Etsi enim satis in ipsa conscientia pulcherrimi facti fructus erat, tamen mortali immortalitatem non arbitror esse contemnendam [45] Recordare igitur illum, M Antoni, diem, quo dictaturam sustulisti; pone ante oculos laetitiam senatus populique Romani, confer cum hac nundinatione tua tuorumque; tum intelleges, quantum inter lucrum et laudem intersit Sed nimirum, ut quidam morbo aliquo et sensus stupore suavitatem cibi non sentiunt, sic libidinosi, avari, facinerosi verae laudis gustatum non habent Sed si te laus allicere ad recte faciendum non potest, ne metus quidem a foedissimis factis potest avocare |
E per quanto la coscienza della propria nobilissima impresa costituisse di per se stessa un sufficiente risarcimento, pure un mortale l'immortalità, secondo la mia modesta opinione, non deve disprezzarla [45] Ricordati dunque, Antonio, di quel giorno nel quale abolisti la dittatura; fa passare davanti ai tuoi occhi la festosità del senato e del popolo romano; mettila a confronto con questo scandaloso mercato fatto da te e dai tuoi allora sì che potrai capire che abisso separa il guadagno dalla vera gloria Ma proprio come taluni, per effetto di qualche malattia e per l'offuscarsi della sensibilità, non percepiscono più il sapore gradevole del cibo, così i dissoluti, gli avidi e gli scellerati non sono più in grado di gustare la vera gloria Se però l'attrattiva della gloria non riesce più a portarti sulla via della virtù, nemmeno il timore è in grado di distoglierti da una condotta tanto disonorevole |
Iudicia non metuis, si propter innocentiam, laudo, sin propter vim, non intellegis, qui isto modo iudicia non timeat, ei quid timendum sit Quodsi non metuis viros fortis egregiosque civis, quod a corpore tuo prohibentur armis, tui te, mihi crede, diutius non ferent Quae est autem vita dies et noctes timere a suis Nisi vero aut maioribus habes beneficiis obligatos, quam ille quosdam habuit ex iis, a quibus est interfectus, aut tu es ulla re cum eo comparandus |
Della giustizia non hai paura, se dipende dal fatto che hai la coscienza di non aver fatto nulla di male, me ne compiaccio; se invece dalla fiducia che hai nella violenza, non riesci a capire gli inevitabili gravi timori di chi non teme la giustizia per codeste tue ragioni Se poi non hai timore delle persone piene di coraggio e dei cittadini di nobile sentire perché ci pensano le armi a tenerli lontani dalla tua persona, saranno i tuoi accoliti, cre¬dimi, a non sopportarti più per molto D'altra parte, che razza di vita è quella di chi vive notte e giorno nel timore dei propri seguaci A meno che tu non li tenga legati a te con benefici maggiori di quelli con cui Cesare tenne legati a sé alcuni dei tirannicidi, oppure tu possa sotto qualche aspetto reggere il confronto con Cesare |
Fuit in illo ingenium, ratio, memoria, litterae, cura, cogitatio, diligentia; res bello gesserat, quamvis rei publicae calamitosas, at tamen magnas; multos annos regnare meditatus, magno labore, magnis periculis, quod cogitarat effecerat; muneribus, monumentis, congiariis, epulis multitudinem imperitam delenierat; suos praemiis, adversarios clementiae specie devinxerat; quid multa Attulerat iam liberae civitati partim metu, partim patientia consuetudinem serviendi [46] Cum illo ego te dominandi cupiditate conferre possum, ceteris vero rebus nullo modo comparandus es |
Questi aveva genio, acutezza di giudizio, memoria, cultura, assidua applicazione, capacità di riflessione, attività instancabile; aveva condotto delle ope¬razioni di guerra che, per quanto funeste al nostro paese', furono tuttavia gloriose; da molti anni aveva concepito il disegno di diventare il signore dello stato e, a prezzo di grandi fatiche e grandi pericoli, aveva portato a compimento il suo proposito; lusingandola con giochi, monumenti, elargizioni e banchetti si era guadagnata la massa ignorante; i suoi se li era avvinti con le ricompense, gli avversari con la sua cle¬menza, che era tutta apparente In conclusione, facendo leva ora sulla paura ora sulla rassegnazione, era riuscito a introdurre in un libero stato repubblicano l'abitudine a servire [46] Con lui io potrei metterti a confronto per la sfrenata cupidigia di potere, ma per il resto nessun confronto sarebbe possibile |
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Sed ex plurimis malis, quae ab illo rei publicae sunt inusta, hoc tamen boni extitit, quod didicit iam populus Romanus, quantum cuique crederet, quibus se committeret, a quibus caveret Haec non cogitas, neque intellegis satis esse viris fortibus didicisse, quam sit re pulchrum, beneficio gratum, fama gloriosum tyrannum occidere An, cum illum homines non tulerint, te ferent Certatim posthac, mihi crede, ad hoc opus curretur neque occasionis tarditas expectabitur Resipisce, quaeso, aliquando; quibus ortus sis, non quibuscum vivas, considera; mecum, ut voles, redi cum re publica in gratiam Sed de te tu videris, ego de me ipse profitebor |
Ma dai moltissimi malanni che Cesare impresse indistruttibilmente nell'ordinamento repubblicano, è scaturito perlomeno questo vantaggio: il popolo romano sa ormai quanta fiducia può accordare a ciascuno, a chi può affidarsi, da chi deve guardarsi Non pensi a tutto questo, non capisci che per chi è pieno di coraggio è sufficiente aver appreso che l'uccisione di un ti¬ranno è un'azione nobile di per se stessa, degna di riconoscenza per il bene che porta, gloriosa per la rinomanza che procura O forse, mentre quello non l'hanno sopportato, te ti sopporte¬ranno D'ora in poi, credimi, si farà a gara nel correre a compiere una simile impresa, e non si starà ad attendere l'occasione, che potrebbe pure tardare Ti prego, Antonio, rivolgi una buona volta i tuoi occhi al nostro stato, tieni conto della nobiltà dei tuoi avi, non della gentaglia che ti circonda; con me comportati pure a tuo pia¬cimento, ma riconciliati con la repubblica Ad ogni modo, per quanto riguarda te, è a te che spetta la decisione, per parte mia, ecco spontaneamente la mia pubblica dichiarazione |
Defendi rem publicam adulescens, non deseram senex; contempsi Catilinae gladios, non pertimescam tuos Quin etiam corpus libenter optulerim, si repraesentari morte mea libertas civitatis potest, ut aliquando dolor populi Romani pariat, quod iam diu parturit Etenim, si abhinc annos prope viginti hoc ipso in templo negavi posse mortem immaturam esse consulari, quanto verius non negabo seni Mihi vero, patres conscripti, iam etiam optanda mors est perfuncto rebus iis, quas adeptus sum quasque gessi Duo modo haec opto, unum ut moriens populum Romanum liberum relinquam (hoc mihi maius ad dis immortalibus dari nihil potest), alterum, ut ita cuique eveniat, ut de re publica quisque mereatur |
Io che ho difeso la repubblica da giovane, non l'abbandonerò da vecchio; io che ho disprezzato le armi di Catilina, non mi lascerò spaventare dalle tue Anzi offrirei volentieri la vita, se il mio sacrificio può ridonare subito la libertà allo stato, sicché una buona volta il popolo romano, così pieno di risenti¬mento, esploda in quella vendetta che già da tanto tempo porta in seno E se all'incirca vent'anni fa in questo stesso tempio io dichiarai che la morte non può mai giungere troppo tardi per chi ha raggiunto la dignità di console, quanto più valida sarà adesso tale mia dichiarazione, riferita com'è ad un vecchio E veramente, senatori, ormai la morte io dovrei addirittura desiderarla, in considerazione di tutti gli onori che ho conseguiti e di tutte le opere che ho compiute In fondo i miei desideri sono ormai due soltanto, il primo è quello di lasciare, morendo, il popolo romano libero (il dono più grande che gli dèi possano farmi), il secondo è che ciascuno abbia una sorte corrispondente ai sui atti meritori verso il nostro paese |