniera assai splendida della carica di edile da parte degli uomini più illustri Perciò Publio Crasso, ricco di nome e di sostanze, adempi al suo compito di edile con il massimo splendore, e poco dopo, con grandissima magnificenza, Lucio Crasso insieme a Qiunto Muoio, il più moderato di tutti gli uomini; poi Gaio Claudio, figlio di Appio, e in seguito molti, i Luculli, Ortensio e Silano; ma Publio Lentulo, durante il suo consolato, superò tutti i predecessori; lo imitò Scauro; ma con la maggiore magnificenza svolse il suo compito il nostro Pompeo, durante il suo secondo consolato; ma in tutte queste cose tu vedi quale sia il mio pensiero Tuttavia bisogna anche evitare il sospetto di avarizia Al ricchissimo Mamerco il rifiuto dell'edilità procurò la sconfitta nelle elezioni per il consolato |
Quare et si postulatur a populo, bonis viris si non desiderantibus, ad tamen approbantibus faciundum est, modo pro facultatibus, nos ipsi ut fecimus, et si quando aliqua res maior atque utilior populari largitione adquiritur, ut Oresti nuper prandia in semitis decumae nomine magno honori fuerunt Ne M quidem Seio vitio datum est, quod in caritate asse modium populo dedit; magna enim se et inveterata invidia nec turpi iactura, quando erat aedilis, nec maxima liberavit Sed honori summo nuper nostro Miloni fuit qui gladiatoribus emptis rei publicae causa, quae salute nostra continebatur, omnes P Clodii conatus furoresque compressit Causa igitur largitionis est, si aut necesse est aut utile In his autem ipsis mediocritatis regula optima est |
Perciò se il popolo richiede un'elargizione, anche se gli uomini onesti non la desiderano, e tuttavia l'approvano, si deve concedere solamente in base alle proprie possibilità economiche, come ho fatto io stesso, specie ogni qualvolta con un donativo popolare si mira a raggiungere uno scopo più importante e più utile, come, or non è molto, i banchetti imbanditi lungo le vie, a titolo di donativo, recarono grande onore ad Oreste E neppure si imputò a biasimo di Marco Seio il fatto che vendette al popolo, durante una carestia, un moggio di grano per un asse: così si liberò d'una grande e antica odiosità popolare e con una spesa onesta, dal momento che era edile, e nemmeno eccessiva Ma poco tempo fa ebbe grandissimo onore il nostro Milone, che rintuzzò gli assalti e i furori di Publio Clodio con gladiatori assoldati per conto dello Stato, la cui salvezza dipendenva dalla mia Il motivo dell'elargizione è la necessità o l'utilità Anche nei riguardi di esse la regola migliore è quella del giusto mezzo |
L quidem Philippus, Q f, magno vir ingenio inprimisque clarus, gloriari solebat se sine ullo munere adeptum esse omnia, quae haberentur amplissima Dicebat idem Cotta, Curio Nobis quoque licet in hoc quodam modo gloriari; nam pro amplitudine honorum, quos cunctis suffragiis adepti sumus nostro quidem anno, quod contigit eorum nemini, quos modo nominavi, sane exiguus sumptus aedilitatis fuit Atque etiam illae impensae meliores, muri, navalia, portus, aquarum ductus omniaque, quae ad usum rei publicae pertinent, quamquam, quod praesens tamquam in manum datur, iucundius est, tamen haec in posterum gratiora |
Lucio Filippo, figlio di Quinto, uomo di grande ingegno e famoso sopra tutti, soleva vantarsi di aver conseguito tutte quelle cariche che sono ritenute le più importanti senza alcuna elargizione Lo stesso affermava Cotta e cosi Curione Anch'io potrei vantarmi in qualche modo di questo; infatti in rapporti all'importanza delle cariche che ottenni con pieno suffragio, proprio nell'anno consentito dalla legge per me il che non toccò a nessuno di quelli che ho or ora citato, fu abbastanza esigua la spesa per l'edìlità Anche più giuste sono quelle spese di pubblica utilità, come le mura, gli arsenali, i porti, gli acquedotti; benché sia più piacevole quel denaro che si dà quasi in mano, tuttavia queste opere saranno più gradite in futuro |
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Theatra, porticus, nova templa verecundius reprehendo propter Pompeium, sed doctissimi non probant, ut et hic ipse Panaetius, quem multum in his libris secutus sum non interpretatus, et Phalereus Demetrius, qui Periclem, principem Graeciae vituperat, quod tantam pecuniam in praeclara illa propylaea coniecerit Sed de hoc genere toto in iis libris, quos de re publica scripsi, diligenter est disputatum Tota igitur ratio talium largitionum genere vitiosa est, temporibus necessaria et tum ipsum et ad facultates accommodanda et mediocritate moderanda est In illo autem altero genere largiendi, quod a liberalitate proficiscitur, non uno modo in disparibus causis adfecti esse debemus Alia causa est eius, qui calamitate premitur, et eius, qui res meliores quaerit nullis suis rebus adversis |
Nel biasimare i teatri, i portici, i nuovi templi, agisco con più ritegno a causa di Pompeo, ma gli uomini saggi non approvano, come lo stesso Panezio, che io ho molto seguito in questi libri, senza però tradurlo, e Demetrio Falereo, che biasima Pericle, il primo dei Greci, per il fatto che profuse tante denaro in quei famosissimi propilei Ma di tutto questo argomento si è trattato a lungo in quei libri che ho scritto Sulla repubblica L'intero sistema di tali elargizioni è, dunque, in se stesso dannoso, ma necessario a seconda delle circostanze, ed anche allora deve essere commisurato alle capacità economiche e regolato in base al giusto mezzo Invece in quell'altro genere di elargizione che parte dalla generosità non dobbiam adottare un'unica regola nelle diverse occasioni Altra è la condizione di colui che è schiacciato da una sciagura, altra è quella di colui che cerca di migliorare senza trovarsi in alcuna avversità |
Propensior benignitas esse debebit in calamitosos, nisi forte erunt digni calamitate In iis tamen, qui se adiuvari volent, non ne adfligantur, sed ut altiorem gradum ascendant, restricti omnino esse nullo modo debemus, sed in deligendis idoneis iudicium et diligentiam adhibere Nam praeclare Ennius Bene facta male locata male facta arbitror Quod autem tributum est bono viro et grato, in eo cum ex ipso fructus est, tum etiam ex ceteris Temeritate enim remota gratissima est liberalitas, eoque eam studiosius plerique laudant, quod summi cuiusque bonitas commune perfugium est omnium Danda igitur opera est, ut iis beneficiis quam plurimos adficiamus, quorum memoria liberis posterisque prodatur, ut iis ingratis esse non liceat |
La beneficenza dovrà essere più sollecita verso i disgraziati, a meno che non saranno degni per caso della loro disgrazia Tuttavia verso quelli che vogliono essere aiutati, non per evitare la rovina, ma per ascendere ad un grado superiore, non dobbiamo essere in alcun modo avari, ma dobbiamo usare un oculato giudizio nella scelta degli uomini capaci Assai saggiamente dice Ennio:Giudico malefici i benefici mal collocati Dal beneficio, dato ad un uomo onesto e grato si ricava doppio frutto e dall'individuo stesso e anche dagli altri Se si tiene lontana l'avventatezza, la generosità è qualità graditissima, ed i più la lodano con tanto maggior zelo, per il fatto che la bontà dei cittadini più ragguardevoli diventa il rifugio comune di tutti Ci si deve adoperare sì da concedere al maggior numero di persone possibili i benefici, il cui ricordo si trasmetta ai figli ed ai posteri, perché non sia loro lecito essere ingrati |
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Omnes enim immemorem beneficii oderunt eamque iniuriam in deterrenda liberalitate sibi etiam fieri, eumque, qui faciat communem hostem tenuiorum putant Atque haec benignitas etiam rei publicae est utilis, redimi e servitute captos, locupletari tenuiores; quod quidem volgo solitum fieri ab ordine nostro in oratione Crassi scriptum copiose videmus Hanc ergo consuetudinem benignitatis largitioni munerum longe antepono; haec est gravium hominum atque magnorum, illa quasi assentatorum populi multitudinis levitatem voluptate quasi titillantium |
Tutti odiano colui che è immemore del beneficio, pensano che quell'offesa nell'abbandonare la generosità sia rivolta anche contro loro stessi, e che l'ingrato sia il nemico comune degli umili Inoltre questa generosità è utile anche allo Stato, il riscattare i prigionieri dalla schiavitù, l'arricchire i poveri; che appunto questo fu, di solito, il comportamento del nostro ordine, lo vediamo scritto, con abbondanza di esempi, nell'orazione di Crasso Preferisco, dunque, di gran lunga questa consuetudine di generosità alla concessione di donativi; il primo tipo è proprio degli uomini seri e grandi, il secondo quasi di adulatori del popolo che, per cosi dire, solleticano col piacere la frivolezza della massa |
Conveniet autem cum in dando munificum esse, tum in exigendo non acerbum in omnique re contrahenda, vendundo emendo, conducendo locando, vicinitatibus et confiniis aequum, facilem, multa multis de suo iure cedentem, a litibus vero, quantum liceat et nescio an paulo plus etiam, quam liceat, abhorrentem Est enim non modo liberale paulum non numquam de suo iure decedere, sed interdum etiam fructuosum Habenda autem ratio est rei familiaris, quam quidem dilabi sinere flagitiosum est, sed ita, ut inliberalitatis avaritiaeque absit auspicio: posse enim liberalitate uti non spoliantem se patrimonio nimirum est pecuniae fructus maximus Recte etiam a Theophrasto est laudata hospitalitas |
Converrà esser munifici nel dare e nell'esigere evitare la rigidezza e così esser giusti ed accomodanti nel trattare ogni tipo d'affare, nel vendere e nel coprare, nel dare e nel prendere in affitto, negli affari di vicinato e di confine, cedendo a molti molte cose dei proprio di ritto e tenendosi lontani dalle liti per quanto sia lecito e non so se un po' di più di quanto sia lecito Infatti non solo, è generoso, ma talvolta anche fruttuoso rinunziare un po', talora, al proprio diritto Si deve aver cura dei patrimonio familiare, in quanto è scandaloso lasciarlo cadere in rovina, ma lo si deve curare in modo da tener lontano ogni sospetto d'ingenerosità e di avarizia: il poter essere generosi senza spogliarsi del proprio patrimonio è, certamente, il frutto più grande del denaro Teofrasto loda, a giusta ragione, l'ospitalità |
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Est enim, ut mihi quidem videtur, valde decorum patere domos hominum inlustrium hospitibus inlustribus idque etiam rei publicae est ornamento homines externos hoc liberalitatis genere in urbe nostra non egere Est autem etiam vehementer utile iis, qui honeste posse multum volunt, per hospites apud externos populos valere opibus et gratia Theophrastus quidem scribit Cimonem Athenis etiam in suos curiales Laciadas hospitalem fuisse; ita enim instituisse et vilicis imperavisse, ut omnia praeberentur, quicumque Laciades in villam suam devertisset Quae autem opera, non largitione beneficia dantur, haec tum in universam rem publicam tum in singulos cives conferuntur Nam in iure cavere, consilio iuvare atque hoc scientiae genere prodesse quam plurimis vehementer et ad opes augendas pertinet et ad gratiam |
E assai decoroso, pure secondo il mio parere, che le case degli uomini insigni siano aperte ad ospiti insigni, ed è anche motivo di lustro per lo Stato che gli stranieri non manchino in Roma di questo genere di liberalità E' peraltro anche assai utile per coloro che vogliono onestamente acquistare un gran nome, avere molto credito e favore presso i popoli stranieri per mezzo degli ospiti Teofrasto scrive che Cimone in Atene era ospitale anche verso i suoi compaesani Laciadi; infatti aveva impartito istruzioni ed ordini ai suoi fattori che qualunque Laciade capitasse nella sua tenuta fosse rifornito di ognì cosa Quei benefici che si fanno non con donazioni, ma con la nostra opera, tornano a vantaggio di tutto lo Stato e dei singoli cittadini Infatti l'assistere nei processi, il consigliare e giovare a quanti più è possibile con questo tipo di scienza riguarda molto l'aumento delle ricchezze e della popolarità |
Itaque cum multa praeclara maiorum, tum quod optime constituti iuris civilis summo semper in honore fuit cognitio atque interpretatio; quam quidem ante hanc confusionem temporum in possessione sua principes retinuerunt, nunc, ut honores, ut omnes dignitatis gradus, sic huius scientiae splendor deletus est, idque eo indignius, quod eo tempore hoc contigit, cum is esset, qui omnes superiores, quibus honore par esset, scientia facile vicisset Haec igitur opera grata multis et ad beneficiis obstringendos homines accommodata Atque huic arti finitima est dicendi gravior facultas et gratior et ornatior Quid enim eloquentia praestabilius vel admiratione audientium vel spe indigentium vel eorum, qui defensi sunt, gratia |
Perciò molte sono le insigni applicazioni dei nostri antenati, e tra queste il fatto che furono sempre in grandissimo onore la conoscenza e l'interpretazione del diritto civile, cosi ben ordinato; i principali cittadini, prima di questo sconvolgimento dei tempi, ne conservarono sempre il privilegio; ora come le cariche, come tutti i gradi della dignità, cosi è stato soffocato lo splendore di questa scienza, e questo con infamia tanto maggiore, per il fatto che ciò è avvenuto proprio nel tempo in cui era in vita una persona che avrebbe vinto facilmente, colla sua conoscenza giuridica, tutti i predecessori, ai quali era già pari in onore Questo aiuto torna gradito a molti e adatto a legare gli uomini coi benefici A tale scienza è assai affine, ma più grave più gradita e più elegante, la capacità di parlare Infatti che cosa supera l'eloquenza o nell'ammirazione degli uditori o nella speranza che fa nascere nei bisognosi, o nella gratitudine di coloro che sono stati difesi |
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Huic quoque ergo a maioribus nostris est in toga dignitatis principatus datus Diserti igitur hominis et facile laborantis, quodque in patriis est moribus, multorum causas et non gravate et gratuito defendentis beneficia et patrocinia late patent Admonebat me res, ut hoc quoque loco intermissionem eloquentiae, ne dicam interitum deplorarem, ni vererer, ne de me ipso aliquid viderer queri Sed tamen videmus, quibus extinctis oratoribus, quam in paucis spes quanto in paucioribus facultas, quam in multis sit audacia |
Giustamente anche, dunque, i nostri antenati assegnarono a questa attività il primo posto in dignità tra le occupazioni civili Ampie possibilità di beneficare e di difendere si aprono all'uomo facondo, che facilmente si addossa la fatica e che, secondo il patrio costume, difende le cause di molti di buon grado e gratuitamente L'occasione mi spingerebbe a deplorare in questo passo l'interruzione, per non dire la morte, dell'eloquenza, ma temo che sembri che io mi lamenti di qualcosa che mi riguarda di persona Ma tuttavia possiamo osservare quali oratori siano ormai morti, come siano pochi quelli promettenti, ancor meno quelli dotati delle capacità necessarie, e quanti, invece, posseggano solo la presunzione |