quei capelli sono una minaccia settica sul campo operatorio, ma anche uno dei più attraenti simboli della Bellezza femminile, come nella Venere di Botticelli, nella Galatea di Raffaello, nella Maddalena di Masaccio, nella Dafne di Bernini, nell'atalanta di Guido Reni.
il seno bianchissimo, in primo piano, come illuminato dai fari focalizzati della lampada della camera operatoria, è il seno della Venere di Milo, dell'Amor Sacro di Tiziano, della Maya Desnuda di Goya, di Paolina Bonaparte del Canova o di Olimpia di Manet.
Il dottor Péan sta tenendo una lezione ai presenti, probabilmente spiegando loro quello che si sta accingendo a fare, e non degna di uno sguardo l'inferma. I presenti, vestiti in scuri abiti civili che contrastano con il biancore del campo chirurgico e del corpo della donna, fissano il chirurgo o guardano altrove, impegnati in commenti o discussioni. Solo uno di essi, forse l'incaricato dell'anestesia, seduto al fianco del lettino, si occupa della paziente. Le stringe il polso che appoggia sul petto e fissa lo sguardo sul suo viso.
Una suora, sullo sfondo indifferente alla lezione del dottore, Guarda attonita la malata. Vicino al capo del letto c'è un tavolo, anch'esso coperto da un telo bianco, su cui sono deposti minacciosi ferri chirurgici, bacinelle e barattoli che serviranno quando si tratterà di sezionare, recidere, asportare, riparare e cucire l'incantevole natura malata